quinta-feira, 14 de novembro de 2013

DON GIUSEPPE TOMMASELI, SACERDOTE, LEGGI! (Appunti di Mistica): I mistici sono sempre esistiti nella Chie­sa e ci sono ancor oggi


SACERDOTE, LEGGI!


A. M. ALESSI




(Appunti di Mistica)





PREMESSA


Mi è pervenuto questo breve manoscritto, con invito a utilizzarlo nelle conferenze e ritiri che tengo al Clero.


Avendo conosciuto qualche anima di cui si parla e in modo particolare l'autore, di cui ho la più alta stima, condivisa del resto da tutti coloro che lo conoscono, ho pen­sato che potrebbe tornare utile e gradito a tanti Confratelli, ai quali è esclusivamente rivolto, presentandolo in edizione extracom­merciale.


Autentico pregio mi pare sia la veridi­cità dei fatti narrati, anche se ad essi siamo chiamati a prestare una fede puramente uma­na, lasciando alla Chiesa il giudizio autore­vole e definitivo.


La stampa mi è suggerita dalla difficol­tà di trovare libri che trattino dei feno­meni mistici, tanto che taluno, non avendo mai letto nulla al riguardo, si dimostra scet­tico od ostile incontrando qualche anima privilegiata.


Penso che un contatto con il sopranna­turale, che sicuramente nessuno può negare “a priori”, e 'soprattutto il sapere che ci sono anime che soffrono per scontare i nostri peccati e ottenerci il dono della santità e del­la fecondità nell'apostolato, può farci riflet­tere e soprattutto farci del bene, ciò che mi auguro di cuore.



A. M. ALESSI




Brevi appunti di mistica.



Durante tutto il corso di sacra Teo­logia, mentre si trattano diverse materie fondamentali e secondarie, per una com­pleta formazione sacerdotale, non si inse­gna la mistica.


A Roma si tiene qualche corso partico­lare, ma sono pochi quelli che lo frequen­tano. Di conseguenza, pur con le debite ec­cezioni, molti sacerdoti sono completamente digiuni di questa materia e questo spiega perché tanti si dimostrino indifferenti o ad­dirittura ostili davanti a certi fenomeni.


- Per salvarsi basta la Rivelazione e il Magistero della Chiesa, dicono. Tutto il resto non è di fede, è pura illusione.


- Amare Dio e il prossimo! Qui c'è tut­to il Cristianesimo; non occorre altro!


- Dio ci liberi dai visionari, gente esal­tata e dalla fantasia malata!


- Non abbiamo tempo da perdere con tutti quelli che hanno visioni a ogni piè so­spinto! -


Frasi come queste se ne sentono un po' dovunque.


La Chiesa, pur affermando che la Rive­lazione è terminata con gli Apostoli, ne met­tendo come articolo di fede quello che Dio si degna manifestare a persone private, non ha tuttavia mai disprezzato i fenomeni mi­stici, anzi li ha sempre sottoposti a un accu­rato esame.


Anche attualmente si stanno esaminando da parte dei competenti tribunali due figu­re di mistiche, la portoghese Alexandrina e l'italiana Lucia Mangano, morta solo da po­chi anni, i cui fenomeni mistici hanno già riempito parecchi volumi e sulle cui virtù nessuno osa avanzare alcun dubbio.


Pertanto chi si schiera contro la misti­ca, è in errore; dimostra per lo meno di non conoscerla.


E’ quanto mai opportuno che i Sacerdoti abbiano una certa conoscenza di questa deli­cata materia, non fosse altro per sapere di­stinguere la vera mistica da quella falsa;


parlarne con una certa competenza ed es­sere eventualmente di aiuto, non di intral­cio, a quelle anime che la Provvidenza vo­lesse affidare alle loro cure.


Se la direzione di un'anima è sempre dif­ficile e impegnativa, lo è in modo partico­lare quando essa venga chiamata da Dio a seguire vie non comuni, che richiedono par­ticolare comprensione e attenzione.




Gratitudine.



I mistici sono sempre esistiti nella Chie­sa e ci sono ancor oggi, anzi in numero forse maggiore, per compensare l'abbando­no dei principî della fede da parte di tanti cristiani e l'indulgenza a certe forme di razio­nalismo, di modernismo e di edonismo a cui non sono aliene anche anime consacrate. Queste anime privilegiate, per seguire la particolare vocazione a cui sono chiamate, hanno bisogno di una guida sicura per dot­trina e virtù. Questa guida non può essere che il Sacerdote ben formato, prudente e vi­gilante. Occorre tener presente che i mistici sono anzitutto i grandi ausiliari dei Sa­cerdoti stessi.


Chi avesse la fortuna di conoscere una di queste anime, chieda pure quale partico­lare missione le abbia affidato Gesù ed a qua­le categoria di persone siano di preferenza indirizzate le sue preghiere e sofferenze. La risposta più ordinaria sarà:


- La mia vita è consacrata ai Sacerdoti. Soffro per loro: per riparare le loro infedeltà, per ottenere loro la grazia di rial­zarsi, per incitarli a camminare nella via del­la santità, per ottenere fecondità nel loro apostolato.


Anche per questo motivo i mistici do­vrebbero essere i più apprezzati da parte del Clero, non fosse altro per un doveroso senso di gratitudine.




Elezione speciale.



Come Dio chiama alla vocazione religio­sa uno anziché un altro, così chiama allo sta­to mistico un'anima a preferenza di un'altra.


E poiché i privilegiati devono compiere ana grande missione, in privato o in pubblico, secondo il disegno di Dio, perché in essi risponda la sua opera, generalmente sono scelti tra coloro che hanno doti poco appariscenti.


A conferma sarà sufficiente ricordare co­me S. Teresa del Bambino Gesù e più an­cora la privilegiata del S. Cuore, S. Marghe­rita Alacocque, erano considerate tra le ul­time suore di tutto il monastero e Sr. Jo­sepha Menendez, altra grande mistica, era addetta alla cucina del monastero.


Finché sono sulla terra, le anime privi­legiate devono vivere nel nascondimento. Gesù è molto esigente su questo punto.


Solo eccezionalmente ha permesso che qualcuna avesse in vita della pubblicità, per far sentire la sua presenza e la sua bontà in un mondo sempre più incredulo e mate­rialista. Così avvenne per la stimmatizzata di Baviera, Teresa Neumann, morta nel 1963 e di cui si è già iniziata la causa di beatifi­cazione; altrettanto per Madre Elena Aiello, morta da qualche anno, nota come la stim­matizzata di Cosenza, la cui biografia è pure nota a molti.


Generalmente i mistici vengono conosciuti dopo la morte, per qualche scritto pub­blicato dal loro direttore spirituale o per interessamento delle stesse Autorità Eccle­siastiche che iniziano il processo per la loro elevazione all'onore degli Altari. La maggior parte però resta ignorata.


Solo in cielo conosceremo tanti Santi che brio non ha voluto glorificare in terra e tra questi anche tanti mistici che sono vissuti eroicamente fedeli alla loro chiamata, nella pratica di tutte le virtù cristiane.




Difficoltà.



Una delle maggiori difficoltà, a proposito di fenomeni mistici, che lascia spesso per­plessi i Sacerdoti è questa:


- Perché i mistici sono quasi sempre donne?


Qualcuno poi non teme di soggiungere: - Se Dio ha qualche disegno da attuare, si rivolga a me che sono suo ministro. Per­ché dovrebbe preferire una « beatella » igno­rante e incapace?


A tali obiezioni vorrei rispondere che se le anime privilegiate sono di preferenza di sesso femminile, ciò è dovuto perché lo sta­to mistico è più congeniale e adatto alla don­na. Lo stato di vittima straordinaria infatti è assai difficile e richiede spirito di sacrificio e generosità non comune. Il cuore umano è ricco di immense possibilità, ma difficilmente riesce a perseverare in uno stato di soffe­renza e di dedizione assoluta. Il cuore della donna, sorgente immensa di amore e di sacri­ficio, è sicuramente più adatto ad accettare una simile vocazione.


Non mancano tuttavia anche tra gli uo­mini coloro che sono prescelti a questo sta­to. Occorre inoltre tenere presente che Dio sceglie sempre chi vuole ed è impossibile al­l'uomo scrutare i suoi disegni.


La storia insegna che Egli ha sempre pre­ferito manifestarsi agli umili e ai semplici; basta pensare alle tante apparizioni Maria­ne, da Lourdes a Fatima, di cui è ricca la vita della Chiesa.


Dio preferisce spesso far sentire la sua voce a un'anima semplice, ma attenta, de­licata, obbediente, pronta al sacrificio, an­ziché scegliere persone piene di se stesse, amanti del-benessere e delle comodità.




Una testimonianza.



D'accordo, non tutti quelli che affer­mano: « Vedo Gesù! Vedo la Madonna! Sen­to la voce del Signore! »... sono nello sta­to mistico. Le allucinazioni, i fenomeni di isterismo, le fissazioni e soprattutto l'orgo­glio femminile possono facilmente indurre in errore.


Il Sacerdote che conosce discretamente la mistica, dopo un po' di tempo che tratta con queste anime, sarà facilmente in grado di discernere la fantasia dalla realtà. Se pe­rò ignora la mistica, può prendere dei grossi abbagli, prendendo il vero per falso e vice­versa.


Mi permetto citare un episodio di cui sono stato testimone. Qualche anno fa mi giunse una lettera dall'estero. Un Sacerdote a me sconosciuto mi scriveva: « Si è presen­tata a me una suora per la direzione spiri­tuale. Pretende di avere delle visioni e di ri­cevere confidenze di Gesù».


« Per principio sono contrario a queste forme di spiritualità, per cui le ho detto di non pensarci e non parlarmene più. La suora ha continuato ad insistere, assicurandomi l'autenticità di queste manifestazioni. È ve­ramente cocciuta e non si arrende a quanto ho tentato di imporle.


« Con la presente le accludo, in busta chiusa, una lettera che mi ha pregato di farle pervenire. Ignoro cosa contenga e co­me abbia avuto il suo indirizzo. La prego, nella risposta, di farle capire che deve es­sere più docile e smetterla con le sue visio­ni. Mi mandi pure la risposta in busta chiu­sa, che sarà da me puntualmente consegnata all'interessata ».


Esaminata la missiva, ho avutola sensa­zione che la suora si trovasse realmente nel­lo stato mistico. Erano state le rivelazioni di Gesù a spingerla a rivolgersi a quel Sacer­dote per una sicura direttiva; ma vedendosi incompresa, né volendo resistere alle solle­citazioni dello Sposo Celeste, pregò così: « Signore, tu sai come vorrei ubbidire al tuo ministro e negare fede a quanto mi accade! Ma come posso chiudere gli occhi davanti alla realtà? Ti prego, o Gesù, dammi un se­gno che rassereni me e convinca il mio pa­dre spirituale! ».


Gesù le rispose: « Scrivi al Sacerdote N.N. e comunica a lui quanto sto per dirti ». E manifestò alla suora cose intime ri­guardanti la mia vita, soffermandosi su un argomento che rappresenta lo scopo preci­puo di tutta la mia esistenza. La suora con­cludeva: Se sarà vero quanto ho scritto, e non ho motivo di dubitarne, il mio diret­tore dovrà convincersi che agisco per ispi­razione superiore. -


Rispondendo a quel Sacerdote, lo invi­tai a mettere da parte le sue vedute perso­nali e idee preconcette, suggerendogli qual­che norma pratica per la direzione spirituale di quell'anima. Gli raccomandai inoltre di far chiedere a Gesù stesso qualche segno per conoscere meglio la sua volontà.


Trascorsi due mesi, quel reverendo così mi scriveva: « Mentre le confermo lo scet­ticismo dei primi tempi, le assicuro che ora ho dovuto arrendermi di fronte all'evidenza dei fatti. Ho avuto tali e tante prove che mi hanno fatto toccar con mano l'evidenza della verità, tanto da concludere: Hic est digitus Dei! ». Norme direttive. Quando al Sacerdote si presentasse una anima che manifesta fenomeni che escono dall'ordinario, se dall'insieme appaiono cose da tenere in considerazione, vorrei suggerire queste brevi norme:


I. Invitare a scrivere tutto, precisando la data di tali manifestazioni. I veri feno­meni mistici hanno un nesso logico e non si staccano mai dai principi della dottrina cristiana.


Nel primo periodo mistico L'anima può cadere in certi difetti ed errori, dovuti alla sua inesperienza o all'incompetenza di chi la dirige.


Gli scritti cronologici vengono letti e va­gliati da chi prende la cura spirituale di quest'anima. Se uno non si sentisse in grado di emettere un giudizio, chieda il parere di altro confratello più competente e preparato. Se risulta con evidenza che l'anima è in contatto con il soprannaturale e il Sacerdote richiesto di dirigerla non si sente all'altezza del compito, non ne assuma la responsabilità, ma la indirizzi a chi ritiene più capace.


Ritornando all'esame degli scritti, può accadere che si riscontrino delle contraddi­zioni o dei punti oscuri. Occorrerà tener pre­sente che talvolta, insieme all'opera di Gesù, c'è anche lo zampino di Satana, che ha tutto l'interesse per ingarbugliare la situazione.


L'anima mistica, ancora inesperta, scrive tutto ciò che vede o sente e non sempre riesce a discernere quello che viene da Dio da quello che le è suggerito dal demonio. E si sa che il maligno lavora per turbare le acque.


Quando si tratta di donne, giova tener presente quanto diceva un Vescovo, S. E. Mons. Peruzzi, che aveva diretto la Serva di Dio Suor Benigna Consolata Ferrero: « Nei fenomeni mistici si tenga conto solo di quello che viene da Dio, scartando quel­lo che proviene dal demonio o dalla testa della donna ».


II. Si sia molto cauti nel non rendere pubblici i fenomeni straordinari; sia perché non tutti sono disposti ad accettare il so­prannaturale, sia per mantenere il nascon­dimento dell'anima privilegiata.


Si tenga inoltre presente che non è facile dirigere un'anima straordinaria. Non ba­sta essere intelligenti; è necessaria una par­ticolare grazia di Dio che si ottiene con l'umiltà, la preghiera, la santità della vita.


Quando l'Autorità Ecclesiastica invitò due esimii Sacerdoti a visitare e controllare la mistica di Lucca, S. Gemma Galvani, emi­sero questo giudizio:


- La giovane è ammalata e un po' toc­cata di mente. -


Giudizio che si dimostrò quanto mai er­rato.




La storia è maestra.



I fenomeni mistici variano da anima ad anima, però hanno tutti un fondo comune, per cui studiata bene la vita di una mistica, si è in grado di giudicare con maggiore di­scernimento i fenomeni delle altre.


Oltre a qualche buon trattato di mistica, può giovare molto ai Sacerdoti la lettura di uno dei seguenti libri: « Alexandrina », « Suor Benigna Consolata Ferrero », « Suor Consolata Betrone », « Lucia Mangano », « Lettere di S, Gemma », « Teresa Neumann », « Per la storia» (Padre Pio da Pie­trelcina). « Invito all'amore », « Cum cla­more valido N, « Colloquio interiore »...




Il direttore spirituale.



Spesso è lo stesso Gesù che indica all'a­nima privilegiata il Sacerdote cui affidarsi per la direzione spirituale e ciò può avvenire al­l'inizio della vita mistica o anche in seguito. S. Margherita Alacoque, dopo le doloro­se prove d'incomprensione da parte della superiora e dei Teologi chiamati a giudicarla, fu esortata da Gesù ad affidare la sua anima a un Sacerdote di passaggio, il P. De la Co­lombière. Lo stesso avvenne per S. Gemma Galvani riguardo a P. Germano.


Certo Gesù non ha bisogno del Sacerdote per attuare i suoi disegni su un'anima, ma nella sua amabile sapienza vuole servirsi quasi sempre dei suoi ministri, sia perché conoscendo le meraviglie della Grazia divi­na se ne avvantaggino loro stessi, sia perché l'anima privilegiata ne riporti il merito del­l'obbedienza.


Compito del Direttore è:


1.. Conoscere la missione specifica dell'a­nima affidata alle sue cure.


2. Seguire con prudenza e avvedutezza le diverse tappe della vita mistica, che pos­soxo presentare sempre nuovi orizzonti.


3. Guidare l'anima a quelle mete ove Dio vuole che giunga, sapendo sacrificare le proprie vedute, qualora Gesù facesse delle richieste non sempre conformi a quelle di chi la dirige.


4. Incoraggiare e e sostenere l'anima pri­vilegiata, che trovandosi abitualmente nel­lo stato di vittima, deve passare per il cro­giolo di tante prove e grandi tribolazioni.




Tre caposaldi.



Una delle croci più pesanti per le anime mistiche è l'incomprensione. Ognuna di esse riproduce qualche tratto della vita di Gesù: il Getsemani, il Calvario e specialmente la incomprensione, di cui fu vittima durante la sua vita pubblica.


L'anima privilegiata spesso è incompre­sa da chi convive con lei. Se è Suora può es­sere incompresa dalla superiora, da alcune consorelle o addirittura da tutta la comuni­tà. Se una vive in famiglia, può essere in­compresa e osteggiata da qualcuno o da tut­ti i familiari.


È necessario che almeno il suo Diretto­re spirituale la comprenda e sostenga. L'anima mistica non è un modello per­fetto di santità; gode di speciali carismi, ma resta in lei la povera natura umana, con il bagaglio di tutti i difetti, come ri­mane anche in colui che riceve la sacra Ordinazione.


Dire perciò che un'anima non può tro­varsi nello stato mistico perchè ha questo o quel difetto, è un errore.


Anche i Santi canonizzati, sebbene spes­so i biografi lo tacciano, hanno avuto i loro lati deboli, difetti spesso anche rilevanti.


Le miserie umane sono come la corteccia che custodisce l'albero della santità e lo ripara da sguardi indiscreti. Gesù si serve di queste miserie per conservare nell'umiltà i suoi prediletti.


Il Signore offre molto a queste anime e da loro chiede molto. Esige che tendano seriamente alla perfezione e sa compatire le loro debolezze. Quando però commetto­no una colpa deliberata, pur non eccedendo la venialità, ne esige la dovuta riparazione. In questi casi si intensificano e si prolunga­no le sofferenze.


S. Gemma un giorno indugiò a scacciare un pensiero di vana compiacenza. Gesù ap­parendole le disse:


- Fra poco verranno alcuni demoni a flagellarti. - Ciò si verificò.


Un'anima, che attualmente dirigo, un giorno diede a Gesù un grande dispiacere. La esortai a umiliarsi, a chiedere perdono. Il Signore prontamente glielo concesse. Desi­derando come suo Direttore spirituale coo­perare alla doverosa riparazione, promisi di celebrare, con questa intenzione, cinque san­te Messe. Ma Gesù mi fece sapete che tre erano sufficienti.


Spesso l'azione di Dio nelle anime mi­stiche è accompagnata da quella di Satana. Il demonio ha dei particolari poteri su tut­ti, ma specialmente sulle vittime straordina­rie. Tuttavia tale forza diabolica rimane sempre contenuta entro determinati limiti dalla potenza divina.


Il demonio si dimostra furibondo con le anime mistiche perché gli strappano molte prede; perciò si adopera per indurle al ma­le, per torturarle - e scoraggiarle, nella spe­ranza di far fallire i disegni di Dio.


