LUCE
CELESTE
di
Don Giuseppe Tomaselli – sacerdote salesiano
L'ASTRONAVE
La scomposizione dell'atomo, frutto di denso studio, ha
apportato all'umanità dei vantaggi, non ultimo quello di poter uscire
dall'orbita terrestre e penetrare negli spazi siderali.
Osserviamo un missile, pronto a spiccare il volo.
L'astronauta è nella cabina; intanto i televisori sono
assiepati di spettatori, che attendono ansiosi l'inizio del volo. Si vede già
la fiammata del combustibile ed il missile è partito.
Il lancio procede bene; sollevatosi verso il cielo,
accelera gradatamente, tracciando nello spazio una lunga scia di vapore bianco.
La velocità è di circa trentamila chilometri all'ora.
Il missile è seguito e diretto dalla terra per mezzo
dell'energia atomica; intanto l'astronauta dagli spazi è in relazione con gli
abitanti del globo e già comunica: - Non trovo parole per descrivervi ciò che
vedo. E’ semplicemente fantastico. Mi dispiace che non abbia tempo per
godermelo! -
In meno di novanta minuti il missile compie il giro
attorno alla terra. Prosegue il vertiginoso volo; parecchie e parecchie altre
volte rifà l'orbita terrestre, spostandosi ad ogni giro dalla direzione
primitiva.
L'astronauta contempla il globo: mari, fiumi, montagne,
continenti ... In poco più di un'ora assiste all'aurora, al meriggio ed al
tramonto del sole. In venti ore di volo può vedere il sorgere del sole ben
quindici volte.
Quale meraviglia il mirare la terra dagli spazi siderali!
Come deve sentirsi piccolo l'uomo davanti all'immensità del creato! E’
spontaneo pensare: Chi ha fatto quest'universo? ... Chi ha tracciato alla terra
l'orbita da seguire attorno al sole? ... Chi mantiene l'esistenza del creato? -
Davanti a tante meraviglie l'uomo dovrebbe esclamare:
Credo in te, o Dio Creatore, e ti adoro! Non ti vedo con gli occhi del corpo,
perché sei Purissimo Spirito; ma la grandezza incommensurabile degli spazi
celesti e degli astri mi manifesta che Tu sei l'Immenso, l'Infinito! L'ordine,
la grandezza, la bellezza, la perfezione degli astri e degli esseri che
contengono, mi dicono che Tu sei Sapienza, Bellezza, Potenza, Bontà!
Così direbbe l'uomo retto, pur illuminato dalla semplice
luce della ragione. Quando il primo astronauta russo fece il volo attorno alla
terra, da comunista ateo disse: Sono stato in cielo, ma non ho trovato Dio.
Dunque ... non c'è! - Povero cieco! Come puoi tu vedere il sole, se tieni gli
occhi chiusi, serrati, e se sei avvolto da fitte tenebre? ... Quel Dio che tu
neghi e che dici di non aver visto nel percorso del tuo volo, Egli stesso ti
risponde con le parole del suo Profeta: Disse lo stolto nel suo cuore: Dio non
c'è! (Salmo, 52).
È da pazzi e da malvagi il negare l'esistenza di un Dio
Creatore e Provvidente.
IL SOLE
Non è facile e non è da tutti fare un volo attorno al
nostro globo; però con il pensiero possiamo spingerci in alto e portarci negli
sterminati spazi.
Immaginiamo di trovarci in astronave a centinaia di
migliaia di chilometri fuori della terra e precisamente alla direzione
dell'emisfero opposto al sole. Vedremmo la massa terrestre avvolta nelle
tenebre e non distingueremmo nessuna delle bellezze del nostro globo.
Ma spostandoci dopo verso l'emisfero illuminato dal sole,
contempleremmo le meraviglie di cui ci parlano gli astronauti. La terra in se
stessa, priva dell'azione solare, sarebbe come morta. Vi regnerebbe il buio, i
mari sarebbero ghiacciai; non ci sarebbe vegetazione e la vita animale sarebbe
impossibile. Senza l'influsso del sole il nostro mondo non sarebbe quello che
oggi è.
È il sole che illumina l'etere cosmico e così la terra
viene inondata di luce; è il sole che col suo calore feconda ed alimenta i
germi della vita negli animali e nelle piante.
Alla terra è indispensabile il sole; ed il sole c'è!
LUCE DIVINA
Gli abitatori della terra, dotati di un'anima spirituale,
oltre che del sole fisico hanno bisogno di un altro sole, quello spirituale,
per essere illuminati e fecondati; senza di esso andrebbero incontro alla morte
morale, cioè tenderebbero al male sino alla depravazione.
Questo sole spirituale è indispensabile all'umanità; ci
deve essere e c'è!
E’ il Creatore il Sole Divino, Luce perfettissima, da cui
ha origine ogni luce creata. Chi non si lascia illuminare da questo Sole
Supremo Increato, avrà l'infelicità nella vita terrena e poi nell'eternità.
Oggi più che mai l'umanità, almeno nella massa, crede
poter fare a meno della Luce Divina; pensa di bastare a se stessa e di avere
tanta intelligenza da risolvere i problemi più ardui della vita. E’ in errore!
Infatti, malgrado l'intelligenza ed il progresso della
scienza, la povera umanità corre alla deriva e va di precipizio in precipizio.
Siamo nell'era atomica, in una grande svolta della
storia, in un preoccupante risveglio d'individui e di popoli: aumenta
l'egoismo, ingigantisce la prepotenza, si moltiplicano le ingiustizie, con
facilità e senza rossore si spezzano i vincoli matrimoniali, da molte famiglie
è bandita la pace domestica, i genitori spesso trascurano i doveri
dell'educazione, i figli senza tanto ritegno si ribellano ai genitori, la
delinquenza si rafforza ed i delitti aumentano, il suicidio fa poco orrore, i
popoli sono in fermento ed i capi delle nazioni stantio in trepidazione.
Se col progresso della scienza il male dilaga nel mondo,
è segno che alla società moderna manca qualche elemento essenziale.
Ciò che manca in molti è la luce celeste, per cui non ci
si dà pensiero di Dio, del conto che dovrà darsi a Lui dei propri atti e
dell'altra vita che attende.
Per non pochi la vita morale è come la terra senza sole.
All'occhio superficiale oggi la società può apparire
bella, più che non nei secoli passati; ma in realtà non lo è. Può paragonarsi
ad una piazza ornata di fiori artificiali, belli all'apparenza, ma senza
profumo, senza morbidezza e senza vita.
Il ritratto del mondo moderno senza luce celeste è
presentato dai giornalisti. A parte la cronaca nera propriamente detta, ormai
un po' tutti i giornali profani riportano quotidianamente dei fattacci. Basta
riflettere su certi titoli di articoli: « Donna avvelenatasi con cento
compresse ».