E mentre lavora su di esse direttamente, agisce indirettamente anche su coloro che le circondano. È pericoloso aver da fare con tali anime: se non si fa più che attenzione, c'è pericolo di cadere nelle sue reti e diven­tare anche inconsciamente suoi strumenti.


In questo modo si spiegano le contro­versie, le calunnie, le lotte che si scatenano contro le anime mistiche e contro gli stim­tizzati.


Possiamo concludere: Beati i Santi ... ma guai a coloro che li fanno santificare, pre­standosi al gioco del diavolo!




Contatti con il soprannaturale.



Tutti possono trovarsi nello stato misti­co: uomini e donne, vergini e sposatì; seco­lari e consacrati, purché Dio li chiami.


Generalmente i mistici non sono anime scrupolose. Quasi sempre hanno un carat­tere forte e volitivo; diversamente non po­trebbero perseverare con generosità nello stato di vittima, accettando ogni genere di sofferenze.


Per lo più essi non amano raccontare quanto avviene di straordinario in loro; si aprono con il solo Direttore spirituale e spesso anche con lui lo fanno vincendo una naturale ripugnanza. Negli stessi scritti, ste­si per ubbidienza, si esprimano con molta sobrietà e riservatezza.


L'inizio della vita mistica può accadere nell'adolescenza, nella gioventù o anche in età avanzata.


I primi contatti con il soprannaturale so­no vari, diversi gli uni dagli altri, quasi rispecchiando l'infinita varietà di Dio nelle sue opere.


Possono ad esempio avvertire come delle frecciate alle palme delle mani o al costa­to e tutto ciò d'un colpo, senza alcun preav­viso e a intervalli. Per altri può verificarsi un sudore sanguigno in tutto il corpo, come accadde a un'anima di mia conoscenza.


Sovente il primo contatto con il sopran­naturale avviene per mezzo di « voci ». In un momento di perfetta solitudine e silen­zio uno avverte una voce, quasi di una per­sona che gli parli all'orecchio. Si odono di­stintamente frasi che incitano al bene, pres­so a poco di questo tenore: « Pensami e ama­mi come io ti penso e ti amo! » - « Sono troppo offeso! Vuoi consolarmi? » - « Ho bisogno di qualcuno che voglia sacrificarsi per le anime » - «Non negarmi nulla di quanto ti chiederò ».


Quando si odono tali voci, in chiesa, in casa, specie nel raccoglimento della pre­ghiera e si ripetono con insistenza occorre non trascurarle e tanto meno disprezzarle. Il Sacerdote che riceve tali confidenze, in­viti l'anima che a lui si affida a stare at­tenta, a controllarsi. Il primo passo da fare è constatare se tale voce viene da Dio o dal demonio.


Ci si può accertare dicendo:


- Se tu che mi parli vieni da Dio, ripeti con me: Viva Gesù! -


Se la voce viene veramente dal Signore, si udrà chiaramente l'invocazione. È questo il suggerimento dato da Gesù stesso a Santa Gemma, quando il demonio era riuscito un giorno a ingannarla.


Ad un'anima che dirigo ho dato lo stes­so suggerimento e si trova molto bene. Tal­volta la voce risponde: « Son io, Gesù, il Figlio di Maria Vergine! ».


Accertato che la voce viene da Dio, oc­corre ascoltare e possibilmente scrivere tut­to quello che dice.


Se la voce venisse dal maligno si può stare sicuri che egli non pronuncerà mai la parola « Gesù » o qualche altra pia invoca­zione.


Certe perplessità che possono capitare, e che lasciano dubbiosi su certi fenomeni, so­no dovute alla mancanza di un accertamento preliminare per conoscere con sicurezza la provenienza del messaggio.




Apparizioni.



Al fenomeno delle « voci » generalmente segue quello delle apparizioni, spesso anzi i due fenomeni sono concomitanti: appena si ode la voce appare anche l'immagine.


In pieno giorno o di notte, mentre si è perfettamente svegli, appare un personaggio. Anche questo fenomeno può essere opera divina oppure diabolica. Conviene pertanto accertarsi come si è detto per le voci. Alle prime, apparizioni si è pervasi da uno sgomento che non permette subito di eseguire i dovuti accertamenti. Di fronte a questi fenomeni anche il fisico può risentir­ne. Lucia Mangano quando vide per la pri­ma volta il demonio, mentre stava attin­gendo acqua a una cisterna, ne provò tanto terrore da essere costretta a letto febbrici­tante per diversi giorni.


Man mano però che le apparizioni si ripe­tono, ci si sente sempre più forti e preparati, fino ad avere la piena padronanza di se stessi.


Le apparizioni presentano i soggetti più diversi: Gesù, la Vergine, l'Angelo custode, il Santo protettore, il demonio ...




Lo Sposo Divino.



Avvenuti i primi contatti diretti con Ge­sù, l'anima entra poco a poco in profonda intimità con lo Sposo Celeste e comincia a ricevere le sue confidenze.


Gesù è sempre rispettoso della libertà umana e prima di agire su un'anima chiede sempre il suo libero e pieno consenso.


Il mistico comprende che dicendo il suo « fiat » dovrà soffrire molto e prima di pro­nunciarlo può anche tentennare e sentirsi preso dallo scoraggiamento. Ma nel momen­to decisivo la Madonna viene in suo aiuto; la Madre divina accompagna sempre l'opera del suo Figlio adorabile.


La Menendez, come si legge nel libro « Invito all'amore », in simile circostanza fu rallegrata dall'apparizione della Madonna che le disse:


- Non temere, figlia mia. Io ti sarò sempre vicina e ti aiuterò. Accetta l'invito amoroso del mio Gesù! -


Quando Gesù è pienamente libero di agi­re, allora dona all'anima prediletta i suoi carismi con generosità, intrecciando gioie ineffabili a grandi sofferenze.


Uno dei primi carismi può essere quel­lo delle stimmate, visibili o invisibili. Tal­volta, quando vuol rendere pubblica la mis­sione della vittima, le rende visibili, come fece con la Neumann e con tanti altri. Quando la Mangano si accorse per le trafitture che provava di essere stimmatiz­zata, pregò lo Sposo Celeste di non renderle visibili e fu accontentata.




Lo sposalizio mistico.



Una data memorabile nella vita dei mi­stivi è lo sposalizio con Gesù. È lui che sceglie il giorno, di preferenza in qualche festa della Madonna.


Noto a tutti il quadro che riproduce lo sposalizio mistico di S. Caterina da Siena, che raffigura Gesù, la Madonna, un Serafino e la Santa.


Lo stesso episodio si ripete per tante ani­me mistiche.


In occasione di questo sposalizio Gesù talvolta fa dono dell'anello mistico, un autentico anello prezioso, sempre visibile alla persona che lo porta al dito, ma general­mente invisibile a tutti gli altri.


Quando però Gesù lo permette, in de­terminate occasioni, l'anello può essere visto anche da altri, specialmente del Direttore spirituale.


L'anello mistico di S. Caterina fu visto dal suo Direttore, il Beato Raimondo da Capua. Nella chiesa di S. Maria, alla Mi­nerva, a Roma, alla base dell'altare mag­giore, si trova il sepolcro della Santa, sul cui coperchio è raffigurata, in bassorilievo, la figura della Santa con l'anello al dito.


Dalla biografia della Mangano risulta che anche lei portava l'anello datole da Gesù nel giorno dello sposalizio.


In una delle lettere ricevute dall'estero, sono passati ormati tanti e tanti anni, quel Sacerdote che prima si dichiarava scettico ed incredulo, mi scriveva di avere avuto la grazia di vedere al dito della suora l'anello mistico.


Un'anima, della quale mi interesso da circa un ventennio, ricevette il prezioso anel­lo il 15 agosto 1956, giorno dell'Assunta.


Ho avuto la gioia di vederlo più volte, alla presenza anche di un altro confratello che ebbe pure modo di osservarlo.


L'anello che Gesù offre, non è un sem­plice monile prezioso, ma un richiamo con­tinuo all'anima vittima e diventa per lei quasi un termometro spirituale.


La perla centrale dell'anello emette abi­tualmente un raggio luminoso. Quando la vittima soffre più intensamente o supera una certa prova, la luce aumenta. Se invece commette qualche infedeltà, la luce diminui­sce e può anche sparire. Riparata però la colpa, la luminosità. torna normale.


Quando S. Caterina, in qualche rara oc­casione, vedeva il suo anello senza luce, piangeva, pregava e si umiliava, senza darsi pace, finché la luce non fosse ritornata.


Per i mistici che devono lottare spesso con il diavolo tentatore che cerca di farli cadere nell'impurità, l'anello è un aiuto prov­videnziale.


Quante volte ho dovuto rassicurare l'ani­ma, di cui ho la direzione spirituale, di­cendo:


- Non deve avere alcun timore di aver offeso Dio durante quell'assalto diabolico. Terminata la prova, ha guardato l'anello?


- Sl!


- La perla continuava a emanare la sua luce?


- Sì, anzi era più luminosa di prima!


- Allora stia tranquilla; Gesù non è ri­masto offeso, anzi glorificato per la prova superata. -


Ci si può chiedere perché mai queste vit­time siano costrette a subire forti tenta­zioni e veri assalti diabolici contro la pu­rezza. La risposta è stata data da una di queste anime privilegiate.


« Lo stato di vittima è ordinariamente a beneficio dei Sacerdoti. Ad ogni prova su­perata e vittoria ottenuta, corrisponde un aumento di grazia per loro, o per impedire qualche caduta e aiutarli a rialzarsi.




Profumi e bilocazione.



Il Tanquerey, nel suo trattato di mistica pastorale, afferma che tra i carismi c'è an­che quello dei profumi. Si tratta di un forte e soave odore che proviene da un insieme di diversi profumi.


Una persona che aveva constatato que­sto fenomeno, mi diceva:


- Ho un negozio di cosmetici e so di­stinguere perfettamente gli odori delle varie essenze; ma non sono mai riuscito a indi­viduare a quale specie appartenga questo profumo mistico.


Molti parlano del « profumo di P. Pio » Ci saranno anche dei suggestionati, ma sono moltissimi anche tra gli uomini che avver­tono questo strano profumo quando si ac­costano allo stimmatizzato; un profumo che dura pochi istanti e che si ripete a intervalli. Qualcuno lo sente anche da lontano.


Che spiegazione dare a questo fenomeno? Forse vuol significare la vicinanza di Dio e il suo gradimento per la missione affidata all'anima privilegiata.


In alcuni Santi, canonizzati dalla Chiesa, si è verificato anche il fenomeno della bi­locazione. D. Bosco, per citare uno tra i più recenti, si trovava nella sua cameretta a Torino, ma spesse volte, durante la notte, veniva trasportato misteriosamente nella Spagna o in Francia e persino in qualche altra più lontana regione del mondo. Le « Memorie Biografiche » del Santo riporta­no diversi di questi viaggi misteriosi. Una altra volta racconta che, mentre si trovava in treno, contemporaneamente si ritrovò sul fiume Dora per dare una buona lezione a dei giovani che stavano facendo il bagno con pericolo per l'anima e il corpo.


Fenomeni simili si riscontrano nella vita di parecchi mistici, anche se non sempre si tratta di vera bilocazione. Nella vita di Teresa Neumann si legge che talvolta era vista in chiesa in un villaggio lontano, o ac­canto a qualche persona per impedire un de­litto, mentre invece lei si trovava tranquilla­mente a casa sua. Interrogata in proposito rispose:


- Non sono io che mi muovo da casa; è il mio Angelo custode che prende le mie sembianze e fa le mie veci.


Può accadere anche qualcosa di più straor­dinario. Voglio citare un episodio di cui sono stato testimone e che potrei confer­mare con giuramento.




Testimonianza personale



Conosco un'anima vittima che è stata a lungo esaminata dall'Autorità ecclesiastica. Lo stesso Sommo Pontefice la volle per ben dieci giorni in Vaticano per farne un accura­to esame. In seguito lei stessa mi raccontò: In ripetute udienze il S. Padre mi ri­volgeva delle domande, alle quali io rispon­devo. Ogni risposta veniva accuratamente registrata. -


Questa persona dimorava circa 250 chilo­metri lontano dalla mia residenza. Un gior­no mi disse:


- Sa che di tanto in tanto io vengo a trovarla nella sua città?


- E in quale luogo?


- Al suo posto di lavoro, ma più spesso nella sua camera.


- Vuol descrivere la mia camera? Quantunque non fosse mai stata nella mia città e tanto meno nella casa ove abito, mi descrisse la camera fin nei minimi par­ticolari. Fui costretto a risponderle:


- È perfettamente così!


Un giorno avevo deposto sul tavolo, in camera, un quaderno manoscritto: si trat­tava di uno studio che stavo facendo sulla vita pubblica di Gesù. Trascorso qualche tempo mi recai, per motivi di apostolato, nella città ove abitava quella mistica e ne approfittai per farle una visita. Dopo un breve saluto mi disse:


- Ha ancora sul tavolo il manoscritto sulla vita pubblica del Signore?


- Certo, si trova sicuramente là.


- No, non c'è più. Sono venuta io stessa a prenderlo!


- E quando?


- Circa venti giorni fa.


- Può raccontarmi esattamente come avvenne?


- Sono entrata nella sua camera con Ge­sù. Lei stava in un angolo a scrivere e vol­tava le spalle al tavolo. Gesù mi disse:


« Prendi questo quaderno, così darai a que­sto Sacerdote la prova che sei venuta a tro­varlo ». Naturalmente ho obbedito.


- Se è vero, vorrebbe ora ridarmi il mio quaderno? -


La mistica tirò fuori da un armadietto il quaderno e me lo consegnò.


- Ma venne con lo spirito o anche con il corpo in camera mia?


- Non saprei proprio dirlo. Posso solo confermare che il quaderno lo presi con le mie mani.


Faccio notare che quando sono in camera per lavorare, tengo sempre la porta chiusa dall'interno con un piccolo ferro e posso ga­rantire che anche in quel giorno la porta era assolutamente chiusa.




Vita di sofferenze.



I mistici hanno la missione di soffrire, perciò hanno abitualmente qualche pena fi­sica o morale. Di giorno tuttavia la loro sofferenza consente sempre di disimpegnare il lavoro quotidiano.


Le pene maggiori, e solo Dio sa sino a qual grado possano giungere, le subiscono durante la notte. Cominciano nella serata e si protraggono fino al mattino. E’ durante le ore della notte che si commettono le colpe più gravi, i più orrendi delitti; per questo Gesù chiede alle sue vittime un contributo particolare di sofferenze.


Al mattino queste anime si trovano in uno stato di prostrazione che umanamente parlando renderebbe loro impossibile la ri­presa dell'attività giornaliera. Invece appena ricevuta la S. Comunione, riprendono inte­gralmente le loro energie, si sentono risol­levare e possono lavorare come se nulla fos­se accaduto.


Tutti coloro che hanno la fortuna di seguire da vicino qualcuna di queste anime, possono confermare questa verità.


Le sofferenze cui sono sottoposte queste vittime sono diverse e varie. Dolori fisici, perché soggette a malattie, dolori delle stim­mate visibili o invisibili. Quando poi Dio lo permette, devono sopportare battiture e flagellazioni del demonio, bruciature e scot­tature ricevute spesso nel contatto con le forze demoniache.


A queste sofferenze fisiche si aggiungono quelle morali: l'incomprensione degli altri, amarezze e contrasti, la tristezza e l'agonia del Getsemani che sovente Gesù fa loro pro­vare, terribili tentazioni, l'abbandono e le tenebre dello spirito...


Le sofferenze aumentano di intensità al giovedì sera e perdurano tutta la notte e l'intero venerdì; diminuiscono notevolmente il sabato mattina.


Le sofferenze a cui sono sottoposte le anime vittime, seguono il ciclo liturgico: al principio della Quaresima cominciano ad au­mentare, con un crescendo nella settimana di Passione. Raggiungono il massimo nella Settimana Santa, particolarmente il Venerdì Santo.


Tutte queste sofferenze e questi continui sacrifici il Signore li chiede e li utilizza quasi sempre per i suoi Sacerdoti.




Confidenze di un prete.



(Le pagine che seguono sono la succinta relazione di un'anima mistica sacerdotale, che conosco e seguo da vicino da tanti anni. La ritengo molto utile, non soltanto per la testimonianza viva che riferisce, ma anche per le interessanti riflessioni che fa in qua­lità di ministro di Dio).


Credo che lei mi conosca bene: segue da molti anni la mia attività. Giacché desidera una breve relazione sui fenomeni che mi succedono, lo faccio in spirito di vera umil­tà e obbedienza.


Nella mia vita sacerdotale ho avuto an­ch'io i miei alti e bassi, anche se mi pare di poter affermare - Dio mi perdoni la presunzione - di non aver mai offeso gra­vemente il mio amabilissimo Signore. Ma quante miserie, infedeltà, omissioni, soprat­tutto quanta incorrispondenza alla Grazia!


Certo non avrei mai potuto supporre di diventare un giorno un'anima prediletta dal mio Signore Gesù, una sua vittima, uno stim­matizzato. Ritenevo, prima di questa espe­rienza, che gli stimmatizzati si potessero con­tare sulla punta delle dita nella storia mil­lennaria del Cristianesimo. Invece non è così.


Una data per me indimenticabile è il 23 maggio 1964, quando Sua Sanità Paolo VI mi concesse un'udienza e potei confidargli quanto Gesù stesso volle che gli confidassi. Il Papa ne fu lieto e restò felicemente sor­preso quando gli dissi che in Italia ci sono 33 Sacerdoti con le stimmate e in tutto il mondo 154, tutti Sacerdoti viventi.


Io cominciai ad avvertire le stimmate nella novena dell'Immacolata, nel 1952. Ge­sù mi andava preparando già da lungo tem­po. « Ti farò un grande dono », mi ripeteva spesso, ma non avrei mai pensato si trattas­se di questa prova meravigliosa.


Lei ha avuto modo di osservare più vol­te le palme delle mie mani; al centro vi avrà notato un segno a forma di piccolo cerchio rosso. Quando il dolore si accentua i tes­suti si gonfiano e vi si forma una protube­ranza come una mandorla. Abitualmente al centro delle palme provo un calore tutto particolare.


Il dolore viene a intervalli. Le trafitture talvolta si fanno sentire improvvise e for­tissime. Allora, potendolo, mi inginocchio, bacio la terra e prego, pensando a Gesù che mi chiede una riparazione.


Un fenomeno analogo lo porto ai piedi; anche sulle piante c'è una piccola protube­ranza. La stimmata più importante è quella del costato, al lato sinistro, visivo al cuore.


Il dolore sulla parte esterna per lo più non è forte; la sofferenza più viva la provo inter­namente, al cuore. Tempo fa provai dolori mortali. Mi trovavo a letto ed era notte. Il tormento al cuore durò circa mezzora. Se non avessi avuto la certezza che il dolore proveniva dalla stimmata, avrei creduto di star per esalare l'ultimo respiro.


Per questa stimmata avverto anche un altro dolore, assai strano e che si produce solo a intervalli lontani. Sento di colpo irra­diarsi al centro del cuore delle fitte lanci­nanti che mi afferrano tutto il petto: ho la sensazione di venire trafitto contemporanea­mente da molte lame pungenti e taglienti.


Ho pensato più volte che devono avere una certa somiglianza con i dolori provati da Gesù nella sua lunga agonia sulla Croce


Le stimmate chiuse o invisibili sono su per giù come delle ferite fasciate; se si toc­cano fanno male. Ho chiesto al Signore che rimangano nascoste; ma se avesse dei fini particolari, sarei sempre disposto a inchinar­mi alla sua amabile volontà.




Qualche ricordo.



Una volta alla mezzanotte precisa di un Venerdì Santo, Gesù mi rivolse una sem­plice domanda, che tuttavia racchiudeva tut­to un programma: « Posso? ». Risposi pron­tamente che aveva la massima libertà di agire come riteneva meglio. E da quel mo­mento ha preso a lavorarmi con grande di­screzione e delicatezza. È grande la gioia che si prova nell'udire la sua voce. Una voce virile, qualche volta supplichevole e malinconica. In questi ultimi tempi mi ha ripetuto: -


- Sono triste ... tanto triste! ... Vo­glio che ti faccia santo ... un gran santo! - So che è desiderio di Gesù che io rag­giunga un alto grado di perfezione, pog­giata sull'umiltà. Perciò insiste spesso:


- Sii umile, molto umile!


In una visione a due riprese mi mostrò alcuni aspetti della sua vita, nei momenti di maggiore umiliazione: la nascita nella grotta di Betlemme e i dileggi subiti al pretorio di Pilato, mentre sottolineava la sua beatitudine: « Beati i puri di cuore e gli umili! ».




Vittima.



La più grande rovina per certi Sacerdoti è cedere alle tentazioni impure. Addolora­to e preoccupato per questo fatto, pregai il Signore così: « Mi offro vittima al tuo Amore Misericordioso per essere di aiuto ai Sacerdoti deboli di fronte alle tentazioni contro la purezza. Ti chiedo il martirio del corpo e dello spirito, certo che mi darai la forza per sopportare quello che vorrai ».


Gesù gradì questa mia offerta e dopo poco tempo mi accorsi che aveva dato po­tere a un demonio di agire contro di me. Da anni vivo sotto l'azione implacabile di questo tentatore. In aiuto il Signore mi ha affidato alla custodia di un Arcangelo.


Non si riesce neppure a immaginare gli assalti che subisco di giorno e di notte. È terribile sentirsi afferrare dal demonio sen­za riuscirsi a svincolare. Essere costretto a stare a contatto con lui, specie quando prende sembianze di donna. Non resta che pregare e resistere con la volontà a ogni tentativo di diletto impuro.


La sembianza umana che il tentatore as­sume talvolta, è di una persona dalla pelle grigiastra, un colore scuro tra il bianco e il nero. Appena l'immagine si dilegua non resta alcuna traccia della sua presenza. Ho potuto anche vederlo in forma di persona normale, come un uomo dalla fac­cia abbronzata, però il suo sguardo era più felino che umano.


Durante questi assalti ho la certezza di non cadere, avendo ricevuto assicurazione da Gesù stesso.


In una visione Gesù volle farmi cono­scere il frutto delle lotte che devo soste­nere contro il demonio. Ricordo: mi ap­parve un serpente, lungo circa mezzo me­tro, che strisciava per terra. Ad un tratto vidi una mano che afferrò il rettile, strin­gendo con forza dalla parte del cuore. Vidi allora uscire dal cuore dell'animale un ma­gnifico fiore dall'ampia corolla. La mano mi­steriosa recise il fiore mettendolo da parte; poi prese a stringere il serpente dalla parte


del capo, fino a spremere un altro fiore identico al primo; quindi la visione cessò. Gesù si benignò approvare la mia inter­pretazione: il serpente infernale mi tenta al peccato, ma io resistendogli coopero al­la rinascita spirituale di prede che egli ave­va fatto sue.




Disturbi notturni.



Avendo il demonio un certo potere su di me, mi disturba nei più diversi modi. I suoi assalti sono frequenti, avvengono ogni giorno. Mi sento toccare la testa o la spalla; avverto sul viso come un grosso ragno che si agita ed ho avvertito anche come un lungo ago che, partendo dalla sommità del capo, mi penetra nell'interno della testa, provocandomi dolorosa trafittura. General­mente un semplice segno di croce fa ces­sare il disturbo. Gli assalti più violenti li subisco quando sono coricato. Ora è una vociaccia, ora un trillo improvviso di cam­panello che mi svegliano di soprassalto; tal­volta sento le ali di un uccellaccio che sbat­tono sul guanciale, o una mano invisibile che gratta il guanciale; a volte sono cam­panelli che trillano alla spalliera del letto, colpi sul comodino o un petardo che scop­pia nella stanza.


Per la salvezza delle anime che mi sono affidate è necessario sopportare ogni cosa. Il Signore poi ha voluto farmi comprendere un fenomeno particolare riguardo all'azione diabolica.


Una sera mi ero messo a letto; posato il capo sul guanciale, ancora completamente sveglio, udii come l'appressarsi di un ciclo­ne, preceduto da un sibilo acuto, all'altezza di un metro circa dal letto. Contemporanea­mente fui invaso dal maligno e mi trovai in un antro soffuso di penombra. Due esseri in sembianze umane, dall'abito e dal volto nero, mi stavano davanti e assistevano muti alla lotta che avevo ingaggiato con il demonio.


La lotta si protrasse a lungo mentre io invocavo l'aiuto del Sangue redentore di Ge­sù per esserne liberato. Continuavo ad es­sere pienamente consapevole dei miei atti. Il fenomeno, improvvisamente come era co­minciato, ebbe termine; durò dieci minuti.


Questa esperienza mi ha fatto comprendere chiaramente cosa provano gli ossessi quan­do il demonio si impadronisce di loro.


Gesù mi chiede particolari sofferenze nel­ la notte del giovedì, del venerdì e dei gior­ni festivi. Certe mattine alzandomi mi sen­to veramente spossato, provo il desiderio di restare a letto per ricuperare le forze perdute.


Appena però mi alzo, riacquisto in breve tutte le mie energie e riesco a lavorare co­me se avessi comodamente riposato tutta la notte; anzi peggio trascorro la notte e tanto meglio mi sento durante il giorno.




Doni particolari.



Il Signore mi fa sovente dei regali che chiama « segni divini ». Mentre mi avvio all'altare per la celebrazione del S. Sacrifi­cio, o all'inizio di questo, avverto ondate di profumo, pur non avendo alcun fiore ac­canto. Durante la Messa di Natale avvertii un crescendo continuo di luce sul corpora­le, dal « Domine non sum dignus » al « Post­communio ».


Il fenomeno del profumo cui ho fatto cenno si ripete qualche volta in casa e an­che per strada. Qualcuno me ne chiede la causa, mettendomi in difficoltà per dare una spiegazione plausibile.


Gesù mi ha anche promesso di darmi a suo tempo l'anello delle anime vittime. L'anello in seguito mi è stato dato; ha la forma di cuore, è di oro bianco ed emette tre piccoli raggi luminosi. Sta al dito anulare della mano destra. Passato qualche tempo, nel giorno dell'Immacolata, durante la cele­brazione della Messa, la Madonna mi ha dato anche un altro anello, che sta al dito medio della mia destra. Ha la forma ovale, e rappresenta la Madonna dei Raggi, cioè la Vergine con le braccia abbassate e le mani emettenti raggi. Ormai tanti sanno che tengo questi anelli, perché quando Dio vuole, si rendono visibili a certe persone, o mentre celebro la Messa, o mentre ammi­nistro la Comunione o mentre si sta a col­loquio con me.


Da parecchi anni si verifica anche un al­tro fenomeno, quello della bilocazione.


Una Suora mi diceva tempo fa:


- Mi trovavo in convento; ero sola nel­la mia celletta; durante là notte ho visto lei, ritto davanti a me. Ma come sarà en­trato? - mi sono chiesta e ho avuto paura. Un altro signore venne a dirmi:


- Padre, di notte non venga in casa; se può ci venga di giorno. -


Una signora:


- Mentre le scrivevo una lettera, l'ho vista davanti a me con uno sguardo inco­raggiante e questo mi è capitato più volte. -


Sono molte le persone che vengono a raccontarmi tali cose. Ho saputo che è il mio Angelo custode che assume il mio aspetto, per incoraggiare anime bisognose o impedire che cadano in peccato.


Di fronte a questi fenomeni concludo: Conosco la mia estrema miseria e am­miro la bontà e la grandezza di Dio.


Prego ed esorto lei e tutti gli altri a pre­gare per me, affinché possa corrispondere ai disegni di Dio, mémore dell'avvertimento del Signore Gesù: « Molto sarà domandato a chi molto è stato dato ».






ATTENZIONE


Il decreto della Congregazione per la propaga­zione della Fede A.A.S. n. 58/16 del 29-12-1966, era stato già approvato da S.S. Paolo VI il giorno 14-10-1966 e venne pubblicato per volere di Sua Santità stessa. Tre mesi dopo la pubblicazione il Decreto venne convalidato, per cui NON È PIÙ PROIBITO DIVULGARE - senza l'imprima­tur - SCRITTI RIGUARDANTI NUOVE AP­PARIZIONI, RIVELAZIONI, PROFEZIE e MI­RACOLI.


Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto il di­ritto all'informazione leale fra le persone oneste; dopo il 15-11-1966 i canoni 1399 e 2218 non sono più in vigore.


(Documentazione cattolica N. 1488 pag. 327).








ESEMPLARITÀ SACERDOTALE





Ciò che potrebbe disgustare ed amareggiare Gesù è il vivere di quei Sacerdoti, che danno il culto alla modernità di oggi, condividendo le ve­dute del mondo, mentre dovrebbero vivere morti al mondo librandosi in alto senza imbrattarsi per potere diffondere la luce. Non si conquistano le anime con la sola cultura, ma occorre l'amore sa­piente, che deve scaturire dal Pane Eucaristico, disceso nelle loro mani consacrate.


I Ministri di Dio, devono romperla con le in­novazioni imprudenti; devono avere l'intuito di una vera comprensione che nessun libro può dare, per coltivare e formare le anime più docili alla con­quista del Regno di Dio. Devono mantenere il pri­mato nella vita interiore.


I più dei Sacerdoti hanno svalutato la loro nobiltà, casta e divina, vivendo di suerficialità. non mantenendosi all'altezza del loro dono ri­cevuto.


I Sacerdoti santi di un tempo incutevano ri­spetto e venerazione a chi li avvicinava o incontra­va per la strada. Adesso come tutto è cambiato da fare pietà!


La presenza del Sacerdote dovrebbe ripetere al mondo: Io sono nel mondo, ma sono tutto di Dio e per donare anime a Dio.


Il Sacerdote austero di condotta, formato ai pascoli della vera vita, va incontro alle anime in abito decoroso e serio. Il clergyman sia sempre or­nato della crocetta, quale distintivo sacerdotale


Il Ministro dell'Altare non deve assimilare la vita del mondo, né deve giustificarla per convenienza personale; sarebbe deplorevolmente assurdo, perché se è Sacerdote di questi tempi, non deve appar­tenere ai tempi di grande scompiglio, ma deve te­nere punti fermi e assodati nell'immutabilità della legge del Vangelo, che dice: « Non si possono ser­vire due padroni... »; parabola generale per tutti e per i Sacerdoti.


Il tempo attuale semina zizzania d'ignominia. Il Prete dovrebbe rimanere immune da tale con­tagio e coltivare il suo genere di vita di vera do­nazione, come lo furono i discepoli di Cristo, che seppero combattere e conquistare anime alla vera vita.


Nel Sacerdote si dovrebbe sentire la fragranza mistica della sua Sacra Unzione.


Il Sacerdote di oggi deve essere come quello dei secoli scorsi, in cui brillava la vera Fede, e deve vivere il suo nobile e unico ideale per il quale è stato scelto e prediletto da Dio.


Il Ministro del Signore deve essere dedito alla preghiera, alla meditazione, all'esame di coscienza accurato tutte le sere e deve controllare bene come vive la sua giornata nei rapporti eucaristici dell'im­molazione. Deve evitare l'operosità convulsa che soffoca le forze dello spirito e lascia vuoti e sterili della vita divina; quindi non s'intrometta a fin di bene in certi affari che non riguardano il suo Mini­stero Sacerdotale; non si adegui al momento che passa, perdendo così il senso intimo del soprannatu­rale, il quale esige l'opera caritativa con la mira unica di condurre anime al porto di salvezza.


Il Sacerdote di Dio deve essere amante della vita interiore compendiata nell'Eucaristia, diviniz­zandosi ed inebriandosi del fuoco del divino amore, e deve trasmettere alle anime la vera vita divina, la quale dovrebbe risplendere come un raggio di sole per rischiarare le tenebre.


I Sacerdoti si rendano capaci di formare anime innamorate dei Tabernacoli con un'esperta prepara­zione e direzione fondamentale, per fare giungere le anime di buona volontà ad una vera spiritualità, avviandole alla vita migliore, poiché dei buoni alla buona ve ne sono tantissimi, ma non sono molto graditi a Dio da formare la dimora e la consolazione di Gesù, Re d'amore. ..

quinta-feira, 1 de novembro de 2012

LUCE CELESTE di Don Giuseppe Tomaselli


LUCE CELESTE

di Don Giuseppe Tomaselli – sacerdote salesiano

 

 

L'ASTRONAVE

La scomposizione dell'atomo, frutto di denso studio, ha apportato all'umanità dei vantaggi, non ultimo quello di poter uscire dall'orbita terrestre e penetrare negli spazi siderali.

Osserviamo un missile, pronto a spiccare il volo.

L'astronauta è nella cabina; intanto i televisori sono assiepati di spettatori, che attendono ansiosi l'inizio del volo. Si vede già la fiammata del combustibile ed il missile è partito.

Il lancio procede bene; sollevatosi verso il cielo, accelera gradatamente, tracciando nello spazio una lunga scia di vapore bianco. La velocità è di circa trentamila chilometri all'ora.

Il missile è seguito e diretto dalla terra per mezzo dell'energia atomica; intanto l'astronauta dagli spazi è in relazione con gli abitanti del globo e già comunica: - Non trovo parole per descrivervi ciò che vedo. E’ semplicemente fantastico. Mi dispiace che non abbia tempo per godermelo! -

In meno di novanta minuti il missile compie il giro attorno alla terra. Prosegue il vertiginoso volo; parecchie e parecchie altre volte rifà l'orbita terrestre, spostandosi ad ogni giro dalla direzione primitiva.

L'astronauta contempla il globo: mari, fiumi, montagne, continenti ... In poco più di un'ora assiste all'aurora, al meriggio ed al tramonto del sole. In venti ore di volo può vedere il sorgere del sole ben quindici volte.

Quale meraviglia il mirare la terra dagli spazi siderali! Come deve sentirsi piccolo l'uomo davanti all'immensità del creato! E’ spontaneo pensare: Chi ha fatto quest'universo? ... Chi ha tracciato alla terra l'orbita da seguire attorno al sole? ... Chi mantiene l'esistenza del creato? -

Davanti a tante meraviglie l'uomo dovrebbe esclamare: Credo in te, o Dio Creatore, e ti adoro! Non ti vedo con gli occhi del corpo, perché sei Purissimo Spirito; ma la grandezza incommensurabile degli spazi celesti e degli astri mi manifesta che Tu sei l'Immenso, l'Infinito! L'ordine, la grandezza, la bellezza, la perfezione degli astri e degli esseri che contengono, mi dicono che Tu sei Sapienza, Bellezza, Potenza, Bontà!

Così direbbe l'uomo retto, pur illuminato dalla semplice luce della ragione. Quando il primo astronauta russo fece il volo attorno alla terra, da comunista ateo disse: Sono stato in cielo, ma non ho trovato Dio. Dunque ... non c'è! - Povero cieco! Come puoi tu vedere il sole, se tieni gli occhi chiusi, serrati, e se sei avvolto da fitte tenebre? ... Quel Dio che tu neghi e che dici di non aver visto nel percorso del tuo volo, Egli stesso ti risponde con le parole del suo Profeta: Disse lo stolto nel suo cuore: Dio non c'è! (Salmo, 52).

È da pazzi e da malvagi il negare l'esistenza di un Dio Creatore e Provvidente.

 

IL SOLE

Non è facile e non è da tutti fare un volo attorno al nostro globo; però con il pensiero possiamo spingerci in alto e portarci negli sterminati spazi.

Immaginiamo di trovarci in astronave a centinaia di migliaia di chilometri fuori della terra e precisamente alla direzione dell'emisfero opposto al sole. Vedremmo la massa terrestre avvolta nelle tenebre e non distingueremmo nessuna delle bellezze del nostro globo.

Ma spostandoci dopo verso l'emisfero illuminato dal sole, contempleremmo le meraviglie di cui ci parlano gli astronauti. La terra in se stessa, priva dell'azione solare, sarebbe come morta. Vi regnerebbe il buio, i mari sarebbero ghiacciai; non ci sarebbe vegetazione e la vita animale sarebbe impossibile. Senza l'influsso del sole il nostro mondo non sarebbe quello che oggi è.

È il sole che illumina l'etere cosmico e così la terra viene inondata di luce; è il sole che col suo calore feconda ed alimenta i germi della vita negli animali e nelle piante.

Alla terra è indispensabile il sole; ed il sole c'è!

 

LUCE DIVINA

Gli abitatori della terra, dotati di un'anima spirituale, oltre che del sole fisico hanno bisogno di un altro sole, quello spirituale, per essere illuminati e fecondati; senza di esso andrebbero incontro alla morte morale, cioè tenderebbero al male sino alla depravazione.

Questo sole spirituale è indispensabile all'umanità; ci deve essere e c'è!

E’ il Creatore il Sole Divino, Luce perfettissima, da cui ha origine ogni luce creata. Chi non si lascia illuminare da questo Sole Supremo Increato, avrà l'infelicità nella vita terrena e poi nell'eternità.

Oggi più che mai l'umanità, almeno nella massa, crede poter fare a meno della Luce Divina; pensa di bastare a se stessa e di avere tanta intelligenza da risolvere i problemi più ardui della vita. E’ in errore!

Infatti, malgrado l'intelligenza ed il progresso della scienza, la povera umanità corre alla deriva e va di precipizio in precipizio.

Siamo nell'era atomica, in una grande svolta della storia, in un preoccupante risveglio d'individui e di popoli: aumenta l'egoismo, ingigantisce la prepotenza, si moltiplicano le ingiustizie, con facilità e senza rossore si spezzano i vincoli matrimoniali, da molte famiglie è bandita la pace domestica, i genitori spesso trascurano i doveri dell'educazione, i figli senza tanto ritegno si ribellano ai genitori, la delinquenza si rafforza ed i delitti aumentano, il suicidio fa poco orrore, i popoli sono in fermento ed i capi delle nazioni stantio in trepidazione.

Se col progresso della scienza il male dilaga nel mondo, è segno che alla società moderna manca qualche elemento essenziale.

Ciò che manca in molti è la luce celeste, per cui non ci si dà pensiero di Dio, del conto che dovrà darsi a Lui dei propri atti e dell'altra vita che attende.