« Per amore fallito, si chiudono in macchina e si
precipitano a mare ».
« Madre che strozza la sua bambina ». « Giovanotto che
spara contro il padre ».
« Ammazza la fidanzata e poi si suicida ».
« Donna infedele uccisa dal marito ». « Studente che
uccide il professore ». « Furti di centinaia di milioni ». L'umanità è aberrata
e brancola nel buio. Ha bisogno di vera luce e questa può venirle solo da Dio.
IO SONO LA
LUCE
Io sono la
Luce del mondo! Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma
avrà la luce della vita (Giovanni, VIII - 17).
Queste parole sono di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Chi ha buona volontà, cammina alla luce del Divin Maestro
e così evita gli scogli ed i precipizi.
I cattivi, che amano più le tenebre anziché la luce,
essendo le loro opere malvage, si ribellano alla luce, lottano la dottrina di
Gesù e deridono i suoi seguaci.
Ma ride bene, chi ride ultima. Finita la scena di questo
mondo, si vedrà chi avrà avuto ragione, se i buoni o se i cattivi.
Gesù Cristo vive nella sua Chiesa, la quale conserva
intatta la luce della Rivelazione Divina ed è l'unico faro che realmente
illumina il mondo.
È ancora vivo il ricordo del pellegrinaggio di Papa Paolo
VI in Palestina.
Il Sommo Pontefice lasciò il Vaticano ed andò a venerare
i luoghi calpestati dai piedi del Figlio di Dio. Quanto entusiasmo, quante
accoglienze! Con quale rispetto fu accolto dalle personalità più autorevoli
della Palestina! Tutto il mondo seguiva lo storico pellegrinaggio nelle varie
tappe.
Un uomo che riscuote tanti onori..., che è nel cuore e
sulle labbra di centinaia di milioni di credenti... ; un uomo che mette in
movimento le masse con la sola sua presenza! Chi è costui?
È il Vicario di Gesù Cristo in terra; è il Successore
legittimo di San Pietro nella Sede di Roma!
Gesù è la
Pietra angolare invisibile della Chiesa Cattolica; il suo
Vicario è la Pietra
visibile. Su questa Pietra si sono infrante e s'infrangeranno le più grandi
potenze umane.
Rievochiamo qualche scena del memorando pellegrinaggio.
Nei pressi dell'antica cittadina di Cesarea di Filippo
c'è una Cappella. Verso il centro dell'interno si erge una grande pietra. Gesù
Cristo, indicando questa pietra, disse al Capo degli Apostoli: Tu sei Pietro e
su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non
prevarranno contro di essa. E ti darò le chiavi del regno dei Cieli. Ciò che tu
avrai legato sulla terra, sarà legato nei Cieli; e ciò che tu avrai sciolto
sulla terra, sarà sciolto nei Cieli (S. Matteo, XVI, 18-19).
Questa pietra è passata alla storia col nome di « Roccia
del Primato di San Pietro ».
Paolo VI, davanti al quale piega le ginocchia qualunque
umana autorità, piegò le sue ginocchia davanti a questa « Roccia » e v'impresse
un umile bacio. Con tale atto l'Augusto Pontefice non intendeva venerare una
pietra materiale, bensì le parole di Gesù Cristo pronunziate in quel posto,
parole divine, eterne, immutabili, luminose, dalle quali è scaturita la suprema
autorità del Capo della Chiesa Cattolica.
E’ dunque dal Vicario di Gesù Cristo, dal Papa, che
l'umanità pellegrinante in questo mondo deve ricevere la luce celeste per ben
pensare e per rettamente parlare ed agire. La luce che viene dal Papa, è luce
che proviene da Gesù.
Chi non si accosta a questa luce, rimane nel buio.
Volgiamo ora uno sguardo allo svolgersi della vita umana
sulla terra alla luce della Sacra Scrittura, in particolare del Vangelo, e
degl'insegnamenti del Sommo Pontefice, il quale è dotato da Dio del dono
dell'infallibilità, dono essenzialmente necessario perché egli possa guidare
con sicurezza i seguaci di Gesù Cristo alla Patria Eterna.
RICORDI STORICI
Da Padova mi recai in macchina a Cittadella. Qui ammirai
l'imponente cinta di mura che sfida i secoli.
Il tiranno Ezelino Da Romano aveva scelto questo luogo
per fortezza. La cinta si estende per più di due chilometri; è circondata da un
largo fossato ripieno d'acqua. Vi è affissa una lapide con una terzina di
Dante, avendo il poeta ricordato nella Divina Commedia il crudele condottiero.
Sostai a guardare l'« angolo della morte ». Dall'alto
della fortezza, per un condotto segreto, venivano precipitati coloro che
Ezelino voleva eliminare; gli sventurati non potevano risalire e morivano
lentamente nel sottosuolo. I cadaveri in putrefazione non venivano rimossi e
quelli che vi piombavano dopo erano costretti a morire di fame e di sete, al
buio e tra i cadaveri putrefatti. Quanti finirono la vita così miseratamente!
Rimessomi in macchina, giunsi a Bassano del Grappa,
attraversando il fiume Brenta sul memorabile ponte degli Alpini.
Bassano è centro turistico, ricco di ricordi storici. Mi
colpì un viale; al tronco di ogni albero é attaccata una foto, alla cui
prossimità è collocato un portafiori.
In questo viale nel 1944, per vicende belliche, più di
cento giovani finirono tragicamente la vita, appesi con un uncino alla gola.
All'orrenda scena assistevano i cittadini ed i parenti dei condannati,
impotenti a reagire.
Con quanta tristezza mi appressai ai singoli alberi!
Sulla piazza, poco distante dal viale, si erge un
artistico monumento, rappresentante il generale Giardino che guarda con
fierezza il Monte Grappa. Su questo monte, teatro di guerra, ci sono i Cimiteri
dei Caduti della guerra del 1915-18. Volli pregare davanti ad un
Tempio-Ossario.
In questa zona riposano le ossa di centinaia di migliaia
di giovani militari. Quante vite stroncate nel fiore degli anni!
Davanti a sì tristi ricordi storici ci si domanda: Ma
cosa è la vita dell'uomo sulla terra?... Perché soffrire tanto? ... Perché
morire ... talvolta in modo barbaro?
Chi non ha fede risponde: È per infausto destino che
l'uomo è sulla terra. Vi si trova senza averlo voluto e deve rimanervi finché
non sia ritornato nel nulla.
Ascoltiamo invece quello che dice in proposito lo Spirito
Santo nel Libro della Sapienza.
GLI EMPI
« Gli empi nei loro storti pensamenti (riguardo alla
vita) dicono:
« Corto e pieno di noia è il tempo della nostra vita; non
c'è rimedio quando l'uomo è alla fine. Non si conosce persona che sia ritornata
dall'altro mondo.