Per non pochi la vita morale è come la terra senza sole.

All'occhio superficiale oggi la società può apparire bella, più che non nei secoli passati; ma in realtà non lo è. Può paragonarsi ad una piazza ornata di fiori artificiali, belli all'apparenza, ma senza profumo, senza morbidezza e senza vita.

Il ritratto del mondo moderno senza luce celeste è presentato dai giornalisti. A parte la cronaca nera propriamente detta, ormai un po' tutti i giornali profani riportano quotidianamente dei fattacci. Basta riflettere su certi titoli di articoli: « Donna avvelenatasi con cento compresse ».

« Per amore fallito, si chiudono in macchina e si precipitano a mare ».

« Madre che strozza la sua bambina ». « Giovanotto che spara contro il padre ».

« Ammazza la fidanzata e poi si suicida ».

« Donna infedele uccisa dal marito ». « Studente che uccide il professore ». « Furti di centinaia di milioni ». L'umanità è aberrata e brancola nel buio. Ha bisogno di vera luce e questa può venirle solo da Dio.

 

IO SONO LA LUCE

Io sono la Luce del mondo! Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Giovanni, VIII - 17).

Queste parole sono di Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Chi ha buona volontà, cammina alla luce del Divin Maestro e così evita gli scogli ed i precipizi.

I cattivi, che amano più le tenebre anziché la luce, essendo le loro opere malvage, si ribellano alla luce, lottano la dottrina di Gesù e deridono i suoi seguaci.

Ma ride bene, chi ride ultima. Finita la scena di questo mondo, si vedrà chi avrà avuto ragione, se i buoni o se i cattivi.

Gesù Cristo vive nella sua Chiesa, la quale conserva intatta la luce della Rivelazione Divina ed è l'unico faro che realmente illumina il mondo.

È ancora vivo il ricordo del pellegrinaggio di Papa Paolo VI in Palestina.

Il Sommo Pontefice lasciò il Vaticano ed andò a venerare i luoghi calpestati dai piedi del Figlio di Dio. Quanto entusiasmo, quante accoglienze! Con quale rispetto fu accolto dalle personalità più autorevoli della Palestina! Tutto il mondo seguiva lo storico pellegrinaggio nelle varie tappe.

Un uomo che riscuote tanti onori..., che è nel cuore e sulle labbra di centinaia di milioni di credenti... ; un uomo che mette in movimento le masse con la sola sua presenza! Chi è costui?

È il Vicario di Gesù Cristo in terra; è il Successore legittimo di San Pietro nella Sede di Roma!

Gesù è la Pietra angolare invisibile della Chiesa Cattolica; il suo Vicario è la Pietra visibile. Su questa Pietra si sono infrante e s'infrangeranno le più grandi potenze umane.

Rievochiamo qualche scena del memorando pellegrinaggio.

Nei pressi dell'antica cittadina di Cesarea di Filippo c'è una Cappella. Verso il centro dell'interno si erge una grande pietra. Gesù Cristo, indicando questa pietra, disse al Capo degli Apostoli: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei Cieli. Ciò che tu avrai legato sulla terra, sarà legato nei Cieli; e ciò che tu avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto nei Cieli (S. Matteo, XVI, 18-19).

Questa pietra è passata alla storia col nome di « Roccia del Primato di San Pietro ».

Paolo VI, davanti al quale piega le ginocchia qualunque umana autorità, piegò le sue ginocchia davanti a questa « Roccia » e v'impresse un umile bacio. Con tale atto l'Augusto Pontefice non intendeva venerare una pietra materiale, bensì le parole di Gesù Cristo pronunziate in quel posto, parole divine, eterne, immutabili, luminose, dalle quali è scaturita la suprema autorità del Capo della Chiesa Cattolica.

E’ dunque dal Vicario di Gesù Cristo, dal Papa, che l'umanità pellegrinante in questo mondo deve ricevere la luce celeste per ben pensare e per rettamente parlare ed agire. La luce che viene dal Papa, è luce che proviene da Gesù.

Chi non si accosta a questa luce, rimane nel buio.

Volgiamo ora uno sguardo allo svolgersi della vita umana sulla terra alla luce della Sacra Scrittura, in particolare del Vangelo, e degl'insegnamenti del Sommo Pontefice, il quale è dotato da Dio del dono dell'infallibilità, dono essenzialmente necessario perché egli possa guidare con sicurezza i seguaci di Gesù Cristo alla Patria Eterna.

 

RICORDI STORICI

Da Padova mi recai in macchina a Cittadella. Qui ammirai l'imponente cinta di mura che sfida i secoli.

Il tiranno Ezelino Da Romano aveva scelto questo luogo per fortezza. La cinta si estende per più di due chilometri; è circondata da un largo fossato ripieno d'acqua. Vi è affissa una lapide con una terzina di Dante, avendo il poeta ricordato nella Divina Commedia il crudele condottiero.

Sostai a guardare l'« angolo della morte ». Dall'alto della fortezza, per un condotto segreto, venivano precipitati coloro che Ezelino voleva eliminare; gli sventurati non potevano risalire e morivano lentamente nel sottosuolo. I cadaveri in putrefazione non venivano rimossi e quelli che vi piombavano dopo erano costretti a morire di fame e di sete, al buio e tra i cadaveri putrefatti. Quanti finirono la vita così miseratamente!

Rimessomi in macchina, giunsi a Bassano del Grappa, attraversando il fiume Brenta sul memorabile ponte degli Alpini.

Bassano è centro turistico, ricco di ricordi storici. Mi colpì un viale; al tronco di ogni albero é attaccata una foto, alla cui prossimità è collocato un portafiori.

In questo viale nel 1944, per vicende belliche, più di cento giovani finirono tragicamente la vita, appesi con un uncino alla gola. All'orrenda scena assistevano i cittadini ed i parenti dei condannati, impotenti a reagire.

Con quanta tristezza mi appressai ai singoli alberi!

Sulla piazza, poco distante dal viale, si erge un artistico monumento, rappresentante il generale Giardino che guarda con fierezza il Monte Grappa. Su questo monte, teatro di guerra, ci sono i Cimiteri dei Caduti della guerra del 1915-18. Volli pregare davanti ad un Tempio-Ossario.

In questa zona riposano le ossa di centinaia di migliaia di giovani militari. Quante vite stroncate nel fiore degli anni!

Davanti a sì tristi ricordi storici ci si domanda: Ma cosa è la vita dell'uomo sulla terra?... Perché soffrire tanto? ... Perché morire ... talvolta in modo barbaro?

Chi non ha fede risponde: È per infausto destino che l'uomo è sulla terra. Vi si trova senza averlo voluto e deve rimanervi finché non sia ritornato nel nulla.

Ascoltiamo invece quello che dice in proposito lo Spirito Santo nel Libro della Sapienza.

 

GLI EMPI

« Gli empi nei loro storti pensamenti (riguardo alla vita) dicono:

« Corto e pieno di noia è il tempo della nostra vita; non c'è rimedio quando l'uomo è alla fine. Non si conosce persona che sia ritornata dall'altro mondo.

« Essendo noi venuti dal nulla, dopo la morte saremo come se mai fossimo stati. Quando la vita sarà spenta, il nostro corpo andrà in cenere e lo spirito umano si disperderà come vento leggero; la nostra vita passerà come tracce di nuvola e sparirà come nebbia sotto i raggi del sole.

« La nostra morte è una partenza senza ritorno.

« Venite, dunque, godiamoci i beni presenti e, come nella gioventù, approfittiamoci presto delle creature. Inebriamoci di vino prelibato e di profumi, non lasciamo passare il fiore della stagione. Coroniamoci di rose prima che appassiscano. Non resti campo ove non sia passata la nostra lussuria. Dappertutto lasciamoci i segni della nostra allegria, perché questa è la nostra sorte.

« Sia la forza il nostro diritto; ciò che è debole è stimato buono a nulla. Opprimiamo il giusto, perché ci è d'incomodo, infatti si oppone alle nostre azioni e ci rinfaccia i peccati. Per noi è gravoso anche il vederlo perché la sua vita non è come quella degli altri; ci tiene come leggeri e schivi al nostro modo di fare con immondezza.

« Così la pensano i cattivi, ma s'ingannano perché accecati dalla loro malizia. Essi ignorano i segreti di Dio, non sperano nella ricompensa delle opere buone e non hanno alcuna stima dell'amore delle anime sante.

« Dio creò l'uomo per l'immortalità e lo fece a sua immagine e somiglianza ». (Libro della Sapienza, II).

 

FRASI MODERNE

Circolano delle frasi, che sono frutto d'ignoranza religiosa e spesso di malvagità. Eccone alcune:

« Non c'è anima, né inferno, né Paradiso. L'inferno è sulla terra per quelli che soffrono ed il Paradiso è per quelli che stanno bene e godono la vita.

« L'unico movente della vita è il piacere. Quando non si ha più possibilità di godere, è meglio troncarsi l'esistenza.

« Credere in Dio, andare in Chiesa e pregare è da gente arretrata.

« Feste religiose, pellegrinaggi, Concilio Ecumenico ... nel secolo del progresso ... sono da considerarsi vere pulcinellate.

« L'èra atomica ha annullato la Religione, la quale per tanti secoli è stata lo spauracchio messo su dai Preti; costoro sono gli sfruttatori della società, perché carpiscono la buona fede dei semplicioni e degl'ignoranti ».

Queste e simili frasi sono pronunziate dagli empi moderni ed in genere da coloro che non hanno una vera istruzione religiosa.

Parlano così: Quelli che non pensano ad altro che ad ammassare denaro, calpestando la giustizia.

I libertini che vogliono vivere senza freno morale, pascolandosi di liberi amori. Coloro che vivono abitualmente in peccato, in una convivenza non santificata dal Sacramento del matrimonio.

I colpevoli d'infedeltà coniugale. Quelli che vogliono il divorzio.

In generale coloro che sono avidi di disonestà.

 

DONO E RESPONSABILITA’

Ritornando al concetto della vita, si dichiara che essa ci è data come preparazione alla vita eterna, la quale comincia appena si muore.

La vita è un tesoro che Dio mette a nostra disposizione, affinché trafficandolo possiamo dimostrargli la nostra sudditanza ed il nostro amore e contemporaneamente meritarci il Paradiso.

Ogni azione, parola o pensiero che si compie sulla terra, tutto ha ripercussione nella eternità. Ad ogni atto volontario, benché minimo, corrisponde la ricompensa, o di premio o di castigo.

La vita dunque non è una cosa inutile, non deve disprezzarsi e guai a sprecarla! Cessata che essa sia, ognuno dovrà darne conto al Sommo Donatore della vita, a Dio.

Sono perciò in errore quelli che considerano la vita come tempo di piacere. Non è piacere la vita, ma è dovere e grande responsabilità.

Gesù Luce dalla Luce, parla di questa responsabilità nella parabola dei talenti, ove si mette sotto le sembianze di un padrone, che dà la giusta ricompensa a chi ha fatto fruttare i talenti ed il castigo a chi non li ha trafficati.

Gesù invita a tesoreggiare per l'altra vita, cercando i veri beni, quelli che i ladri non possono rubare e che la tignola non può corrompere.

I buoni, alla luce degl'insegnamenti evangelici, lavorano, soffrono, pregano, sono vigilanti e vivono nella dolce speranza del premio eterno. Considerano la morte come principio della gloria celeste. La loro speranza è sicurezza, perché basata sulle parole del Figlio di Dio.

Al contrario i cattivi, privi della vera luce, pensano alla morte con orrore, anzi preferiscono non pensarla. Per essi la morte è un salto nel buio ... e purtroppo sarà il passaggio dalla valle di lacrime al supplizio eterno.

Cosa resterà ai cattivi, giunti in fine di vita, del denaro acquistato, degli spassi presi e dei piaceri goduti contro la legge di Dio... ? Alla morte vedranno che tutto nel mondo è vanità, anzi vanità delle vanità.

 

SEGNALE D'ALLARME

Ero sul direttissimo Siracusa-Roma. Una donna che stava al finestrino, a vedere quanto era capitato, tirò l'anello del segnale di allarmi. Quantunque il treno fosse lanciato a grande velocità, per la perizia del macchinista la fermata fu rapida e senza scosse.

Era avvenuto un disastro.

Una giovane, attraversato il passaggio a livello, era entrata nel suo vicino pollaio; aveva preso due galline e credeva di fare in tempo a ripassare il binario per rincasare. Avvistato il treno, volendo salvare le galline, presa da panico, si fermò poco distante dal binario. Il risucchio dell'aria, cagionato dalla velocità del direttissimo, scaraventò al suolo la giovane, lasciandola tramortita.

Fu mio dovere darle 1'Assoluzione, quantunque la sventurata, tutta sanguinante, fosse già fuori dai sensi.

Tamponate alla meglio le emorragie, la infortunata fu trasportata in macchina all'ospedale della prossima città, ove dopo un'ora moriva.

Sul binario stavano le due galline, stritolate.

Quest'episodio potrebbe presentarci un'applicazione. Denari, divertimenti, vanità, piaceri ... sono piccolezze che formano l'assillo quotidiano ed il fine principale della vita di molti. Per avere questi beni caduchi, si mette in pericolo la vita eterna, come quella giovane mise in pericolo la sua vita e così perdette tutto: Perdere la vita per due galline! ... Perdere il Paradiso per la vanità di questo misero mondo! ... Quanta stoltezza! ...

 

IMMORTALITA’

Mi disponevo al riposo notturno. Affacciatomi alla finestra, vidi un incendio nella aperta campagna, distante pochi chilometri dalla mia abitazione.

Cosa sarà capitato? - dicevo fra me. Quando alla luce del sole mi recai sul posto dell'incendio, vidi un apparecchio ridotto in frantumi; presso il pesante motore stavano le ossa bruciate delle vittime. Diciannove persone erano rimaste carbonizzate. Volli osservare; presi tra le mani una mano ed un pezzo di cranio; sembravano proprio carbone; scorsi là vicino una ciocca di capelli biondi, di certo appartenenti a donna; vidi disseminati qua e là residui di carte da giuoco bruciacchiate e tante altre cose.

Allora meditai: Diciannove persone, uomini e donne, nate chi sa dove, viaggianti in aereo con dei disegni in mente, non pensando alla morte, forse durante l'allegria di una partita a carte ... eccole qui piombate! Per loro in un attimo è finita la scena di questo mondo!... E le loro anime dove saranno? ... Cosa è rimasto loro dei piaceri della vita? ... Spesero bene il tempo della loro dimora sulla terra? ... Vivevano alla luce della fede? ... Speriamo che si siano salvate!

Tutto il giorno, specialmente a sera, rimasi sotto l'incubo del pensiero di quelle vittime.

Davanti alla morte, di qualunque genere essa sia, la Religione proietta la sua luce benefica. Dice lo Spirito Santo: Beati i morti, che muoiono nel Signore! Già fin d'ora che si riposino dalle loro fatiche, perché le loro opere li accompagneranno (Apocalisse, XVI - 13).

La vita si comprende alla luce della morte.

Nel prefazio della Messa dei Defunti la Chiesa canta: « In Gesù Cristo, nostro Signore, risplendette in noi la speranza della beata risurrezione, affinché coloro che sono contristati dalla certezza della morte, siano consolati dalla promessa della futura immortalità. O Signore, ai tuoi seguaci infatti la vita non è tolta con la morte, ma è solo cambiata e, distrutta la casa di questo terrestre esilio, si acquista nei Cieli una dimora eterna ».

San Paolo, ripieno di Spirito Santo, ripete a tutti ed agli indifferenti, ciò che disse ai Romani del suo tempo: « Fate il bene, riflettendo al tempo in cui siamo, essendo già l'ora di svegliarsi dal sonno, poiché la nostra salvezza ora è più vicina di quanto abbiamo creduto. La notte (della vita terrena) è inoltrata ed il giorno (dell'eternità) si avvicina. Gettiamo dunque via le opere delle tenebre (l'ignoranza ed il peccato) ed indossiamo le armi della luce: Viviamo onestamente, come di giorno, e non nei pranzi e nelle ubbriachezze, né nelle mollezze e nell'impurità, né nella discordia e nella gelosia; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo, senza avere tanta cura del corpo sino a risvegliarne le passioni » (Romani, XIII)

 

INCONTRO DI CUORI

C'è molta differenza tra la famiglia di mezzo secolo fa e quella d'oggi.

La società moderna è ammalata e ne ha la colpa la famiglia scristianizzata, poiché il focolare domestico è la forgia delle anime, sia per il bene che per il male.

In un ufficio, in una festa, sul treno, o in un incontro fortuito, lo sguardo di un giovane s'imbatte in quello di una giovane. Restano presi a vicenda.

Quante signorine ha passato a rassegna quel giovanotto, ma nessuna l'ha colpito come quella che gli sta dinnanzi. Altrettanto avviene alla signorina. Ancora prima di parlare, con il semplice sguardo si sono intesi.

È scoccato dai due cuori il dardo dello amore, che il Creatore provvidenzialmente ha posto in ogni petto.

Se i due giovani sono timorati di Dio, si dispongono con serietà al passo decisivo della vita, informando rispettivamente i genitori ed intensificando la preghiera: Signore, se questo matrimonio è secondo la vostra volontà, che tutto proceda bene; diversamente fate sorgere ostacoli insormontabili affinché non si effettui! - Ma se i due giovani vivono alla moderna, cioè noncuranti o forse sprezzanti della Religione, agiscono diversamente. Dopo il primo o secondo incontro, dopo qualche imprudente appuntamento, decidono: Presto saremo sposi. Se i genitori si opporranno, prenderemo la fuga.

Quanti matrimoni precipitosi, insensati e sfortunati! Quante lacrime per le tristi conseguenze e talvolta quali delitti!

Quando l'uomo e la donna convivono, quando è già finita la così detta « luna di miele », appena i caratteri degli sposi si manifestano quali realmente sono, allora cominciano le dolenti note!

I due coniugi non sono più contenti; una parte domanda la separazione; l'altra non vuole dare il mantenimento; si aspira al divorzio. Gli animi inaspriti possono giungere agli estremi: o all'omicidio o al suicidio. Cominciano le cause civili o penali: spese, odi, vendette, ecc.

Ecco il frutto di tanti matrimoni del tempo del « progresso »!

La gioventù moderna abbisogna di luce divina, per convincersi che il matrimonio è un Sacramento, che è indissolubile, che la vita coniugale ha le sue croci e che è necessario il compatimento cristiano per vivere in pace.

 

CONSTATAZIONI

Ricevo delle confidenze: Reverendo, dopo un mese di matrimonio ho dovuto lasciare il marito. Quell'uomo ha più diavoli addosso che capelli sulla testa!

- Lei perché l'ha sposato?

- Non potevo immaginare che fosse quello che in realtà è! -

Un uomo mi diceva: La sposa mi ha lasciato tre figlioletti e si è data alla vita libera; oltre a ciò pretende il mantenimento. Io stesso mi sono reso infelice! -

Un'altra donna: Dopo un anno di matrimonio lo sposo mi ha lasciata con una bimba. È un ateo. Non ha paura di nessuno. Non sente affetto! In che sventura sono caduta e dire che ho appena ventidue anni! - Di simili fatti potrebbe riempirsi più che un libro.



 

DIO NON BENEDICE

Come si è detto, non pochi al nostro tempo vanno a matrimonio non illuminati dalla luce del Cristianesimo; sono mossi dal desiderio di godere, con un programma stabilito: avere un figlio o al massimo due figli, tanto per godere del loro affetto, per avere un appoggio nella vecchiaia.

Le famiglie di oggi sogliono essere sterili colpevolmente, scarse di affetto e prive delle benedizioni di Dio Creatore.

Ci si lamenta che il mondo va male. Se non risplende la luce divina nelle famiglie, il mondo andrà sempre peggiorando.

 

GENITORI DEBOLI

Entrò in un negozio una signora, in compagnia dell'unico figlioletto di sei anni.

Mentre essa osservava i vari articoli, il bimbo fu attratto da un giocattolo, un cavallino di legno a dondolo. Non ci pensò due volte a montarvi su.

Fatta la compra, la signora invitò dolcemente il figlio a discendere dal cavallino per ritornare a casa.

- No, non voglio scendere! - Andiamo, che è tardi!

- No; mi piace il cavallino! - e continuava a dondolarsi.

- Fa' il buono, tesoruccio mio! Papà fra poco rincaserà e non ci troverà.

Il bimbo non rispose.

- Ti ho detto: Andiamo via! Lascia il cavallino che non è tuo! A casa ti darò i dolci.

- Non voglio i dolci; voglio divertirmi qui! -

La madre si sentiva umiliata davanti agli avventori.

Un signore, che aveva seguito la scena, le disse: Permette che dica io una parolina al figlio?

- Faccia pure! -

Gli si accostò all'orecchio e sotto voce gli disse qualche cosa. Quel marmocchìo spiccò un salto e si aggrappò alla gonna della mamma, dicendo: Andiamo, andiamo via! -

La signora, sorpresa chiese a quell'uomo: Ma cosa ha detto lei al mio bimbo per convincerlo sì presto?

- Solo questo: Se non scendi subito, ti do due schiaffi e due calci e salterai in aria tu e il cavallino! ... Giù! -

Concludendo, la rovina di certi figli sono le mamme, sdolcinate, più esperte dei ritrovati della moda e dell'uso dei cosmetici che dei più elementari principi di educazione. Non vogliono constristare i piccoli e guai a chi li rimprovera; non sanno mai imporsi sui capriccetti infantili. Tali mamme sono miopi e non guardano lontano. Non riflettono che se i figli da piccoli sono tenuti come perle nel cotone, divenuti poi grandicelli saranno caparbi e ribelli e daranno sempre filo da torcere.

Cosa avviene infatti in talune famiglie? Verso i quindici o diciotto anni i figli non ubbidiscono più ed avanzano pretese sino ad imporsi. Se i genitori, prima deboli, volessero poi fare i forti, ci sarebbe pericolo di rompere la corda, cioè i figli potrebbero alzare la voce, minacciare o addirittura venire alle mani.

Ricordo con dispiacere una scena, alla quale casualmente ho assistito. Un padre di famiglia, non riuscendo a piegare il figlio giovanotto, infine disse: Se non farai ciò che ti ho detto, vedrai che ricorrerò alla pistola! - Ed il figlio per risposta: Vedremo di noi due chi sparerà per primo! -

Nell'educazione dei figli ci vuole soavità, non disgiunta mai  dalla fortezza.

 

IL CIABATTINO

Era morta una signora in età prematura, lasciando quattro maschietti.

Il marito ciabattino, di carattere forte, allenato al lavoro e alle privazioni, rimasto vedovo non si perdette di coraggio. Consapevole dei doveri di padre, si dedicò appieno all'educazione dei figli. In quei quattro ragazzi egli vedeva i quattro uomini del domani.

Li tirava su con l'esempio e con la parola; nessuno si sarebbe azzardato a dirgli un « no! » Pretendeva che frequentassero la scuola e che studiassero sul serio. Vigilava che non tralasciassero il Catechismo domenicale. A tavola dovevano contentarsi di quello che la Provvidenza mandava. Ripeteva: Quanto vostro padre vi dà è frutto del suo lavoro! - Non c'era denaro per i capricci fanciulleschi.

Un giorno, in cui in paese era venuto il burattinaio; desiderosi i quattro di vedere le marionette, dapprima non osarono chiedere il permesso di andarvi; in ultimo si decisero e si presentarono timorosi al padre, senza parlare, ma in atteggiamento espressivo. Il padre, avendo compreso, disse: Volete andare a divertirvi? Volete denaro? ... Ebbene, scegliete: o marionette o cena!

- Marionette! -

La sera, finita la rappresentazione, andarono a letto digiuni.

Si direbbe: Padre inumano! Trattare così i figli! ...

Eppure quei ragazzi crebbero riflessivi, economici, studiosi e buoni. Uno di loro fu notaio, un altro Canonico e due divennero Vescovi, e Vescovi di fama, le loro Eccellenze Blandini.

 

LUCE CELESTE

Lo Spirito Santo nel Libro dell'Ecclesiastico dice: « Hai dei figliuoli? Istruiscili e piegali alla sottomissione sin dall'infanzia. Hai delle figliuole? Vigila sulle loro persone e non mostrare loro il viso troppo sorridente » (Eccl., VII - 25).

« Chi ama il suo figliuolo, lo castiga sovente, per averne in futuro consolazione.

« Chi accarezza il figlio, ne dovrà fasciare le piaghe. Il cavallo non domato diventa intrattabile ed il figlio abbandonato a se stesso diventa uno scavezzacollo.

« Fa' moine al figliuolo e ti darà angosce. Non lasciarlo fare a modo suo nella gioventù e non chiudere gli occhi davanti ai suoi capricci. Fagli piegare il collo in gioventù e battilo mentre è ancora fanciullo, in modo che non diventi altero e disubbidiente, con grande dolore dell'anima tua.

« Affaticati attorno al tuo figlio, per non cadere nella sua vergogna » (Eccl., XXX - 1 ... )

Queste massime educative sono prese dalla Bibbia e meritano massimo rispetto.

 

VITA ... PROGRESSISTA

La campagna senza pioggia inaridisce e non può dare frutto; la famiglia senza preghiera è arida e non può dare frutti di onestà.

Nella famiglia del tempo del « progresso » di tutto si parla, tranne che di preghiera. Il tempo speso nell'orazione, nella lettura spirituale, nell'esame di coscienza, è considerato come sprecato; quindi, non preghiere del mattino e della sera, non recita del Rosario, non assistenza alla Messa, non pratica dei Sacramenti.

Quale meraviglia poi se il padre è dedito al vino ed al giuoco e se spesso bestemmia? Se la madre fa parlare male di se nel vicinato per la sua condotta libera? Se il figlio è pigro nello studio e ribelle e talvolta ruba denaro in casa? Se la figlia è indecente nell'abito, se parla spudoratamente e se i giovanotti la corteggiano solo per divertirsi?

Il pensiero dominante di una tale famiglia è: fare bella figura in società, prendersi molti spassi, andare a ballare, prendere parte a gite e godere delle trasmissioni radiofoniche e televisive. Tutto il resto conta nulla.

In queste famiglie progressiste, che purtroppo aumentano di numero, manca la gioia domestica, la serenità della coscienza, l'amore al lavoro e, più che vere famiglie, dovrebbero chiamarsi convivenze pagane.

 

IL PONTE DEI SOSPIRI

È delizioso attraversare il lungo ponte, che unisce Mestre a Venezia, cinque chilometri di rettifilo sul mare.

Alla sponda del Canale Grande montai sul vaporetto di servizio e potei contemplare Venezia, città caratteristica, disseminata sulla laguna, ricca di costruzioni in stile bizantino. Incantevole la scena che si presenta allo sguardo appena usciti dal Ponte di Rialto.

Dopo avere visitata la Basilica di San Marco, mi proposi di visitare il Carcere dei Piombi.

Dietro al palazzo dei Dogi c'è la storica prigione, separata dal palazzo da un piccolo canale.

Il custode mi fece da guida. Mi si strinse il cuore a vedere le varie cellette, costruite addirittura in modo disumano. Qui furono rinchiusi politici e letterati illustri, tra cui Silvio Pellico. Non è facile descrivere l'orrida prigione.

Mi trattenni a lungo sotto il Ponte dei Sospiri, che mette in comunicazione la prigione col palazzo dei Dogi.

Il Ponte dei Sospiri si prestò alla mia meditazione.

I carcerati, nel giorno fissato, lasciavano la celletta ed erano introdotti nell'attiguo palazzo per ricevere la sentenza. Attraversando il ponte, naturalmente pensavano: O libertà, o morte, o dimora nei Piombi! - Per questo il breve passaggio ebbe per nome « Ponte dei Sospiri ».

C'è per l'umanità un altro Ponte dei Sospiri: è il passaggio dalla vita terrena a quella eterna. Tutti abbiamo da fare questo passaggio al momento della morte e dobbiamo presentarci al Giudice Divino, Gesù Cristo, per ricevere l'immutabile sentenza: O morte, o vita! O inferno, o Paradiso!

L'inferno! ... Altro che la dimora dei Piombi di Venezia, freddissima d'inverno ed infuocata d'estate!

Il Cristo Giudice, ammantato d'infinita giustizia, giudica ogni creatura, redenta col suo Sangue. Nulla sfugge all'occhio di Dio! Tutto viene vagliato, anche un recondito pensiero.

Il giudizio più rigoroso, avvenuta la morte, lo subiranno coloro che sulla terra avranno avuta qualche autorità. Infatti è detto nella Sacra Scrittura: « Dio giudicherà il giusto e l'empio; allora sarà il momento di ogni rendiconto » (Ecclesiaste, III - 17).

« In modo orrendo ed improvviso apparirà a voi (il Giudice Divino), poiché sarà fatto un giudizio durissimo a quelli che stanno a capo » (Sapienza, VI - 5). Il padre e la madre stanno a capo della famiglia; subiranno quindi un giudizio durissimo al Tribunale Divino.

 

RIFLESSIONE

Con facilità ci si sposa; a libero arbitrio si ostacola l'opera creatrice di Dio, limitando la prole; con incoscienza inaudita si tronca la vita a creaturine prima che vedano la luce del sole; si è trascurati nel fare battezzare in tempo i piccoli; si è indifferenti a mandare i bimbi al Catechismo od a prepararli alla Prima Comunione; non ci si fa tanto scrupolo a dare scandalo ai figli con parole od atti imprudenti e forse, peggio ancora, con la sistematica vita di peccato; non si fa caso se i figli trascurano i doveri religiosi; si assecondano le brame delle figlie con la moda invereconda; si espongono i figli ai pericoli morali, dando loro troppa libertà nei fidanzamenti, nelle sale da ritrovo, nelle spiagge e nelle rappresentazioni.

Come dovrà essere duro il Giudizio Divino per questi genitori moderni, che si preoccupano solo della salute dei figli, della loro riuscita negli studi e della loro onorata sistemazione in società, poco o niente curandosi della salvezza delle loro anime!

Quanti si trovano già all'inferno, per non avere soddisfatto ai loro gravi doveri di genitori e quanti ce ne andranno! Di padri e madri incoscienti il mondo oggi è popolato.

 

LA GIOVENTÙ

Se è riprovevole la condotta di tanti genitori, pure è riprovevole quella di tanti figli, i quali portano le tristi conseguenze della mancata educazione religiosa e morale.

L'età più bella e più preziosa è quella della giovinezza; ma la deficienza di luce divina nell'infanzia e nell'adolescenza ormai l'ha resa l'età più preoccupante e più degna di commiserazione.

La gioventù che vive « alla moderna » disconosce i veri valori della vita, preferisce la vanità alla verità, la falsa gioia alla vera; calpesta con facilità i più sacrosanti doveri verso Dio e verso i genitori, pur di assecondare le male voglie del cuore in subbuglio.

I giovani e le giovani ormai sogliono essere la grande croce familiare.

Chi è causa del suo male, pianga se stesso! I genitori, che durante l'infanzia dei figli hanno goduto delle loro carezze, giunta poi la gioventù, sono costretti a versare lacrime.

 

IL TIMORE DI DIO

La gioventù dell'epoca del progresso non suole avere il timore di Dio, perciò crede che tutto le sia lecito.

I giovani buoni, religiosi e prudenti sono derisi dai cattivi e le signorine timorate di Dio sono disprezzate dalle libertine.

Oh, se si comprendesse la preziosità della vita, come sarebbe florida la gioventù! Al contrario oggi la si vede vuota come un pozzo esaurito, arida come un albero dalle radici secche, arsa come la sabbia del deserto, inquieta, insaziabile e nevrastenica.

Ascolti la gioventù gl'insegnamenti divini (Eccl., I - 11 ... ):

« Il timore del Signore è una gloria ed un vanto; è gioia e corona di allegrezza. Questo timore di Dio allieterà il cuore, darà letizia, contentezza e lunga vita.

« Chi teme il Signore si troverà bene negli ultimi momenti e nel giorno della sua morte sarà benedetto.

« L'amore di Dio è gloriosa sapienza. « La Religione custodisce e giustifica il cuore e gli dona giocondità e contento. Chi teme il Signore sarà felice.

« Ma per i cattivi la sapienza è oggetto di disprezzo.

« Guai a coloro che abbandoneranno le vie rette per andare in quelle tortuose! Che faranno i cattivi quando Dio comincerà a rivedere i loro conti? ».

 

LA MODA

Dice una cartolina del pubblico: - Cosa fanno i giovani di oggi?

- Danno un calcio al pallone... ed un altro ai libri. -

Ed invero gl'ideali dei giovani sono: pallone, sport, turismo e amoreggiamenti. Un'altra cartolina del pubblico dice: - Cosa sono le signorine moderne? - Carne esposta ... per essere venduta. -

Per le ragazze ciò che oggi più conta è lo stare fuori da casa, il mettersi in mostra con la moda più strana ed imitare gli uomini più che sia possibile: nella capigliatura, nell'abito, nell'uso dei narcotici e del fumo e più che tutto nel turismo e nel libertinaggio.

Le signorine che seguono la moda contemporanea, dimostrano di non conoscere la psicologia umana. Credono di essere più gradite al sesso maschile e non sanno che l'effetto è contrario.

La donna è attratta dalla capigliatura e dall'abito maschile; taglia perciò la chioma, che è ornamento del suo volto, ed indossa calzoni e giubbetto.

L'uomo invece, che è attratto dalla chioma della donna e dalla sua gonnella, non vedendo ciò, suole provare un senso di repulsione davanti ad una signorina in abito maschile. Sarebbe lo stesso che una donna vedesse un giovanotto in veste femminile; ne proverebbe istintivamente antipatia.

Ma chi può scandagliare la vanità della donna? Qualunque stranezza potrebbe in lei divenire un ideale.

- Signora, diceva una buona mamma ad un'altra mamma, abbia cura della sua figliola! Non vede che sta male? È troppo gialla; sarà ammalata di fegato!

- Ma che ammalata! È la moda! Mia figlia si è truccata a giallo!... -

In Via Maqueda a Palermo attendevo lo scatto del semaforo verde; vicino a me, fra gli altri, attendeva anche una donna. I miei occhi si posarono casualmente sui piedi di lei. Mi disgustai a vedere anelli d'oro alle dita dei piedi.

Ma che criterio! ... Tormentarsi i piedi con i gioielli, pur di appagare la vanità! E la sigaretta in bocca alla signorina? ... È una vera stonatura; ma, essendo di moda, deve fumare, non tenendo conto delle conseguenze economiche per spese non indifferenti, delle conseguenze fisiche per il pericolo del cancro e per l'aumento del suo nervosismo e delle conseguenze morali, perché la nicotina, di sua natura veleno, presa in forte dose, può divenire incentivo alle passioni.

 

LEZIONE

Conversavo con un cinese, che da qualche tempo studiava in Italia. Fra le tante domande gli rivolsi anche questa: - Che impressione ha lei trovandosi in Europa e particolarmente in Italia? - Brutta impressione a vedere le donne mal vestite. Mia madre è buddista.

Ma vedesse com'è modesta nel vestire! - Io riflettevo: le donne pagane danno lezione a quelle cattoliche.

 

LA CORRUZIONE

La vita vana, capricciosa, irriflessiva e libertina tende all'immoralità.

La moda proclive alla nudità, la poca o niuna energia dei genitori nell'impedirla, la frequente promiscuità dei due sessi, tutto contribuisce alla corruzione.

Trascurando la modestia, il pudore, la riflessione, cosa resta nei cuori giovanili? La voglia di procurarsi qualunque piacere, lecito ed illecito.

Di tanti disastri morali d'ordinario sono responsabili il padre e la madre. Questo, dice Dio al genitore: « Fa' stretta guardia alla figlia che tende all'immoralità, affinché non ti faccia divenire oggetto di scherno presso i tuoi nemici, la favola della città ed il ludibrio del popolo (Eccl., XLII - 11).

 

EPISODI

Si riportano degli episodi illustrativi, per dimostrare com'è infelice la famiglia senza timore di Dio e com'è bello il nido domestico illuminato dalla luce divina.

Una signora dopo la morte del marito viveva con due figli; uno le si mostrava affettuoso e l'altro era il suo chiodo.

Essa soffriva, ma cercava d'imporsi per domare il carattere aspro del figlio. Un giorno si venne alle corte; i ferri erano caldi e si giunse agli estremi. Il giovanotto si avventò con il coltello addosso alla madre e l'uccise.

L'altro figlio perdette il controllo di se; vista la genitrice in quello stato, si avventò contro il fratello e l'ammazzò.

In un periodo estivo mi trovavo a Gambarie, sulle montagne di Aspromonte, in Calabria; svolgevo un po' d'apostolato in quel centro turistico.

Una domenica, finita la Messa, mentre facevo ritorno a casa, mi accorsi che un uomo trentenne mi guardava con interesse e che poi s'accingeva a seguirmi. Compresi che avrebbe voluto parlarmi e rallentai il passo.

- Reverendo, mi disse, mamma ce n'è una sola!

- Certo la mamma è una.

- L'amavo tanto! ... Mio fratello l'uccise alla mia presenza ed io uccisi lui! ... Da poco sono uscito dalla galera; però non posso rimanere in questi luoghi, ove tutto mi ricorda la mamma ed il mio delitto. Sono perseguitato dal dolore e dal rimorso ... Vorrei andare all'estero per dimenticare. Ma come dimenticare la mia tragedia? ... Povera mamma! ... Mamma ce n'è una sola!... -

Cercai di confortarlo e poi l'invitai ad un pranzetto.

Mi commovevo a guardare quell'uomo! ... Famiglia distrutta, rimorso, infelicità!

Venne a trovarmi un giovane, dal volto tutt'altro che sereno.

- Non mi conosce?

- A dire il vero, non mi ricordo di te. - Un tempo godevo della vostra amicizia; ero ragazzo. Ora, trovandomi in momenti critici, ricorro a lei. Sono disperato! ... Se non riuscirò nel mio intento, mi toglierò la vita.

- Sta' calmo! Cosa ti è capitato? - Sono innamorato di una donna. - Ed allora sposala.

- C'è una difficoltà: è la moglie del mio datore di lavoro.