« Essendo noi venuti dal nulla, dopo la morte saremo come
se mai fossimo stati. Quando la vita sarà spenta, il nostro corpo andrà in
cenere e lo spirito umano si disperderà come vento leggero; la nostra vita
passerà come tracce di nuvola e sparirà come nebbia sotto i raggi del sole.
« La nostra morte è una partenza senza ritorno.
« Venite, dunque, godiamoci i beni presenti e, come nella
gioventù, approfittiamoci presto delle creature. Inebriamoci di vino prelibato
e di profumi, non lasciamo passare il fiore della stagione. Coroniamoci di rose
prima che appassiscano. Non resti campo ove non sia passata la nostra lussuria.
Dappertutto lasciamoci i segni della nostra allegria, perché questa è la nostra
sorte.
« Sia la forza il nostro diritto; ciò che è debole è
stimato buono a nulla. Opprimiamo il giusto, perché ci è d'incomodo, infatti si
oppone alle nostre azioni e ci rinfaccia i peccati. Per noi è gravoso anche il
vederlo perché la sua vita non è come quella degli altri; ci tiene come leggeri
e schivi al nostro modo di fare con immondezza.
« Così la pensano i cattivi, ma s'ingannano perché
accecati dalla loro malizia. Essi ignorano i segreti di Dio, non sperano nella
ricompensa delle opere buone e non hanno alcuna stima dell'amore delle anime
sante.
« Dio creò l'uomo per l'immortalità e lo fece a sua
immagine e somiglianza ». (Libro della Sapienza, II).
FRASI MODERNE
Circolano delle frasi, che sono frutto d'ignoranza
religiosa e spesso di malvagità. Eccone alcune:
« Non c'è anima, né inferno, né Paradiso. L'inferno è
sulla terra per quelli che soffrono ed il Paradiso è per quelli che stanno bene
e godono la vita.
« L'unico movente della vita è il piacere. Quando non si
ha più possibilità di godere, è meglio troncarsi l'esistenza.
« Credere in Dio, andare in Chiesa e pregare è da gente
arretrata.
« Feste religiose, pellegrinaggi, Concilio Ecumenico ...
nel secolo del progresso ... sono da considerarsi vere pulcinellate.
« L'èra atomica ha annullato la Religione , la quale per
tanti secoli è stata lo spauracchio messo su dai Preti; costoro sono gli
sfruttatori della società, perché carpiscono la buona fede dei semplicioni e
degl'ignoranti ».
Queste e simili frasi sono pronunziate dagli empi moderni
ed in genere da coloro che non hanno una vera istruzione religiosa.
Parlano così: Quelli che non pensano ad altro che ad
ammassare denaro, calpestando la giustizia.
I libertini che vogliono vivere senza freno morale,
pascolandosi di liberi amori. Coloro che vivono abitualmente in peccato, in una
convivenza non santificata dal Sacramento del matrimonio.
I colpevoli d'infedeltà coniugale. Quelli che vogliono il
divorzio.
In generale coloro che sono avidi di disonestà.
DONO E RESPONSABILITA’
Ritornando al concetto della vita, si dichiara che essa
ci è data come preparazione alla vita eterna, la quale comincia appena si
muore.
La vita è un tesoro che Dio mette a nostra disposizione,
affinché trafficandolo possiamo dimostrargli la nostra sudditanza ed il nostro
amore e contemporaneamente meritarci il Paradiso.
Ogni azione, parola o pensiero che si compie sulla terra,
tutto ha ripercussione nella eternità. Ad ogni atto volontario, benché minimo,
corrisponde la ricompensa, o di premio o di castigo.
La vita dunque non è una cosa inutile, non deve
disprezzarsi e guai a sprecarla! Cessata che essa sia, ognuno dovrà darne conto
al Sommo Donatore della vita, a Dio.
Sono perciò in errore quelli che considerano la vita come
tempo di piacere. Non è piacere la vita, ma è dovere e grande responsabilità.
Gesù Luce dalla Luce, parla di questa responsabilità
nella parabola dei talenti, ove si mette sotto le sembianze di un padrone, che
dà la giusta ricompensa a chi ha fatto fruttare i talenti ed il castigo a chi
non li ha trafficati.
Gesù invita a tesoreggiare per l'altra vita, cercando i
veri beni, quelli che i ladri non possono rubare e che la tignola non può
corrompere.
I buoni, alla luce degl'insegnamenti evangelici,
lavorano, soffrono, pregano, sono vigilanti e vivono nella dolce speranza del
premio eterno. Considerano la morte come principio della gloria celeste. La
loro speranza è sicurezza, perché basata sulle parole del Figlio di Dio.
Al contrario i cattivi, privi della vera luce, pensano
alla morte con orrore, anzi preferiscono non pensarla. Per essi la morte è un
salto nel buio ... e purtroppo sarà il passaggio dalla valle di lacrime al
supplizio eterno.
Cosa resterà ai cattivi, giunti in fine di vita, del
denaro acquistato, degli spassi presi e dei piaceri goduti contro la legge di
Dio... ? Alla morte vedranno che tutto nel mondo è vanità, anzi vanità delle
vanità.
SEGNALE D'ALLARME
Ero sul direttissimo Siracusa-Roma. Una donna che stava
al finestrino, a vedere quanto era capitato, tirò l'anello del segnale di
allarmi. Quantunque il treno fosse lanciato a grande velocità, per la perizia
del macchinista la fermata fu rapida e senza scosse.
Era avvenuto un disastro.
Una giovane, attraversato il passaggio a livello, era
entrata nel suo vicino pollaio; aveva preso due galline e credeva di fare in
tempo a ripassare il binario per rincasare. Avvistato il treno, volendo salvare
le galline, presa da panico, si fermò poco distante dal binario. Il risucchio
dell'aria, cagionato dalla velocità del direttissimo, scaraventò al suolo la
giovane, lasciandola tramortita.
Fu mio dovere darle 1'Assoluzione, quantunque la
sventurata, tutta sanguinante, fosse già fuori dai sensi.
Tamponate alla meglio le emorragie, la infortunata fu
trasportata in macchina all'ospedale della prossima città, ove dopo un'ora
moriva.
Sul binario stavano le due galline, stritolate.
Quest'episodio potrebbe presentarci un'applicazione. Denari,
divertimenti, vanità, piaceri ... sono piccolezze che formano l'assillo
quotidiano ed il fine principale della vita di molti. Per avere questi beni
caduchi, si mette in pericolo la vita eterna, come quella giovane mise in
pericolo la sua vita e così perdette tutto: Perdere la vita per due galline!
... Perdere il Paradiso per la vanità di questo misero mondo! ... Quanta
stoltezza! ...
IMMORTALITA’
Mi disponevo al riposo notturno. Affacciatomi alla
finestra, vidi un incendio nella aperta campagna, distante pochi chilometri
dalla mia abitazione.
Cosa sarà capitato? - dicevo fra me. Quando alla luce del
sole mi recai sul posto dell'incendio, vidi un apparecchio ridotto in frantumi;
presso il pesante motore stavano le ossa bruciate delle vittime. Diciannove
persone erano rimaste carbonizzate. Volli osservare; presi tra le mani una mano
ed un pezzo di cranio; sembravano proprio carbone; scorsi là vicino una ciocca
di capelli biondi, di certo appartenenti a donna; vidi disseminati qua e là
residui di carte da giuoco bruciacchiate e tante altre cose.
Allora meditai: Diciannove persone, uomini e donne, nate
chi sa dove, viaggianti in aereo con dei disegni in mente, non pensando alla
morte, forse durante l'allegria di una partita a carte ... eccole qui piombate!
Per loro in un attimo è finita la scena di questo mondo!... E le loro anime
dove saranno? ... Cosa è rimasto loro dei piaceri della vita? ... Spesero bene
il tempo della loro dimora sulla terra? ... Vivevano alla luce della fede? ...
Speriamo che si siano salvate!
Tutto il giorno, specialmente a sera, rimasi sotto
l'incubo del pensiero di quelle vittime.
Davanti alla morte, di qualunque genere essa sia, la Religione proietta la
sua luce benefica. Dice lo Spirito Santo: Beati i morti, che muoiono nel
Signore! Già fin d'ora che si riposino dalle loro fatiche, perché le loro opere
li accompagneranno (Apocalisse, XVI - 13).
La vita si comprende alla luce della morte.
Nel prefazio della Messa dei Defunti la Chiesa canta: « In Gesù
Cristo, nostro Signore, risplendette in noi la speranza della beata
risurrezione, affinché coloro che sono contristati dalla certezza della morte,
siano consolati dalla promessa della futura immortalità. O Signore, ai tuoi
seguaci infatti la vita non è tolta con la morte, ma è solo cambiata e,
distrutta la casa di questo terrestre esilio, si acquista nei Cieli una dimora
eterna ».
San Paolo, ripieno di Spirito Santo, ripete a tutti ed
agli indifferenti, ciò che disse ai Romani del suo tempo: « Fate il bene,
riflettendo al tempo in cui siamo, essendo già l'ora di svegliarsi dal sonno,
poiché la nostra salvezza ora è più vicina di quanto abbiamo creduto. La notte
(della vita terrena) è inoltrata ed il giorno (dell'eternità) si avvicina.
Gettiamo dunque via le opere delle tenebre (l'ignoranza ed il peccato) ed
indossiamo le armi della luce: Viviamo onestamente, come di giorno, e non nei
pranzi e nelle ubbriachezze, né nelle mollezze e nell'impurità, né nella
discordia e nella gelosia; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo, senza avere
tanta cura del corpo sino a risvegliarne le passioni » (Romani, XIII)
INCONTRO DI CUORI
C'è molta differenza tra la famiglia di mezzo secolo fa e
quella d'oggi.
La società moderna è ammalata e ne ha la colpa la
famiglia scristianizzata, poiché il focolare domestico è la forgia delle anime,
sia per il bene che per il male.
In un ufficio, in una festa, sul treno, o in un incontro
fortuito, lo sguardo di un giovane s'imbatte in quello di una giovane. Restano
presi a vicenda.
Quante signorine ha passato a rassegna quel giovanotto,
ma nessuna l'ha colpito come quella che gli sta dinnanzi. Altrettanto avviene
alla signorina. Ancora prima di parlare, con il semplice sguardo si sono
intesi.
È scoccato dai due cuori il dardo dello amore, che il
Creatore provvidenzialmente ha posto in ogni petto.
Se i due giovani sono timorati di Dio, si dispongono con
serietà al passo decisivo della vita, informando rispettivamente i genitori ed
intensificando la preghiera: Signore, se questo matrimonio è secondo la vostra
volontà, che tutto proceda bene; diversamente fate sorgere ostacoli
insormontabili affinché non si effettui! - Ma se i due giovani vivono alla
moderna, cioè noncuranti o forse sprezzanti della Religione, agiscono
diversamente. Dopo il primo o secondo incontro, dopo qualche imprudente
appuntamento, decidono: Presto saremo sposi. Se i genitori si opporranno,
prenderemo la fuga.
Quanti matrimoni precipitosi, insensati e sfortunati!
Quante lacrime per le tristi conseguenze e talvolta quali delitti!
Quando l'uomo e la donna convivono, quando è già finita
la così detta « luna di miele », appena i caratteri degli sposi si manifestano
quali realmente sono, allora cominciano le dolenti note!
I due coniugi non sono più contenti; una parte domanda la
separazione; l'altra non vuole dare il mantenimento; si aspira al divorzio. Gli
animi inaspriti possono giungere agli estremi: o all'omicidio o al suicidio.
Cominciano le cause civili o penali: spese, odi, vendette, ecc.
Ecco il frutto di tanti matrimoni del tempo del «
progresso »!
La gioventù moderna abbisogna di luce divina, per
convincersi che il matrimonio è un Sacramento, che è indissolubile, che la vita
coniugale ha le sue croci e che è necessario il compatimento cristiano per
vivere in pace.
CONSTATAZIONI
Ricevo delle confidenze: Reverendo, dopo un mese di
matrimonio ho dovuto lasciare il marito. Quell'uomo ha più diavoli addosso che
capelli sulla testa!
- Lei perché l'ha sposato?
- Non potevo immaginare che fosse quello che in realtà è!
-
Un uomo mi diceva: La sposa mi ha lasciato tre
figlioletti e si è data alla vita libera; oltre a ciò pretende il mantenimento.
Io stesso mi sono reso infelice! -
Un'altra donna: Dopo un anno di matrimonio lo sposo mi ha
lasciata con una bimba. È un ateo. Non ha paura di nessuno. Non sente affetto! In
che sventura sono caduta e dire che ho appena ventidue anni! - Di simili fatti
potrebbe riempirsi più che un libro.
DIO NON BENEDICE
Come si è detto, non pochi al nostro tempo vanno a
matrimonio non illuminati dalla luce del Cristianesimo; sono mossi dal
desiderio di godere, con un programma stabilito: avere un figlio o al massimo
due figli, tanto per godere del loro affetto, per avere un appoggio nella
vecchiaia.
Le famiglie di oggi sogliono essere sterili
colpevolmente, scarse di affetto e prive delle benedizioni di Dio Creatore.
Ci si lamenta che il mondo va male. Se non risplende la
luce divina nelle famiglie, il mondo andrà sempre peggiorando.