- Ma sei pazzo! ... Perché metterti nei pasticci dell'anima e del corpo? ... E se il marito si accorgesse di qualche cosa? - Già sa tutto.

- Ma metti giudizio! Se farai questo passo, calpesterai la legge di Dio; sarai infelice in vita e poi andrai all'inferno.

- Sono risoluto: o sposare quella donna o uccidermi! Se andrò all'inferno, non me ne importa! -

Per quanto gli abbia detto, non riuscii a calmarlo e lo vidi partire da me in uno stato da fare pena.

Misero colui che vive nelle tenebre del vizio!

Neanche a farlo apposta, trascorsa quasi un'ora, si presentò a me un altro giovane, dall'aspetto gioviale. Sentî il bisogno di esclamare: Che differenza tra te e l'altro giovane! - e gli narrai l'accaduto.

- Dunque, cosa desideri?

- Ho finito il lavoro d'ufficio e vengo a chiederle la Benedizione. Fra mezz'ora vorrei trovarmi in Chiesa per la Messa e la Comunione.

- Le tue cose come vanno?

- Bene! Lavoro, guadagno abbastanza, ho buona salute, ho la coscienza tranquilla e sono contento.

- Notizie dalla tua fidanzata?

- È buona, ma l'ho esortata a comunicarsi più spesso.

- E tuo fratello?

- Ha vinto il concorso a Roma e l'attendiamo in famiglia.

- Tuo fratello mi ha fatto una bella impressione! E penso che sia un giovane vicino a Dio.

- Più di me! Ogni giorno si comunica. - E tua sorella si è fidanzata?

- Ancora no; ma non tarderà.

- Che brava sorella hai! - Parrebbe quasi impossibile che in tempi così tristi si possano trovare ragazze così serene, pie, modeste e laboriose! Quando viene a trovarmi per qualche consiglio, mi sembra di trattare con una Suora. E dire che lavora in ufficio, tra tanti pericoli morali. L'altro giorno vennero a visitarmi tuo papà e tua mamma. Che genitori ideali! ... Li guardavo e mi sembrava di trovarmi davanti a mio padre ed a mia madre. Ringrazia Dio che ti ha fatto nascere in questa famiglia!

- E sì! Hanno saputo educarci con bontà e fortezza. A casa mia c'è lavoro, provvidenza, ubbidienza e preghiera. Mio padre e mia madre sono buoni, ma vogliono essere ubbiditi. Le dico anche questo, che quando in famiglia recitiamo il Rosario, ogni sera diciamo una preghiera per lei. -

Beate famiglie cristiane, illuminate dal Sole Divino!

 

LUCE SUI DIVERTIMENTI

FAME DELL'ORO

Chi non ha assistito, almeno al televisore, a qualche partita di calcio? Niente di male in ciò. In questo giuoco è riprovevole l'esagerazione.

Nelle famiglie, negli uffici, sui treni suole essere l'argomento del giorno la partita da poco svoltasi o la prossima da svolgersi. Pare che il mondo sia impazzito dietro al pallone. Quante spese e sacrifici! A quanti guai potrebbe andarsi incontro assistendo a partite nazionali o internazionali!

Nel maggio 1964 a Lima si attendeva l'incontro per la « finalissima » partita di calcio « Perù - Argentina ». Quasi quarantacinque mila erano gli spettatori.

Nell'ultimo tempo della partita avvenne che l'arbitro annullò un auto-gol. Cominciarono i fischi. Cinque minuti dopo ci fu un altro inconveniente: il pubblico giudicò discutibile un ordine dell'arbitro.

Uno spettatore scavalcò le transenne, entrò nel campo e si diresse verso l'arbitro, che prese la fuga. Subito dopo altri venti, cento ... invasero il campo, mentre la folla si metteva in agitazione.

I poliziotti, per arginare la furia della massa, lanciarono bombe lacrimogene. L'effetto fu disastroso. La folla si riversò sui cancelli d'uscita, ch'erano chiusi, e nel trambusto ci furono ottocento feriti e circa cinquecento morti ... martiri del pallone.

Sono disgrazie; sono casi eccezionali; ma qua e là qualche grave inconveniente si verifica sovente.

Chi muove i calciatori ed i loro dirigenti? Chi interessa così fortemente gli spettatori? ... Il « dio oro ».

Il calciatore è pagato profumatamente; inoltre ad ogni gol corrisponde talvolta un milione e più di premio. Gl'impresari incassano decine e centinaia di milioni. I tifosi del Totocalcio, quando la sorte è propizia, d'un colpo possono divenire grossi milionari.

Non è il pallone come tale che attira, bensì è la fame dell'oro!

E le rappresentazioni? ... Gli impresari delle pellicole vanno in caccia delle dive del cinema » per mettere su dei lavori, spesso scandalosi, per assicurarsi così incassi sbalorditivi. Talune artiste per una sola serata di rappresentazione pretendono due o tre milioni.

È sempre l'avidità che domina. Quanta ricchezza ammassano taluni e non sanno dire mai basta!

- Beati i ricchi! - dice il mondo. Possono godersi la vita, nuotando nel mare dei piaceri! -

Così parlano quelli che sono nel buio spirituale; dànno alla ricchezza il valore che non merita, non riflettendo alle parole di Gesù Cristo: Guai a voi, ricchi! (S. Luca VI - 24).

I ricchi infatti sono degni di compassione, perché sono assillati da maggiori preoccupazioni e facilmente si dispongono al fuoco eterno, essendo d'ordinario troppo attaccati ai piaceri della vita, non pensando ai beni celesti, vivendo nell'oziosità sprecando il denaro, poco curandosi dei bisogni altrui e preparandosi una morte amara, al pensiero di dover lasciare tutto.

 

PAROLA DI DIO

Illumini la mente degli avidi la parola di Dio!

« L'uomo passa come ombra ... Ammassa tesori e non sa per chi li abbia messi da parte ... I ricchi lasceranno agli estranei i loro beni ... Non temere quando l'uomo diventa ricco; quando morrà non porterà nulla con sé e non andrà dietro a lui la sua gloria ... In eterno non vedrà più luce » (Salmi, XXXVIII - XLVIII).

« A nulla gioveranno le ricchezze nel giorno dell'ira (Giudizio Divino) ... Chi confida nelle sue ricchezze, cadrà ... È meglio avere poca roba col timore del Signore, che immensi tesori che non sazia!..., artista venuta dall'estero. Penso che sia qui.

- Non è qui e non saprei indicarle dove possa rintracciarla. Artisti ed artiste dimorano nei vari alberghi del centro. Qui vengono solo per la scuola, per le prove e per l'esecuzione.

- Ed allora, dato che sono qui, mi sia permesso visitare il campo sperimentale della cinematografia. -

Un signore mi accompagnò.

Qua e là erano sparsi cartoni, tavole, listelle, piccole costruzioni in mattonelle ed ammassi di materiale già sfruttato.

- Questo è il salone delle grandi scene. Tempo addietro qui fu costruita una nave di dimensioni naturali. Qui dentro si sono girati dei film-colosso, tra cui « Cleopatra ». -

Quanti riflettori e quanta attrezzatura sparsa in quel salone!

Pensai: la gente è ansiosa di vedere films. Non si sa più vivere senza questo divertimento. Ma in realtà, cosa sono queste rappresentazioni tanto idolatrate?

Spesso non sono che illusioni, effetto d'ingrandimento e di altri ritrovati dell'arte; non si tratta di altro che di un teatro preparato con cura.

E perché le sale del cinema sogliono essere affollate? Per lo più non è l'onesto svago che attira, né il desiderio di apprendere buone cognizioni; ma è la « dea Venere », la disonestà, è il fango che attrae. Più immorali sono i films, più ne è assicurato l'esito, poiché più aumenta il numero degli spettatori.

Quanto fango morale si getta sulle anime, talvolta innocenti, con certe rappresentazioni!

E non è solo il cinema il semenzaio della disonestà; purtroppo è anche il televisore in casa.

C'è da rimanere sconcertati a vedere certe trasmissioni! Il buon senso si ribella davanti alle scene immorali.

Non basta dire: Il progresso ormai porta a questo! ... Gli scrupoli di un tempo ormai si disprezzano! La morale cristiana è immutabile, per tutti i secoli e per tutti i popoli. Ciò che oggi si chiama progresso sul campo morale, è accentuato regresso.

Sono gravemente responsabili davanti a Dio:

Gli artisti e le artiste che si prestano alle sconcezze;

Chi trasmette;

Chi sta al televisore;

Chi invita altri ad assistervi;

Chi, avendo il diritto ed il dovere di impedire ciò, si astiene dal farlo.

La modestia e la purezza perdono sempre più terreno, a causa del televisore in famiglia.

È dunque un male tenere in casa il televisore? ...

 

VIGILANZA

Non è molto, trascorsi un giorno sull'Alta Sila, chiamata la « Svizzera d'Italia ».

A più di mille metri d'altezza, nell'esteso altopiano, diversi laghi abbastanza grandi rendono la zona incantevole; i monti sono rivestiti di alti pini e faggi; vi sono sparsi all'interno dei villaggetti alpini, a costruzione svizzera; parecchi centri turistici, ben attrezzati, sono di richiamo a molti; in alto si erge la rinomata Diga del lago di Ampollino, ove ha origine l'Acquedotto della Sila. Tutto è verde lassù e le vacche vi pascolano a tutt'agio.

Osservando, attrasse la mia attenzione una pianticella, detta « cicuta gigante ». È questa un potente veleno. Vedevo la pianticella sparsa sui campi ed anche come siepe dello stradale.

- Pensai: un'erba così velenosa e così abbondantemente disseminata, non avvelena le vacche e non costituisce un pericolo per chi beve il loro latte?

Eppure questo non avviene! Le vacche, seguendo il loro istinto, fra le cento qualità di erbe campestri avvertono all'odore la presenza del veleno; tutto mangiano, tranne che la cicuta.

Sullo schermo del televisore c'è il pascolo della mente e del cuore. Sapendo che una data trasmissione è cattiva o pericolosa, perché prendere quella stazione? ... Accorgendosi che qualche scena non è castigata, perché non cambiare subito la stazione? . Le bestie, avvertendo la presenza del veleno, si privano di quel dato boccone di verde, mentre le creature ragionevoli (che non sempre sono ragionevoli!) non sanno privarsi di quelle scene invereconde, che sono vero veleno morale, anzi ne vanno alla caccia; bevono il veleno dell'impurità, senza curarsi della loro morte eterna, la quale morte è il castigo delle anime impure.

 

PAROLA DI DIO

Dovendo noi vivere di ciò che procede dalla bocca di Dio, ascoltiamo la parola di Dio ed istruiamoci!

« La premura d'istruirsi è amore di Dio. L'amore di Dio è osservanza delle sue leggi; è la purezza perfetta. La purezza avvicina a Dio » (Sapienza, VI - 19).

« Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio! » (S. Matteo, V 8).

« Chi pratica persone immorali, diventerà malvagio, sarà preda della putredine e dei vermi, sarà mostrato come esempio famoso e la sua anima sarà tolta dal numero dei figli di Dio » (Eccl. XIX - 3).

« L'impurità non regni nel vostro corpo mortale, da farvi trascinare dai suoi cattivi istinti! Non date le vostre membra al peccato come strumenti d'iniquità » (Romani, VI - 12 ... ).

« Camminate secondo lo spirito e non soddisferete i desideri del corpo. Infatti il corpo ha desideri contrari allo spirito e lo spirito desideri contrari al corpo, essendo queste cose opposte tra loro, in modo che non possiate fare tutto ciò che vorreste ... Si conoscono facilmente le opere del corpo, che sono: la fornicazione, l'impurità, l'impudicizia, la lussuria ... Chi fa tali cose, non conseguirà il regno di Dio ... Quelli che sono di Cristo, hanno crocifisso la loro carne con i vizi e le concupiscenze (Galati, V - 16).

 

UCCIDE IL FIGLIO

L'abitazione era circondata da un orticello. Al tempo dei frutti si verificavano degli inconvenienti, perché qualcuno rubacchiava.

La padrona, gelosa del suo orto, non ne poteva più. - Guai a chi entrerà nella mia proprietà per rubare! Sono disposta a commettere qualche delitto!

Una sera il figlio, ancor ragazzo, chiese alla madre di uscire per un affaretto.

- Non tardare a far ritorno!

- Potrò stare fuori qualche mezz'oretta. -

Chi sa per quale motivo, da lì a poco il figlio ritornava; per accorciare il tragitto o per velleità infantile, non entrò per il cancello, bensì scavalcò il muro di cinta.

La madre, avvertito il rumore, si affacciò. Il buio della sera non le permetteva di scorgere bene. Pensò: - Sarà qualche ladruncolo; difatti non è entrato per il cancello.

Prese il fucile e sparò sul malcapitato.

- Pare che sia caduto! ... Vediamo chi è!

Quando riconobbe il figlio, colpito a pieno, boccheggiante ... non credeva ai suoi occhi. Cominciò a delirare e stava per impazzire. Il figlio morì.

L'indomani la donna, risaputosi il fatto, fu arrestata.

Vari giornali ne fecero il commento: « Una madre assassina del figlio ».

 

GENITORI ASSASSINI DEI FIGLI

Togliere la vita ad un uomo è delitto; toglierla al proprio figlio è delitto esacrando.

La vita dell'anima è superiore a quella del corpo. Rovinare un'anima è più che commettere un omicidio.

Quanti genitori sono assassini dei figli, perché sono causa della loro rovina morale, dando troppa libertà di godere! Se la giustizia umana è forte punitrice del delitto corporale, quale rigore non userà la Giustizia Divina verso i genitori assassini morali dei figli?

Padri e madri sono custodi dei figli, prima della loro anima e poi del loro corpo. Siano perciò vigilanti affinché i loro figli non siano travolti dalla corrente dei piaceri di questo mondo, tenendo presente che la prima cosa da custodire nei figli è il timore di Dio e la virtù della purezza.

 

LUCE SU CERTI FATTI

UN CATACLISMA

Certi avvenimenti più che alla luce naturale, dovrebbero essere guardati alla luce della fede.

La mia dimora è Messina, città bella per la sua posizione lungo lo Stretto e per le sue costruzioni tutte a nuovo.

Stralcio qualche brano di un articolo della « Scintilla », periodico messinese, pubblicato in questi mesi.

Per la festa dell'Immacolata del 1908, in un giornaletto umoristico di Messina apparve una poesia, in cui si metteva in caricatura la purezza verginale della Madonna.

Per il Natale dello stesso anno « Il Telefono », giornale irreligioso, pubblicò una poesia satirica contro Gesù Bambino.

Nel pomeriggio della domenica, 27 dicembre, apparvero attaccate ai muri della città strisce di carta con parole: « Gesù Cristo non è mai esistito ».

Nella serata del medesimo giorno in un teatro della città, in quello della « Munizione », si fece una rappresentazione sacrilega, nella quale si voleva dimostrare che Gesù Cristo non è mai esistito; la commedia finì con la parodia di un terremoto.

Sempre nella stessa serata il Circolo Massonico « Giordano Bruno » si radunò e decretò la distruzione della Religione a Messina.

La malvagità umana, per opera della massoneria locale, si schierò apertamente contro Dio.

Ma « con Dio non si scherza! », così poi commentò il fatto il giornale di Londra, il « Times ».

Dopo poche ore di tutto ciò, alle 5,20 del 28 dicembre, un susseguirsi di forti terremoti ridusse la città in un mucchio di macerie. In pochi istanti Messina divenne un cimitero.

Fu distrutta anche la tipografia nella quale si pubblicava « Il Telefono », ma rimase intatta la macchina, in cui era ancora la composizione del giornale contenente la poesia sarcastica contro Gesù Bambino: « Tu che sai, che non sei ignoto - Manda a tutti un terremoto! ».

L'Onorevole Micheli ed il Senatore Mariotti, penetrati in quella tipografia per dare aiuto ai superstiti, fecero tirare migliaia di copie di quella poesia per spedirne ovunque.

Il cataclisma di Messina fu un fatto naturale, ma, date le circostanze, si può affermare che sia stata la risposta di un Dio sdegnato all'uomo insipiente.

Lo stesso Arcivescovo, Mons. D'Arrigo, spedì una circolare ai Parroci, dicendo: - Vi esorto a spiegare al popolo che il terremoto di Messina è stato giusto castigo di Dio. -

Le centomila vittime del terremoto del 1908 apportarono luce spirituale a tanti ciechi morali, i quali ritornarono a Dio.

 

UNA FRANA

Dio si sarà fatto sentire a Messina con un cataclisma, perché sfidato dall'uomo. Ma come spiegare altri disastri, ad esempio, quello del Vajont?

Il 10 ottobre del 1963, a notte inoltrata, mentre gli abitanti di Longarone e dei comuni viciniori erano a letto o stavano per andarvi, si udì un boato pauroso e ne segui un fortissimo uragano.

L'acqua trattenuta dalla Diga del Vajont, a causa di una frana di una montagna, uscì dalla Diga e si precipitò nell'ampia vallata. Fu tale la massa d'acqua ed il conseguente spostamento d'aria, che in circa quattro minuti sparì la cittadina di Longarone. Si ebbero quasi tremila morti.

Cosa pensare di tutto ciò? All'occhio puramente umano fu disastro come tanti altri. Ma guardiamo il fatto sotto altra luce.

Nel Vangelo di San Luca, al Capo XIII, si legge:

« Vennero da Gesù alcuni a raccontargli di quei Galilei, il sangue dei quali Pilato aveva mischiato a quello dei loro sacrifici.

« E Gesù rispose loro: Credete che quei Galilei fossero più peccatori degli altri Galilei, perché hanno sofferto queste cose? No, vi dico; ma se non farete penitenza, perirete allo stesso modo anche voi. E quei diciotto, sui quali cadde la torre di Siloe e li uccise, credete forse che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se non farete penitenza, perirete tutti allo stesso modo ».

Gesù con la sapientissima risposta intendeva correggere un errore popolare, cioè il credere che le vittime dei disastri siano le persone più cattive.

Erano forse cattivi i bambini di Longarone e tanta buona gente che fu travolta dall'acqua e dal fango? E non sarebbero, sempre umanamente parlando, più meritevoli di distruzione certe zone di Parigi, ove la disonestà è così sfacciata?

Le parole di Gesù hanno questo significato:

Le vittime di Pilato e quelle del crollo della torre di Siloe perdettero la vita del corpo. Ma i peccatori, se non fanno penitenza, perderanno l'anima e subiranno la morte eterna nell'inferno.

Tuttavia certi disastri potrebbero essere lezioni divine. Per noi la morte è la più grande sciagura, mentre per il Creatore, che attende tutti nell'eternità, è un semplice passaggio necessario.

La scomparsa repentina di Longarone potrebbe insegnare:

Cosa siete voi, o uomini, sulla terra?..: Perché vi affannate troppo quaggiù, quasi non doveste mai lasciare il mondo? ... Perché attaccarvi tanto ai beni della vita presente?... Non riflettete che tutti siete sotto la mano di Dio e che in un attimo potrebbero svanire tutti i vostri sogni? ...

Perché non pensate di più all'eternità, per la quale siete stati creati? ...