GENITORI DEBOLI
Entrò in un negozio una signora, in compagnia dell'unico
figlioletto di sei anni.
Mentre essa osservava i vari articoli, il bimbo fu
attratto da un giocattolo, un cavallino di legno a dondolo. Non ci pensò due
volte a montarvi su.
Fatta la compra, la signora invitò dolcemente il figlio a
discendere dal cavallino per ritornare a casa.
- No, non voglio scendere! - Andiamo, che è tardi!
- No; mi piace il cavallino! - e continuava a dondolarsi.
- Fa' il buono, tesoruccio mio! Papà fra poco rincaserà e
non ci troverà.
Il bimbo non rispose.
- Ti ho detto: Andiamo via! Lascia il cavallino che non è
tuo! A casa ti darò i dolci.
- Non voglio i dolci; voglio divertirmi qui! -
La madre si sentiva umiliata davanti agli avventori.
Un signore, che aveva seguito la scena, le disse:
Permette che dica io una parolina al figlio?
- Faccia pure! -
Gli si accostò all'orecchio e sotto voce gli disse
qualche cosa. Quel marmocchìo spiccò un salto e si aggrappò alla gonna della
mamma, dicendo: Andiamo, andiamo via! -
La signora, sorpresa chiese a quell'uomo: Ma cosa ha
detto lei al mio bimbo per convincerlo sì presto?
- Solo questo: Se non scendi subito, ti do due schiaffi e
due calci e salterai in aria tu e il cavallino! ... Giù! -
Concludendo, la rovina di certi figli sono le mamme,
sdolcinate, più esperte dei ritrovati della moda e dell'uso dei cosmetici che
dei più elementari principi di educazione. Non vogliono constristare i piccoli
e guai a chi li rimprovera; non sanno mai imporsi sui capriccetti infantili.
Tali mamme sono miopi e non guardano lontano. Non riflettono che se i figli da
piccoli sono tenuti come perle nel cotone, divenuti poi grandicelli saranno
caparbi e ribelli e daranno sempre filo da torcere.
Cosa avviene infatti in talune famiglie? Verso i quindici
o diciotto anni i figli non ubbidiscono più ed avanzano pretese sino ad
imporsi. Se i genitori, prima deboli, volessero poi fare i forti, ci sarebbe
pericolo di rompere la corda, cioè i figli potrebbero alzare la voce,
minacciare o addirittura venire alle mani.
Ricordo con dispiacere una scena, alla quale casualmente
ho assistito. Un padre di famiglia, non riuscendo a piegare il figlio
giovanotto, infine disse: Se non farai ciò che ti ho detto, vedrai che
ricorrerò alla pistola! - Ed il figlio per risposta: Vedremo di noi due chi
sparerà per primo! -
Nell'educazione dei figli ci vuole soavità, non disgiunta
mai dalla fortezza.
IL CIABATTINO
Era morta una signora in età prematura, lasciando quattro
maschietti.
Il marito ciabattino, di carattere forte, allenato al
lavoro e alle privazioni, rimasto vedovo non si perdette di coraggio.
Consapevole dei doveri di padre, si dedicò appieno all'educazione dei figli. In
quei quattro ragazzi egli vedeva i quattro uomini del domani.
Li tirava su con l'esempio e con la parola; nessuno si
sarebbe azzardato a dirgli un « no! » Pretendeva che frequentassero la scuola e
che studiassero sul serio. Vigilava che non tralasciassero il Catechismo
domenicale. A tavola dovevano contentarsi di quello che la Provvidenza mandava.
Ripeteva: Quanto vostro padre vi dà è frutto del suo lavoro! - Non c'era denaro
per i capricci fanciulleschi.
Un giorno, in cui in paese era venuto il burattinaio;
desiderosi i quattro di vedere le marionette, dapprima non osarono chiedere il
permesso di andarvi; in ultimo si decisero e si presentarono timorosi al padre,
senza parlare, ma in atteggiamento espressivo. Il padre, avendo compreso,
disse: Volete andare a divertirvi? Volete denaro? ... Ebbene, scegliete: o
marionette o cena!
- Marionette! -
La sera, finita la rappresentazione, andarono a letto
digiuni.
Si direbbe: Padre inumano! Trattare così i figli! ...
Eppure quei ragazzi crebbero riflessivi, economici,
studiosi e buoni. Uno di loro fu notaio, un altro Canonico e due divennero
Vescovi, e Vescovi di fama, le loro Eccellenze Blandini.
LUCE CELESTE
Lo Spirito Santo nel Libro dell'Ecclesiastico dice: « Hai
dei figliuoli? Istruiscili e piegali alla sottomissione sin dall'infanzia. Hai
delle figliuole? Vigila sulle loro persone e non mostrare loro il viso troppo
sorridente » (Eccl., VII - 25).
« Chi ama il suo figliuolo, lo castiga sovente, per
averne in futuro consolazione.
« Chi accarezza il figlio, ne dovrà fasciare le piaghe.
Il cavallo non domato diventa intrattabile ed il figlio abbandonato a se stesso
diventa uno scavezzacollo.
« Fa' moine al figliuolo e ti darà angosce. Non lasciarlo
fare a modo suo nella gioventù e non chiudere gli occhi davanti ai suoi
capricci. Fagli piegare il collo in gioventù e battilo mentre è ancora
fanciullo, in modo che non diventi altero e disubbidiente, con grande dolore
dell'anima tua.
« Affaticati attorno al tuo figlio, per non cadere nella
sua vergogna » (Eccl., XXX - 1 ... )
Queste massime educative sono prese dalla Bibbia e
meritano massimo rispetto.
VITA ... PROGRESSISTA
La campagna senza pioggia inaridisce e non può dare
frutto; la famiglia senza preghiera è arida e non può dare frutti di onestà.
Nella famiglia del tempo del « progresso » di tutto si
parla, tranne che di preghiera. Il tempo speso nell'orazione, nella lettura
spirituale, nell'esame di coscienza, è considerato come sprecato; quindi, non
preghiere del mattino e della sera, non recita del Rosario, non assistenza alla
Messa, non pratica dei Sacramenti.
Quale meraviglia poi se il padre è dedito al vino ed al
giuoco e se spesso bestemmia? Se la madre fa parlare male di se nel vicinato
per la sua condotta libera? Se il figlio è pigro nello studio e ribelle e
talvolta ruba denaro in casa? Se la figlia è indecente nell'abito, se parla
spudoratamente e se i giovanotti la corteggiano solo per divertirsi?
Il pensiero dominante di una tale famiglia è: fare bella figura
in società, prendersi molti spassi, andare a ballare, prendere parte a gite e
godere delle trasmissioni radiofoniche e televisive. Tutto il resto conta
nulla.
In queste famiglie progressiste, che purtroppo aumentano
di numero, manca la gioia domestica, la serenità della coscienza, l'amore al
lavoro e, più che vere famiglie, dovrebbero chiamarsi convivenze pagane.
IL PONTE DEI SOSPIRI
È delizioso attraversare il lungo ponte, che unisce
Mestre a Venezia, cinque chilometri di rettifilo sul mare.
Alla sponda del Canale Grande montai sul vaporetto di
servizio e potei contemplare Venezia, città caratteristica, disseminata sulla
laguna, ricca di costruzioni in stile bizantino. Incantevole la scena che si
presenta allo sguardo appena usciti dal Ponte di Rialto.
Dopo avere visitata la Basilica di San Marco, mi
proposi di visitare il Carcere dei Piombi.
Dietro al palazzo dei Dogi c'è la storica prigione,
separata dal palazzo da un piccolo canale.
Il custode mi fece da guida. Mi si strinse il cuore a
vedere le varie cellette, costruite addirittura in modo disumano. Qui furono
rinchiusi politici e letterati illustri, tra cui Silvio Pellico. Non è facile
descrivere l'orrida prigione.
Mi trattenni a lungo sotto il Ponte dei Sospiri, che
mette in comunicazione la prigione col palazzo dei Dogi.
Il Ponte dei Sospiri si prestò alla mia meditazione.
I carcerati, nel giorno fissato, lasciavano la celletta
ed erano introdotti nell'attiguo palazzo per ricevere la sentenza.
Attraversando il ponte, naturalmente pensavano: O libertà, o morte, o dimora
nei Piombi! - Per questo il breve passaggio ebbe per nome « Ponte dei Sospiri
».
C'è per l'umanità un altro Ponte dei Sospiri: è il
passaggio dalla vita terrena a quella eterna. Tutti abbiamo da fare questo
passaggio al momento della morte e dobbiamo presentarci al Giudice Divino, Gesù
Cristo, per ricevere l'immutabile sentenza: O morte, o vita! O inferno, o
Paradiso!
L'inferno! ... Altro che la dimora dei Piombi di Venezia,
freddissima d'inverno ed infuocata d'estate!
Il Cristo Giudice, ammantato d'infinita giustizia,
giudica ogni creatura, redenta col suo Sangue. Nulla sfugge all'occhio di Dio!
Tutto viene vagliato, anche un recondito pensiero.
Il giudizio più rigoroso, avvenuta la morte, lo subiranno
coloro che sulla terra avranno avuta qualche autorità. Infatti è detto nella
Sacra Scrittura: « Dio giudicherà il giusto e l'empio; allora sarà il momento
di ogni rendiconto » (Ecclesiaste, III - 17).
« In modo orrendo ed improvviso apparirà a voi (il
Giudice Divino), poiché sarà fatto un giudizio durissimo a quelli che stanno a
capo » (Sapienza, VI - 5). Il padre e la madre stanno a capo della famiglia;
subiranno quindi un giudizio durissimo al Tribunale Divino.
RIFLESSIONE
Con facilità ci si sposa; a libero arbitrio si ostacola
l'opera creatrice di Dio, limitando la prole; con incoscienza inaudita si
tronca la vita a creaturine prima che vedano la luce del sole; si è trascurati
nel fare battezzare in tempo i piccoli; si è indifferenti a mandare i bimbi al
Catechismo od a prepararli alla Prima Comunione; non ci si fa tanto scrupolo a
dare scandalo ai figli con parole od atti imprudenti e forse, peggio ancora,
con la sistematica vita di peccato; non si fa caso se i figli trascurano i
doveri religiosi; si assecondano le brame delle figlie con la moda invereconda;
si espongono i figli ai pericoli morali, dando loro troppa libertà nei
fidanzamenti, nelle sale da ritrovo, nelle spiagge e nelle rappresentazioni.
Come dovrà essere duro il Giudizio Divino per questi
genitori moderni, che si preoccupano solo della salute dei figli, della loro
riuscita negli studi e della loro onorata sistemazione in società, poco o
niente curandosi della salvezza delle loro anime!
Quanti si trovano già all'inferno, per non avere
soddisfatto ai loro gravi doveri di genitori e quanti ce ne andranno! Di padri
e madri incoscienti il mondo oggi è popolato.
Se è riprovevole la condotta di tanti genitori, pure è
riprovevole quella di tanti figli, i quali portano le tristi conseguenze della
mancata educazione religiosa e morale.
L'età più bella e più preziosa è quella della giovinezza;
ma la deficienza di luce divina nell'infanzia e nell'adolescenza ormai l'ha
resa l'età più preoccupante e più degna di commiserazione.
La gioventù che vive « alla moderna » disconosce i veri
valori della vita, preferisce la vanità alla verità, la falsa gioia alla vera;
calpesta con facilità i più sacrosanti doveri verso Dio e verso i genitori, pur
di assecondare le male voglie del cuore in subbuglio.
I giovani e le giovani ormai sogliono essere la grande
croce familiare.
Chi è causa del suo male, pianga se stesso! I genitori,
che durante l'infanzia dei figli hanno goduto delle loro carezze, giunta poi la
gioventù, sono costretti a versare lacrime.
IL TIMORE DI DIO
La gioventù dell'epoca del progresso non suole avere il
timore di Dio, perciò crede che tutto le sia lecito.
I giovani buoni, religiosi e prudenti sono derisi dai
cattivi e le signorine timorate di Dio sono disprezzate dalle libertine.
Oh, se si comprendesse la preziosità della vita, come
sarebbe florida la gioventù! Al contrario oggi la si vede vuota come un pozzo
esaurito, arida come un albero dalle radici secche, arsa come la sabbia del
deserto, inquieta, insaziabile e nevrastenica.
Ascolti la gioventù gl'insegnamenti divini (Eccl., I - 11
... ):
« Il timore del Signore è una gloria ed un vanto; è gioia
e corona di allegrezza. Questo timore di Dio allieterà il cuore, darà letizia,
contentezza e lunga vita.
« Chi teme il Signore si troverà bene negli ultimi
momenti e nel giorno della sua morte sarà benedetto.
« L'amore di Dio è gloriosa sapienza. « La Religione custodisce e
giustifica il cuore e gli dona giocondità e contento. Chi teme il Signore sarà
felice.
« Ma per i cattivi la sapienza è oggetto di disprezzo.
« Guai a coloro che abbandoneranno le vie rette per
andare in quelle tortuose! Che faranno i cattivi quando Dio comincerà a
rivedere i loro conti? ».
Dice una cartolina del pubblico: - Cosa fanno i giovani
di oggi?