I retti di cuore, dopo qualche disastro collettivo, si nutrono di tali pensieri, perché illuminati dalla luce celeste; ma gli immorali, i superbi e vanitosi, gli avari... privi di luce divina, dopo un cataclisma o una sciagura collettiva concludono: Dato che tutto può finire da un momento all'altro, godiamo più che sia possibile, raccogliendo ogni fiore di piacere!

 

LUCE SULLE ANIME

FILI D'ORO E CORDE

Nella Storia della Serva di Dio Maria Dolores si legge:

Il buon Gesù si degnò dirmi: Quante anime ingrate vogliono andare all'inferno, proprio loro! Per avere pietà e salvarle occorrono molti atti di rinuncia da parte delle anime buone.

Vedi le mie Piaghe? Non cessano un solo istante d'irrorare la terra del mio prezioso Sangue. Ma quante sono le anime che ne approfittano? Vuoi sapere la causa? Guarda! -

Ho visto tante anime, come bambine, uscite dal Battesimo candide come la neve. Man mano che crescevano, spontaneamente gettavano via le belle vesti bianche.

Un Angelo con un calice d'oro avvicinava una ad una queste anime, affinché bevessero; però non tutte appressavano le labbra per bere. Quelle che bevevano subito venivano illuminate da un sole tanto risplendente che illuminava tutta la loro persona.

Un altro Angelo diceva forte: Conservate candida la stola della vostra innocenza, del Santo Battesimo; osservate la santa legge di Dio; custodite l'onestà, la mansuetudine e la pazienza; amatevi, non rubate, non fate alcun male al prossimo; usate misericordia!

Quando l'Angelo parlava, portava una croce con dei fili d'oro; le persone che ascoltavano l'Angelo, venivano legate alla croce con quei fili d'oro e si abbracciavano ad essa croce con slancio, quantunque scorresse del sangue dai loro corpi. Si vedevano tanto contente.

Quelle che non si legavano con i fili d'oro si cingevano da loro stesse con delle grosse funi e, quando la fune si aggirava intorno ai loro corpi, gridavano disperatamente e si trovavano sull'orlo dell'inferno.

Tantissime anime imploravano: Gesù, pietà di costoro per le tue Sante Piaghe! Salvale! -

Gesù, sempre misericordioso, le salvava in punto di morte.

La voce di molti Angeli si udiva dire: Chi non beve al calice del Sangue di Gesù e non si lega con tutte le potenze dell'anima alla croce di Gesù con i fili d'oro, che sono le sue Piaghe, non si salva! -

 

DUE SCHIERE

In questa visione appaiono due schiere: quella dei buoni, attaccati alla croce con i fili d'oro, e quelli dei cattivi, circondati da funi.

I primi osservano la legge di Dio, anche con sacrificio, e sono contenti; i secondi appagano le passioni e poi giungono alla disperazione.

Coloro che bevono al calice del Sangue dell'Agnello Divino, credono in Gesù Cristo, praticando la sua dottrina e partecipando ai suoi Sacramenti e vengono illuminati da un sole risplendente. Gli altri invece restano al buio, dati ai piaceri della vita, rasentando così l'orlo dell'inferno; solo il dolore e la riflessione possono cominciare a portare loro un po' di luce, che, coadiuvata dalla Grazia Divina, potrebbe divenire sole risplendente.

 

DOLORE E RIFLESSIONE

Visitare i carcerati è un'opera di misericordia. Poiché come Sacerdote mi è facilmente permesso di entrare nelle prigioni quando il tempo me lo permette faccio di tali visite.

Le carceri sogliono essere per uomini; ma ci sono anche quelle per donne.

Più volte a Roma sono stato a Rebibbia. E’ questa una zona al di là della Stazione Tiburtina. Una lunghissima cinta rettangolare chiude due carceri, il maschile ed il femminile.

Il direttore mi dà ampia libertà. Le Suore del Buon Pastore, addette alle detenute, mi accompagnano nei vari ambienti. Accenno a qualche visita.

Era sul mezzogiorno; le carcerate erano sparse nei due cortili, nei corridoi e nelle celle.

Un buon numero di signorine mi si avvicinò spontaneamente e con rispetto.

- State allegre! Risollevate il vostro spirito! Cantate e così non vi accasciate nella sventura!

- Sì, sì; vogliamo cantare!

- No! - disse il gendarme; è proibito cantare!

- Oh, povere signorine! ... Allora cantate in sordina ... in modo che nessuno vi oda ... Se voi foste uomini, vi avrei portato da fumare; nelle carceri distribuisco sigarette..

- Anche noi fumiamo! - ed alzarono la mano con la sigaretta accesa, che sino allora per rispetto avevano tenuta dietro la schiena.

- Un'altra volta vi porterò le sigarette.

Altre schiere di signorine stavano distanti da me. Che visi smorti, malgrado la truccatura! Che corpi scheletriti! Che sguardo velato! ... Avevano in fronte il marchio della disonestà.

Infelici giovani! Vi siete circondate di grosse funi, vi siete date alla vita libera ed avete perduto l'onore, la salute, la libertà, la gioia della vita ... e forse perderete anche l'anima!

Una giovane, ben messa ed in abito elegante, passeggiava da sola, pensierosa, e piangeva; nel frattempo fumava.

- Signorina, coraggio! Da molto è qui?

Questa notte i poliziotti mi ci hanno portata. -

Una donna mi s'inginocchiò dinnanzi e stava a braccia aperte: Padre, mi benedica! - Sembrava la Maddalena pentita. La Superiora mi disse sottovoce: Questa è la donna più terribile del carcere! ... Vede quest'altra donna, che ci segue con interesse? ... Ha ucciso un uomo! ... Vede quell'altra? ... Non fa altro che uscire dal carcere e rientrarvi. -

Quando uscivo dalla cinta carceraría, pensavo:

È così bello, è così dolce il vivere vicino a Gesù! ... Eppure c'è chi vuole crearsi l'infelicità in questa e nell'altra vita!

Il dolore, unito alla riflessione, è il finestrino attraverso il quale Gesù fa penetrare la sua luce. Gesù lavora nel cuore delle carcerate.

Mi diceva la Superiora del Buon Pastore: Faccio circolare tra le detenute dei buoni libri e rivolgo loro delle buone parole. Tante si riabilitano. Ogni giorno quasi un quarto di queste carcerate viene spontaneamente a Messa e si comunica quotidianamente. Mi scriveva da casa una madre di famiglia, dopo scontata la pena: Il carcere mi ha fatto mettere giudizio; ne sono uscita trasformata; sento di essere più buona di prima! -

Quanto è utile pregare espressamente per coloro che stanno nelle carceri; uomini e donne! La preghiera apporta loro la luce divina.

 

SOFFERENZA SALVATRICE

Il dolore non solo giova a chi lo ha, ma può giovare anche alla persona che è causa dello stesso dolore.

Mi confidava una signora:

La mia vita ha avuto sedici anni di martirio. Mio marito si attaccò ad una donna e fu irremovibile nel suo proposito; ad essa rivolgeva l'affetto e destinava il patrimonio familiare.

Offrivo a Gesù il mio dolore, chiedendo misericordia per lo sposo infedele e per la misera amante. Più crudo e duraturo fu il mio dolore e più abbondante ne fu il frutto. Gesù utilizzò tutto a bene delle due anime traviate; infatti mio marito un anno prima di morire si converti e fini la vita nel bacio del Signore; là peccatrice si rimise pure ed al presente è data tutta a Dio con la Comunione giornaliera.

 

IL MOMENTO DELLA LUCE

Un figlio o una figlia sono sulla cattiva strada, specialmente per il fattore moralità.

La madre, anima pia, non riesce a far rinsavire tali figli. Soffre e prega. La sua amarezza è grande. Pare che Dio l'abbia abbandonata e non ascolti le sue preghiere.

Ma giunge l'ora della Provvidenza. La Divina Misericordia tiene conto di tutto e tutto accoglie; utilizzando il lungo dolore materno e le suppliche, darà facilmente la luce ai figli peccatori, se non altro all'ultima ora di vita, e li libererà dall'Inferno.

Santa Monica molte lacrime versò per il figlio traviato; per molti anni ne attese la conversione. Nell'ora della Provvidenza venne la luce straordinaria, tanto che il figlio di Santa Monica divenne Sacerdote e Vescovo, fondò un Ordine Religioso e dopo la morte fu dichiarato Santo e Dottore di Santa Chiesa. Sant'Agostino fu frutto delle preghiere e delle lacrime di sua madre.

 

NEGLI ULTIMI ISTANTI

Una signora mi mise a conoscenza di un suo dolore: Ho un fratello che convive con una donna lasciata dal marito; da anni non può né confessarsi e né comunicarsi. La mia famiglia è religiosa e tutti stiamo in pena per questo fratello. -

Le suggerii: Reciti ogni giorno cinque Pater, Ave e Gloria in onore delle Sante Piaghe per la sua conversione. Ho fiducia che la luce divina lo illumini almeno prima di morire. -

Trascorsi parecchi anni, un malore improvviso colpì il peccatore. Proprio negli ultimi istanti di vita la Grazia di Dio trionfò in quell'uomo, il quale, illuminato dal Sole Divino, vide la gravità del suo caso, ebbe il tempo di rimettersi nell'amicizia del Signore e poi spirò. La sorella fu madre spirituale del fratello convertito.

 

DELUCIDAZIONI

Essendo il dolore apportatore di vera luce anche a coloro che ci danno motivo di soffrire, si danno delle delucidazioni.

Si è, per esempio, ricompensati con l'ingratitudine da persone beneficate; si è trattati male da gente non timorata di Dio; si subiscono ingiustizie; si è umiliati senza motivo da certi caratteri superbi ed iracondi.

In simili casi si sappia approfittare. Si dica perciò: Signore, ti offro il mio dolore a bene di chi me l'ha procurato!

Quest'offerta, frutto di vera carità, ripara in qualche modo il male di chi ha mancato verso di noi e prepara grazie.

Un'infermiera aveva portato un po' di cibo ad un ammalato; fra l'altro c'era un uovo. L'ammalato, indispettito, mentre l'infermiera si allontanava, scaraventò l'uovo sulle sue spalle, imbrattandole l'abito.

La giovane fu umiliata, ma non reagì, anzi avrà offerto a Gesù quell'umiliazione a bene dell'infermo. Quell'atto d'umiltà e di mansuetudine riparò l'atto di orgoglio e di collera dell'ammalato.

Poco dopo l'infermiera ritornò con una tazza di brodo. Come se niente fosse stato, disse all'uomo: Poiché non ha preso l'uovo, è bene che prenda questo brodo. Lei è debole ed ha bisogno di nutrizione. -

L'infermo, colpito da tanta bontà, si commosse, chiese scusa dall'atto ineducato e tornò a buoni sentimenti.

Quell'infermiera da poco è stata elevata agli onori degli Altari; è Santa Bertilla. Beati coloro che sanno offrire le loro sofferenze a vantaggio di chi le procura!

 

LA MALATTIA

Le stelle si vedono quando c'è buio; la luce divina si vede quando c'è il dolore. Il dolore prepara a Gesù la via nei cuori; è mezzo provvidenziale di purificazione; è fonte di meriti a chi lo sa abbracciane e può salvare le anime. Per questo la sofferenza, fisica, morale, spirituale, è data da Dio a tutti, malgrado il ricalcitrare dell'umana natura corrotta.

Se il dolore non si guarda alla luce celeste, se ne perde il merito.

Una malattia strappa alla vita gaudente ed inchioda ad un letto. Nella solitudine e nella privazione degli spassi l'anima può meglio riflettere sulla vanità della vita e può determinarsi ad una vita più seria e più religiosa.

Una persona; data alla vita spirituale ed all'apostolato, è colpita da un malanno; si riduce all'inazione e diviene di peso a sé ed ai familiari. Non deve scoraggiarsi, né considerare il suo stato come un abbandono di Dio. Piuttosto miri tutto alla luce di Gesù, il quale con quello stato di sofferenza intende purificarla, arricchirla di tesori e darle modo di salvare i peccatori.

 

L'INSONNIA

L'insonnia, che è frequente e quasi naturale ad una certa età, suole essere di gran peso agl'infermi. È una sofferenza, sulla quale Gesù fece una lezione a Santa Geltrude. Potrebbe giovare il conoscerla.

Nella vita della Santa (Libro III Capitolo 52) è detto:

Geltrude aveva trascorso una notte quasi interamente insonne, rimanendone stanca e svigorita. Come di sua abitudine, offrì a Gesù la sua pena in eterna lode, per la salvezza misericordiosa del mondo intero.

Il Signore, compatendo con bontà alla sua sofferenza, le insegnò d'invocarlo, in simili casi, con questa preghiera:

« O Gesù, per la tranquillissima dolcezza con la quale hai riposato da tutta l'eternità nel seno del Padre, per il tuo gradito soggiorno di nove mesi nel seno della Vergine, per le gioie che hai gustate nel cuore di anime particolarmente amate, ti prego, o Dio misericordioso, di degnarti, non per la mia soddisfazione, ma per la tua eterna gloria, di accordarmi un po' di riposo, affinché le mie membra affaticate possano rinvigorirsi ».

Geltrude, mentre pronunziava questa preghiera, vedeva le parole trasformarsi in gradini per aiutarla ad elevarsi sino a Dio.

Il Signore le mostrò allora, preparato alla sua destra, un magnifico seggio, dicendole: Vieni, o mia diletta, reclinati sul mio Cuore e vedi se l'amor mio, sempre vigilante, ti permetta di gustare un poco di riposo. -

Quando ella si fu alquanto ristorata sul Cuore del Signore, raccogliendone i palpiti dolcissimi, disse: O amor mio, che significano questi tuoi palpiti? -

Gesù rispose: Significano che quando una persona si trova sfinita e priva di forze per l'insonnia, può rivolgermi tale preghiera per rinvigorirsi e cantare le mie lodi. Se poi non l'esaudisco ed essa sopporta la sua debolezza con umile pazienza, allora la preghiera sarà accolta dalla mia Divina Bontà con gioia tutta speciale. Un amico non è forse riconoscente se vede l'amico suo più intimo levarsi subito al suo richiamo, quantunque sia assonnato ed imporsi quel sacrificio per avere la consolazione d'intrattenersi con lui? Tale atto di cortese compiacenza gli è più gradito che se un altro amico, il quale passa solitamente le notti insonni, si levasse volentieri, ma più per abitudine che per amore. Così colui che mi offre pazientemente la sua infermità, quantunque la malattia e le veglie abbiano esaurite le sue forze, mi è assai più caro di colui che, avendo buona salute, passa l'intera notte in orazione, senza risentire disagio.

 

ETA’ AVANZATA

Finché si è giovani o nella piena virilità, la vita sembra bella. Ma quando ci s'inoltra negli anni e si giunge al cinquantesimo, al sessantesimo..., allora comincia a sentirsi la pesantezza della vita, perché il corpo va indebolendosi ed i vari organi funzionano poco bene.

In questo stato di cose ci vuole un po' di fede per non abbattersi moralmente e per approfittare del tempo propizio.

Si suggerisce:

1) Essere grati a Dio degli anni di vita ricevuti, perché dalla maggioranza si muore prima dei sessant'anni.

2) Offrire gli acciacchi dell'età in riparazione dei peccati della vita trascorsa.

3) Considerare i disturbi fisici come Purgatorio in terra. Meglio soffrire qui con merito, anziché in Purgatorio.

4) Attendere di più e meglio alla vita spirituale, essendoci d'ordinario più tempo disponibile per pregare e leggere libri buoni.

5) Disporsi con serenità al gran passo per l'eternità e stare sempre preparati, perché ad una data età il cuore può fare qualche sorpresa.

Il giungere ad un'età avanzata deve considerarsi come un atto dì misericordia del Signore.

Papa Giovanni XXIII nei suoi discorsi talvolta diceva: « Sono nell'alto vespero della mia vita ». Egli era sugli ottant'anni ed attendeva senza turbamento il tramonto. Alla sua morte fu un'apoteosi, un grande faro di luce, logica conseguenza di una vita trascorsa alla luce celeste.

 

TENTAZIONI

Quanti nelle tentazioni si accasciano inutilmente per mancanza di luce!

Ci sono anime belle, amanti di Gesù, disposte a morire pur di non cadere in peccato. Costoro per lo più sono fortemente tentate contro la purezza. Sostengono lotte continue, sino a dover dire con San Paolo: Chi mi libererà da questo corpo di morte? (Rom. 7-24). Non sanno spiegarsi il perché di tante lotte e si affliggono, lamentandosi con Gesù.

Ecco la luce: Le anime in grazia di Dio, disposte sempre al bene, sono bersaglio particolare di Satana. Dio permette questo:

1) Affinché stiano umili nel divino servizio.

2) Perché dimostrino meglio il loro amore a Gesù, sostenendo il martirio dei sensi.

3) Perché arricchiscano di luminose perle la corona della gloria celeste.

4) Affinché riparino le cadute morali di certe anime deboli nella purezza ed ottengano loro, con le vittorie riportate, la grazia di rialzarsi dalla colpa.

Le anime più sante sono spesso le più tentate.

 

PROVVIDENZA DELLE COSE STORTE

Si era chiuso un corso di Esercizi Spirituali. Gli esercitandi, secondo i propri bisogni, avevano prese delle risoluzioni di vita migliore; chi aveva scritto tre o quattro proponimenti e chi più ancora.

Uno dei partecipanti disse in conversazione: Io ho fatto un solo proponimento, che ne abbraccia parecchi; essendo uno, non è stato necessario scriverlo.

- Se è lecito, si può conoscere?

- Ecco! Riflettere su questa frase:. « La Provvidenza delle cose storte ». Nella vita si hanno dei contrattempi, o in casa, o nel posto di lavoro o nel disbrigo degli affari. I contrattempi, o cose storte, devono guardarsi alla luce della fede, per vedere quali possono essere i fini di Dio nel permetterli:

Forse Gesù vuol mettere alla prova la nostra fiducia in Lui, o provare la nostra pazienza, o farci acquistare dei meriti perdonando e sopportando le persone moleste.

Illuminata da questa luce soprannaturale, l'anima non si abbatte nelle contrarietà, anzi facilmente ne esce con buon esito.

In certi contrasti, o urti, o incomprensioni si tenga presente anche questo detto luminoso: « Vince chi perde! ».

Il cedere, il piegarsi, il perdonare, il sapersi adattare alle circostanze, purché non ci sia l'offesa di Dio, è una vittoria morale, quantunque all'occhio profano possa sembrare una perdita.

 

SORGENTE DI LUCE

Sul massiccio dell'Etna, in Sicilia, sorgono due fiumi: il Simeto e 1'Alcantara. Le acque di quest'ultimo sono state in parte incanalate ed attraverso un grande tubo scendono a picco in vallata. Qui c'è la Centrale Elettrica.

La furia e l'abbondanza dell'acqua mettono in movimento il così detto rotore e le dinamo e così si sviluppa l'energia elettrica.

È interessante osservare i complicati macchinari ed apparecchi, che regolano il quantitativo della produzione e del consumo dell'energia. Guai se tutto non procedesse in regola! Un'incuria potrebbe far saltare in aria la Centrale.

Da questa vallata, quasi solitaria, da questa Centrale riceve l'energia elettrica gran parte della Sicilia. Quanto sfarzo di luce nelle città e nelle borgate! La notte somiglia al giorno.