- Danno un calcio al pallone... ed un altro ai libri. -
Ed invero gl'ideali dei giovani sono: pallone, sport,
turismo e amoreggiamenti. Un'altra cartolina del pubblico dice: - Cosa sono le
signorine moderne? - Carne esposta ... per essere venduta. -
Per le ragazze ciò che oggi più conta è lo stare fuori da
casa, il mettersi in mostra con la moda più strana ed imitare gli uomini più
che sia possibile: nella capigliatura, nell'abito, nell'uso dei narcotici e del
fumo e più che tutto nel turismo e nel libertinaggio.
Le signorine che seguono la moda contemporanea,
dimostrano di non conoscere la psicologia umana. Credono di essere più gradite
al sesso maschile e non sanno che l'effetto è contrario.
La donna è attratta dalla capigliatura e dall'abito
maschile; taglia perciò la chioma, che è ornamento del suo volto, ed indossa
calzoni e giubbetto.
L'uomo invece, che è attratto dalla chioma della donna e
dalla sua gonnella, non vedendo ciò, suole provare un senso di repulsione
davanti ad una signorina in abito maschile. Sarebbe lo stesso che una donna vedesse
un giovanotto in veste femminile; ne proverebbe istintivamente antipatia.
Ma chi può scandagliare la vanità della donna? Qualunque
stranezza potrebbe in lei divenire un ideale.
- Signora, diceva una buona mamma ad un'altra mamma,
abbia cura della sua figliola! Non vede che sta male? È troppo gialla; sarà
ammalata di fegato!
- Ma che ammalata! È la moda! Mia figlia si è truccata a
giallo!... -
In Via Maqueda a Palermo attendevo lo scatto del semaforo
verde; vicino a me, fra gli altri, attendeva anche una donna. I miei occhi si
posarono casualmente sui piedi di lei. Mi disgustai a vedere anelli d'oro alle
dita dei piedi.
Ma che criterio! ... Tormentarsi i piedi con i gioielli,
pur di appagare la vanità! E la sigaretta in bocca alla signorina? ... È una vera
stonatura; ma, essendo di moda, deve fumare, non tenendo conto delle
conseguenze economiche per spese non indifferenti, delle conseguenze fisiche
per il pericolo del cancro e per l'aumento del suo nervosismo e delle
conseguenze morali, perché la nicotina, di sua natura veleno, presa in forte
dose, può divenire incentivo alle passioni.
LEZIONE
Conversavo con un cinese, che da qualche tempo studiava
in Italia. Fra le tante domande gli rivolsi anche questa: - Che impressione ha
lei trovandosi in Europa e particolarmente in Italia? - Brutta impressione a
vedere le donne mal vestite. Mia madre è buddista.
Ma vedesse com'è modesta nel vestire! - Io riflettevo: le
donne pagane danno lezione a quelle cattoliche.
La vita vana, capricciosa, irriflessiva e libertina tende
all'immoralità.
La moda proclive alla nudità, la poca o niuna energia dei
genitori nell'impedirla, la frequente promiscuità dei due sessi, tutto
contribuisce alla corruzione.
Trascurando la modestia, il pudore, la riflessione, cosa
resta nei cuori giovanili? La voglia di procurarsi qualunque piacere, lecito ed
illecito.
Di tanti disastri morali d'ordinario sono responsabili il
padre e la madre. Questo, dice Dio al genitore: « Fa' stretta guardia alla
figlia che tende all'immoralità, affinché non ti faccia divenire oggetto di
scherno presso i tuoi nemici, la favola della città ed il ludibrio del popolo
(Eccl., XLII - 11).
EPISODI
Si riportano degli episodi illustrativi, per dimostrare
com'è infelice la famiglia senza timore di Dio e com'è bello il nido domestico
illuminato dalla luce divina.
Una signora dopo la morte del marito viveva con due
figli; uno le si mostrava affettuoso e l'altro era il suo chiodo.
Essa soffriva, ma cercava d'imporsi per domare il
carattere aspro del figlio. Un giorno si venne alle corte; i ferri erano caldi
e si giunse agli estremi. Il giovanotto si avventò con il coltello addosso alla
madre e l'uccise.
L'altro figlio perdette il controllo di se; vista la
genitrice in quello stato, si avventò contro il fratello e l'ammazzò.
In un periodo estivo mi trovavo a Gambarie, sulle
montagne di Aspromonte, in Calabria; svolgevo un po' d'apostolato in quel
centro turistico.
Una domenica, finita la Messa , mentre facevo ritorno a casa, mi accorsi
che un uomo trentenne mi guardava con interesse e che poi s'accingeva a
seguirmi. Compresi che avrebbe voluto parlarmi e rallentai il passo.
- Reverendo, mi disse, mamma ce n'è una sola!
- Certo la mamma è una.
- L'amavo tanto! ... Mio fratello l'uccise alla mia
presenza ed io uccisi lui! ... Da poco sono uscito dalla galera; però non posso
rimanere in questi luoghi, ove tutto mi ricorda la mamma ed il mio delitto.
Sono perseguitato dal dolore e dal rimorso ... Vorrei andare all'estero per
dimenticare. Ma come dimenticare la mia tragedia? ... Povera mamma! ... Mamma
ce n'è una sola!... -
Cercai di confortarlo e poi l'invitai ad un pranzetto.
Mi commovevo a guardare quell'uomo! ... Famiglia
distrutta, rimorso, infelicità!
Venne a trovarmi un giovane, dal volto tutt'altro che
sereno.
- Non mi conosce?
- A dire il vero, non mi ricordo di te. - Un tempo godevo
della vostra amicizia; ero ragazzo. Ora, trovandomi in momenti critici, ricorro
a lei. Sono disperato! ... Se non riuscirò nel mio intento, mi toglierò la
vita.
- Sta' calmo! Cosa ti è capitato? - Sono innamorato di
una donna. - Ed allora sposala.
- C'è una difficoltà: è la moglie del mio datore di
lavoro.
- Ma sei pazzo! ... Perché metterti nei pasticci
dell'anima e del corpo? ... E se il marito si accorgesse di qualche cosa? - Già
sa tutto.
- Ma metti giudizio! Se farai questo passo, calpesterai
la legge di Dio; sarai infelice in vita e poi andrai all'inferno.
- Sono risoluto: o sposare quella donna o uccidermi! Se
andrò all'inferno, non me ne importa! -
Per quanto gli abbia detto, non riuscii a calmarlo e lo
vidi partire da me in uno stato da fare pena.
Misero colui che vive nelle tenebre del vizio!
Neanche a farlo apposta, trascorsa quasi un'ora, si
presentò a me un altro giovane, dall'aspetto gioviale. Sentî il bisogno di
esclamare: Che differenza tra te e l'altro giovane! - e gli narrai l'accaduto.
- Dunque, cosa desideri?