Se si distruggessero tutte le Centrali Elettriche del mondo, le notti sulla terra sarebbero vere notti, buio fitto.

Le Centrali, fonti di luce spirituale, sono i Tabernacoli.

Gesù Sacramentato, Splendore, del Paradiso, Sole delle anime, Centro di ogni energia, dà la luce celeste a coloro che si appressano a Lui, che lo ricevono nel cuore, che ascoltano la sua voce.

Più un'anima è eucaristica, più luce riceve; più un'anima pratica la purezza e più è investita dalla luce divina.

Il mondo è nelle tenebre perché poco o niente si accosta a Gesù Sacramentato e perché non tiene in conto la virtù della purezza.

 

PERLE LUMINOSE TUTTO SPARITO

Il 10 gennaio dell'anno 1965, giungevo alla stazione di San Remo (Imperia) per incontrarmi con la signorina Maddalena Carini. Là grande miracolata di Lourdes aveva delle confidenze da farmi. Chi è la Carini?

Nel 1917 nasceva a Bereguardo (Pavia). La sua vita è stata un intreccio spettacolare di sofferenze fisiche. Nell'infanzia soffriva di angina tonsillare. All'età di 10 anni le fu riscontrato il terribile morbo di Pott, localizzato alle vertebre del dorso e le fu applicato un corsetto gessato. A 16 anni entrò nel Sanatorio per tubercolosi pleuro-polmonare. Due anni dopo fu operata di appendicite e peritonite.

Per questi malanni si accentuarono in Maddalena l'astenia, l'anemia e il deperimento organico.

In seguito si manifestarono intense crisi di mal di cuore; si verificarono inoltre disturbi intestinali con frequenti vomiti.

All'età di 30 anni, quantunque abbastanza slanciata di corporatura, pesava 32 chilogrammi. I mali si moltiplicarono con il sopraggiungere della carie ossea e della peritonite tubercolare.

Era ormai in gravi condizioni. Desiderava andare a Lourdes, ma i medici curanti glielo proibivano, temendo prossima la morte. Tuttavia il 9 agosto 1948 partiva da Milano febbricitante col pellegrinaggio dello U.N.I.T.A.L.S.I.

Mi diceva la Carini:

Il 14 agosto, pregavo nella grotta di Lourdes. All'improvviso la statua della Madonna si animò e la Vergine mi guardava amorosamente. Vicino a Lei apparve Gesù, Bambino sui cinque anni ed anche San Giuseppe. Sapendo che il Santo Patriarca è il Patrono della buona morte,

dissi a me stessa: Questa volta morrò; San Giuseppe viene ad avvisarmi. Invece l'indomani, festa dell'Assunta, durante la Benedizione dei malati, averti un senso di calore e di formicolio al petto; mi sentì guarita. I medici verificarono il prodigio. Il Cardinale Montini, oggi Paolo VI, nominò una Commissione Canonica per lo esame ed il giudizio sul carattere miracoloso della guarigione.Tutto fu positivo. Domandai a Maddalena:

Sono spariti tutti quei gravi disturbi di un tempo? È rimasta forse qualche traccia?

Mi rispose: Tutto sparito; non c'è traccia alcuna. Per dimostrare la mia riconoscenza alla Vergine, andai a Lourdes per mettermi a servizio dei malati dei pellegrinaggi. Ma poi la Madonna volle che mi interessassi dei malati spirituali, cioè dei peccatori. A tale scopo, sotto la direzione del Vescovo di Pavia, si è costituita la «Famiglia dell'Ave Maria », che ha per iscopo la ricerca delle anime più bisognose. -

Chi vede Maddalena Carini resta meravigliato, mirandola piena di vita, ben colorita, paffuta e sorridente.

I ripetuti miracoli di Lourdes sono luce celeste.

I due episodi, che sto per narrare, sono presi da interviste personali e da articoli di giornali.

Del primo episodio s'interessò « La Sicilia » con una serie di articoli dal 21 febbraio al 1 marzo del 1964.

Del secondo s'interessò la « Gazzetta del Sud » dal giorno 7 all'8 marzo 1963.

 

SONO FELICE! ...

Ero sceso alla stazione di Catania; una macchina attendeva il mio arrivo.

- Reverendo, abbia la bontà di venire con me a visitare un'inferma, che ha espresso il desiderio di parlarle. Un quarto d'ora di macchina e saremo a Tremestieri Etneo. -

Eccomi in una modesta abitazione; nella seconda camera vidi una giovane donna a letto; presente la sua mamma, presi posto presso il capezzale.

L'inferma aveva gli occhi sfavillanti di gioia. La miravo ed in cuor mio ringraziavo Dio di avermi dato il dono di quella visita.

La sofferente era la rinomata signorina Giuseppina Marchese, la così detta « miracolata ».

Costei tredici anni prima, trovandosi sul tram, per un lampo prodotto dall'improvviso scatto dell'automatico elettrico, mentre i viaggiatori si affollavano per discendere, fu spinta con forza e battè la testa sul marciapiede.

Fu dichiarata in imminente pericolo di vita, poiché aveva la scatola cranica fracassata. Non mori, ma rimase cieca, sorda e paralizzata in tutto il corpo. Trascorse sei anni a letto nell'assoluta immobilità, sostenuta da una fede viva. Soffriva e pregava per i peccatori.

Sembrava in un dato momento essere giunta in fine di vita. Una notte, stando sveglia, udì una dolce voce:

Giuseppina, ogni giorno prega il Crocifisso; recita tre volte il Padre Nostro e tre volte 1'Ave Maria. -

L'indomani mattina, era il 28 maggio 1956, presentendo la morte vicina, disse alla mamma: Preparami la veste bianca, il velo e tutto l'occorrente. Voglio confessarmi e comunicarmi, perché devo intraprendere un lungo viaggio. -

Difatti le furono somministrati i Sacramenti.

Verso le ore sedici di quel giorno, mentre la moribonda era circondata dai familiari e da persone amiche, una sfolgorante luce azzurra pervase la stanza. Il fenomeno luminoso durò circa dodici minuti.

Mi diceva la mamma di Giuseppina: L'altra mia figlia, la sposata, fu presa da tale spavento che cadde svenuta presso questo letto. -

Giuseppina mi narrò:

Mentre gli altri vedevano la luce, io godevo della prima apparizione. Una maestosa Signora, dal manto azzurro, si avvicinò al mio letto e mi disse: Io sono la Madonna delle Lacrime di Siracusa. La voce che hai udita questa notte, era la mia. Ho chiesto al mio Figliuolo, Gesù Crocifisso, che tu hai pregato, di ridonarti la salute. La grazia ti è concessa in parte: resterai paralizzata, però ti è ridata la vista, l'udito e l'attività delle braccia. Vieni a Siracusa per ringraziarmi. -

Quasi un centinaio di macchine, con illustri personalità di Catania e diversi dottori, accompagnò la Marchese a Siracusa.

Davanti al Quadro prodigioso, che lacrimò per quattro giorni nel 1953, presente gran folla, Giuseppina parlò al microfono, narrando la sua storia e lodando la Vergine.    

Le apparizioni della Madonna.  Ln seguito si ripeterono.

Durante il colloquio le dissi: Offra le sue sofferenze per le anime e preghi anche per me.

- Sì, prego per le anime e sono contenta di soffrire per loro.

- Che sofferenze ha?

- Oltre al resto ... quasi ogni due ore, di giorno e di notte, devono togliermi il pus proveniente dal cervello; esso scende per le narici e va alla bocca. Però godo quando soffro. Vengono a trovarmi degli ammalati ed allora dico, a Gesù: Togli ad essi il male e dàllo a me! -

Mi commentava la mamma: Sono costretta a richiamarla e dirle Non ti bastano le sofferenze che hai addosso? - E Giuseppina a rispondere: Poveretti, soffrono tanto e mi fanno penà . È meglio che soffra io. -

Quante guarigioni, già pubblicate dai giornali, sono state attribuite a questo eroismo di carità! Lo stesso Sindaco diceva: Sono vivo per le preghiere di Giuseppina! -

Così si spiegano i numerosi pellegrinaggi dai centri della provincia e della Sicilia. Tra i visitatori benemeriti e frequenti è da annoverare lo stesso Arcivescovo.

Mentre mi licenziavo, la fissai e la vidi sorridente; sembrava che non soffrisse. In un'estasi di gioia la udii esclamare: Sono felice! ... Oh, com'è grande la mia gioia! ... Che pace ho nel cuore!... -

Dopo quattordici anni di grandi sofferenze, il 21 febbraio 1964 Giuseppina Marchese, moriva.

È preziosa al cospetto del Signore la morte dei suoi Santi!

Il letto, ove giaceva il cadavere, divenne un ammasso di fiori; portato via il feretro, non rimase alcun fiore; tutti furono presi come sacro ricordo.

La bara fu portata a spalla dalle donne. Per nove giorni il feretro fu esposto nella Cappella del Cimitero, ancora meta di pellegrini portanti fiori ed oranti. Attraverso uno spioncino, protetto da un vetro, poteva essere visto il volto di Giuseppina, che appariva normale, come non fosse morta.

Si pensava da non pochi che la miracolata non fosse realmente morta, poiché si verificò un fenomeno curioso: gli occhi leggermente si aprirono. I dottori dissero che presumibilmente ciò era dovuto alle alterazioni dei tessuti sottocutanei.

Il Consiglio Comunale fece erigere a spese del Municipio una bella tomba e fece anche costruire una Cappella, dedicata alla Madonna delle Lacrime, in prossimità all'abitazione di Giuseppina.

Avvenuto il glorioso trapasso, fui sollecitato ad andare a trovare la mamma della defunta. L'invito era in questi termini:

Mia figlia prima di morire mi disse: Sto per partire per l'eternità. Quando non ci sarò più, comunicherai a quel Reverendo quanto ora ti dico. -

Fu mio dovere andare. Quanta luce celeste emanata da questo episodio!

 

ALZATI E CAMMINA!

Il treno bianco era arrivato a Lourdes; ne discesero i pellegrini.

La signorina Maria Straguzzi, proveniente da Santa Lucia del Mela (Messina), essendo impotente a muoversi, fu presa di peso ed adagiata sulla carrozzella. I barellieri la conoscevano perché più volte l'avevano vista arrivare. Destava meraviglia il vedere la giovane in quello stato compassionevole; eppure Maria mostrava a tutti il sorriso.

La Straguzzi, umile popolana, quasi analfabeta, semplice, piena di fede e di amore verso la Madonna, per la terza volta ritornava alla grotta di Lourdes. Rassegnata al volere di Dio, non sospirava più al miracolo.

A diciannove anni aveva avuto un disturbo al ginocchio sinistro; malgrado le cure, il male ingigantiva e si attaccò alla colonna vertebrale. Fu curata in paese, poi nel Policlinico di Roma ed in seguito a Bologna. Gli specialisti dicevano: È impossibile la guarigione! -

La gamba rattrappita era sei centimetri più corta della destra ed era stecchita come un pezzo di legno. Le spalle si erano incurvate ed il capo stava sempre piegato sul lato sinistro. Ogni movimento le produceva dolore. Abitualmente in casa stava sopra un seggiolone. Era un affare il metterla a letto, per cui si preferiva farle passare la notte seduta, poggiato il capo su qualche guanciale. Era costretta all'immobilità e per voltare il capo aveva bisogno dell'aiuto altrui.

Quasi sette anni passarono così. Tutti in paese la conoscevano, perché talvolta era portata in carrozzella per le vie. I medici del luogo seguivano lo sviluppo della malattia. I Sacerdoti e lo stesso Vescovo le impartivano la Benedizione.

Per la terza volta, dunque, l'inferma andò a Lourdes e per la terza volta non ottenne alcun miglioramento.

Nei primi di marzo 1963 i giornali pubblicarono: Maria Straguzzi di Santa Lucia del Mela è guarita improvvisamente. - Furono pubblicate le diagnosi dei vari specialisti e diverse foto della giovane.

Dopo un paio di mesi io ebbi la visita di una Suora, certa Suor Virginia, la quale era accompagnata da una signorina.

- Sono la Superiora della Comunità Religiosa di Santa Lucia del Mela; costei è Maria Straguzzi, la miracolata.

- Ringrazio della visita! ... Ed ora, Maria, come stai?

- Bene! Mi sento una ragazza di quindici anni. Cammino, faccio salti, posso correre ... Ringrazio la Madonna!

- Raccontami la storia della tua guarigione.

- Il 6 marzo, giovedì grasso, pregai Suor Virginia di tenermi nel suo Istituto per i giorni del carnevale. Mi accettò e mi assegnò una cameretta. La sera mi misero a letto con la borsa calda, perché c'era troppo freddo, essendo caduta molta neve. Mentre dormivo, mi svegliai di soprassalto e vidi vicino a me una Signora, vestita di

bianco, con un nastro azzurro ai fianchi. Credendo di sognare, mi stropicciai più volte gli occhi; ero proprio sveglia. La cameretta veniva illuminata dalla stessa Signora. Così mi parlò:

Figlia mia, hai sofferto molto; ora ti voglio consolare. Alzati e cammina! Sei guarita. - Poi poggiò le mani sul mio petto ed avvertii un grande calore. Le risposi: Non posso alzarmi, perché il medico me l'ha proibito. E poi, per alzarmi ci vuole l'ubbidienza della Superiora! La Signora mi guardò cori amore, mi benedisse e poi lentamente si allontanò finché sparì. Ritornò il buio nella stanza.

Non so come, istintivamente voltai da sola la testa e mi addormentai. La mattina raccontai tutto alla Superiora, pregandola di darmi il permesso di alzarmi; le dissi pure che avevo il corpo come in un bagno e che era bagnato anche il materasso. -

Qui continuò la narrazione la Superiora:

Le proibii di alzarsi, se prima non fosse venuto il medico. - Resta a letto, le dissi,

perché oggi c'è tanto freddo. Se sei bagnata, lo si deve alla borsa d'acqua calda, che forse avrà qualche forellino. - Verificai la borsa e la trovai intatta, del tutto piena d'acqua. -

A questo punto espressi un mio pensiero: Potrà darsi che la Madonna abbia voluto far vedere la relazione esistente tra l'acqua della grotta di Lourdes, ove Maria si tuffò più volte e il miracolo della guarigione. Ora prego continuare la narrazione.

- Telefonai al dottore, che subito venne.

- Per piacere, dottore, disse Maria, mi faccia alzare! Sento che sto bene!

- Abbi pazienza! Prima proverò a metterti l'apparecchio ortopedico. - Intanto Maria udiva questa voce: Non occorre alcun apparecchio. Ti ho detto: Alzati e cammina,- perché sei guarita! -

Vista l'insistenza, proseguì la Superiora, assente il dottore, l'aiutai a scendere dal letto e la sostenni al braccio; le diedi una canna per appoggio e mandai una Suora a prendere un altro bastoncino.

- Permetta, Superiora, che continui a narrare Maria!

- Allora udii la solita voce: Getta questa canna! Cammina che sei guarita! - La gettai, mi rizzai sulla persona, cominciai a camminare e subito a correre. Correvo per le scale e per i corridoi, scesi in cortile, gridavo,... mi sembrava di sognare! Le ragazze dell'Istituto e le Suore mi guardavano a bocca aperta! ... Ed ora sono qui, in ottima salute, come se mai fossi stata ammalata.

- Avvenuto il miracolo, certamente la notizia si sarà sparsa subito!

- Io, da Superiora, telefonai al dottore. Quel giorno il nostro Istituto divenne un luogo pubblico: parenti, paesani, medici, giornalisti, fotografi, poliziotti, Ecclesiastici ... Se ne interessò anche l'Agenzia Radiofonica.

- Ora dimmi, Maria: La Madonna ti è apparsa altre volte?

- In tutto sei volte.

- Quando ti appare, cosa le dici?

del miracolo, soggiungendomi: All'anno preciso, il 6 marzo, la Madonna mi è apparsa un'altra volta. -

Quanto ho fedelmente esposto proietta la luce divina sul mondo incredulo.

 

HO TANTA GIOIA!

Quando le circostanze mi mettono a contatto con certe anime, da cui ho tanto da apprendere per me e per gli altri, ringrazio la Divina Bontà.

Davanti al mio ufficio sostò una macchina, da cui scese un signore, il quale con delicatezza aiutò a scendere una signorina. Erano padre e figlia.

Mi colpì la delicatezza dello sguardo della giovane; le si vedeva in fronte la bellezza dell'anima. Un tale a vederla esclamò: Quanta pace spira quel volto!

- Babbo, attendi qui; desidero parlare al Reverendo da sola. -

Mentre entrava nell'ufficio, l'osservavo. Camminava da sola, ma appoggiata a due bastoni; nell'incedere, leggermente si contorceva. Soffrivo a guardarla.

- Signorina, che scopo ha la sua visita?

- Ho letto alcuni suoi scritti ed ho pregato il babbo di accompagnarmi da lei. - Che male ha?

- Da ragazzina ho avuto una strana malattia alle ossa. Ho gli apparecchi alle gambe ed anche al busto. Dopo tanti anni gli apparecchi mi hanno prodotto delle piaghe. Ho bisogno dell'altrui aiuto in casa e fuori. Prima di chiederle altro, mi dica: Le persone a vedermi dicono: Povera signorina! Fa pena!... - Invece a me fanno pena loro, perché non hanno la felicità che ho io! ... Forse Gesù si dispiace che sento pena degli altri?

- Ma no! Stia tranquilla.

- Reverendo, ho tanta gioia, ho tanta felicità che non posso esprimerla a parole! ... Quante carezze mi fa Gesù! ... Sapesse com'è buono con me! ... Io soffro allegramente per le anime. Ardo della sete del martirio. Che felicità! -

La guardavo sbalordito! ... Una giovane a venticinque anni, ridotta in tale stato, felice come poche creature di questo mondo! ...

- Signorina, ringrazi Gesù che la tiene stretta alla Croce e le dà la forza! Ora mi ascolti! Conosce Maria Straguzzi, la miracolata?

- È amica mia. Più volte siamo state assieme a Lourdes.

- La Madonna le ha fatto il miracolo della guarigione. Preghiamo assieme affinché faccia il miracolo anche a lei! -

La signorina divenne seria in volto ed in tono accorato mi rispose:

- No, Padre! Non dica questo! Io non voglio guarire. Voglio soffrire! Se guarirò, perderò la mia felicità!

Non volli insistere. Mi parlò di tante cose, mi fece delle confidenze e promise di ritornare a visitarmi.

Mentre si avviava alla macchina, il suo babbo mi disse: Che figlia d'oro ho! ... Avrebbe bisogno di conforto essa, eppure in casa dà conforto a me. Quando mi vede afflitto o preoccupato, mi conforta subito: Babbo, sta' contento! Non ti preoccupare di nulla! Pensa che c'è Gesù!... -

Dicendo ciò, quell'uomo era commosso. Le anime di cui ora ho parlato, sono perle luminose che Gesù semina nel mondo affinché diano luce. Sono conforto ai sofferenti, sprone ai pigri e sono rimprovero a coloro che hanno la smania dei piaceri.

Soltanto la Fede può apportare luce, forza e felicità!

 

 

 

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