- Ho finito il lavoro d'ufficio e vengo a chiederle la Benedizione. Fra
mezz'ora vorrei trovarmi in Chiesa per la Messa e la Comunione.
- Le tue cose come vanno?
- Bene! Lavoro, guadagno abbastanza, ho buona salute, ho
la coscienza tranquilla e sono contento.
- Notizie dalla tua fidanzata?
- È buona, ma l'ho esortata a comunicarsi più spesso.
- E tuo fratello?
- Ha vinto il concorso a Roma e l'attendiamo in famiglia.
- Tuo fratello mi ha fatto una bella impressione! E penso
che sia un giovane vicino a Dio.
- Più di me! Ogni giorno si comunica. - E tua sorella si
è fidanzata?
- Ancora no; ma non tarderà.
- Che brava sorella hai! - Parrebbe quasi impossibile che
in tempi così tristi si possano trovare ragazze così serene, pie, modeste e
laboriose! Quando viene a trovarmi per qualche consiglio, mi sembra di trattare
con una Suora. E dire che lavora in ufficio, tra tanti pericoli morali. L'altro
giorno vennero a visitarmi tuo papà e tua mamma. Che genitori ideali! ... Li
guardavo e mi sembrava di trovarmi davanti a mio padre ed a mia madre.
Ringrazia Dio che ti ha fatto nascere in questa famiglia!
- E sì! Hanno saputo educarci con bontà e fortezza. A
casa mia c'è lavoro, provvidenza, ubbidienza e preghiera. Mio padre e mia madre
sono buoni, ma vogliono essere ubbiditi. Le dico anche questo, che quando in
famiglia recitiamo il Rosario, ogni sera diciamo una preghiera per lei. -
Beate famiglie cristiane, illuminate dal Sole Divino!
LUCE SUI DIVERTIMENTI
FAME DELL'ORO
Chi non ha assistito, almeno al televisore, a qualche
partita di calcio? Niente di male in ciò. In questo giuoco è riprovevole
l'esagerazione.
Nelle famiglie, negli uffici, sui treni suole essere
l'argomento del giorno la partita da poco svoltasi o la prossima da svolgersi.
Pare che il mondo sia impazzito dietro al pallone. Quante spese e sacrifici! A
quanti guai potrebbe andarsi incontro assistendo a partite nazionali o
internazionali!
Nel maggio 1964
a Lima si attendeva l'incontro per la « finalissima »
partita di calcio « Perù - Argentina ». Quasi quarantacinque mila erano gli
spettatori.
Nell'ultimo tempo della partita avvenne che l'arbitro
annullò un auto-gol. Cominciarono i fischi. Cinque minuti dopo ci fu un altro
inconveniente: il pubblico giudicò discutibile un ordine dell'arbitro.
Uno spettatore scavalcò le transenne, entrò nel campo e
si diresse verso l'arbitro, che prese la fuga. Subito dopo altri venti, cento
... invasero il campo, mentre la folla si metteva in agitazione.
I poliziotti, per arginare la furia della massa,
lanciarono bombe lacrimogene. L'effetto fu disastroso. La folla si riversò sui
cancelli d'uscita, ch'erano chiusi, e nel trambusto ci furono ottocento feriti
e circa cinquecento morti ... martiri del pallone.
Sono disgrazie; sono casi eccezionali; ma qua e là
qualche grave inconveniente si verifica sovente.
Chi muove i calciatori ed i loro dirigenti? Chi interessa
così fortemente gli spettatori? ... Il « dio oro ».
Il calciatore è pagato profumatamente; inoltre ad ogni
gol corrisponde talvolta un milione e più di premio. Gl'impresari incassano
decine e centinaia di milioni. I tifosi del Totocalcio, quando la sorte è
propizia, d'un colpo possono divenire grossi milionari.
Non è il pallone come tale che attira, bensì è la fame
dell'oro!
E le rappresentazioni? ... Gli impresari delle pellicole
vanno in caccia delle dive del cinema » per mettere su dei lavori, spesso
scandalosi, per assicurarsi così incassi sbalorditivi. Talune artiste per una
sola serata di rappresentazione pretendono due o tre milioni.
È sempre l'avidità che domina. Quanta ricchezza ammassano
taluni e non sanno dire mai basta!
- Beati i ricchi! - dice il mondo. Possono godersi la
vita, nuotando nel mare dei piaceri! -
Così parlano quelli che sono nel buio spirituale; dànno
alla ricchezza il valore che non merita, non riflettendo alle parole di Gesù
Cristo: Guai a voi, ricchi! (S. Luca VI - 24).
I ricchi infatti sono degni di compassione, perché sono
assillati da maggiori preoccupazioni e facilmente si dispongono al fuoco
eterno, essendo d'ordinario troppo attaccati ai piaceri della vita, non
pensando ai beni celesti, vivendo nell'oziosità sprecando il denaro, poco
curandosi dei bisogni altrui e preparandosi una morte amara, al pensiero di
dover lasciare tutto.
PAROLA DI DIO
Illumini la mente degli avidi la parola di Dio!
« L'uomo passa come ombra ... Ammassa tesori e non sa per
chi li abbia messi da parte ... I ricchi lasceranno agli estranei i loro beni
... Non temere quando l'uomo diventa ricco; quando morrà non porterà nulla con
sé e non andrà dietro a lui la sua gloria ... In eterno non vedrà più luce »
(Salmi, XXXVIII - XLVIII).
« A nulla gioveranno le ricchezze nel giorno dell'ira
(Giudizio Divino) ... Chi confida nelle sue ricchezze, cadrà ... È meglio avere
poca roba col timore del Signore, che immensi tesori che non sazia!..., artista
venuta dall'estero. Penso che sia qui.
- Non è qui e non saprei indicarle dove possa
rintracciarla. Artisti ed artiste dimorano nei vari alberghi del centro. Qui
vengono solo per la scuola, per le prove e per l'esecuzione.
- Ed allora, dato che sono qui, mi sia permesso visitare
il campo sperimentale della cinematografia. -
Un signore mi accompagnò.
Qua e là erano sparsi cartoni, tavole, listelle, piccole
costruzioni in mattonelle ed ammassi di materiale già sfruttato.
- Questo è il salone delle grandi scene. Tempo addietro
qui fu costruita una nave di dimensioni naturali. Qui dentro si sono girati dei
film-colosso, tra cui « Cleopatra ». -
Quanti riflettori e quanta attrezzatura sparsa in quel
salone!
Pensai: la gente è ansiosa di vedere films. Non si sa più
vivere senza questo divertimento. Ma in realtà, cosa sono queste
rappresentazioni tanto idolatrate?
Spesso non sono che illusioni, effetto d'ingrandimento e
di altri ritrovati dell'arte; non si tratta di altro che di un teatro preparato
con cura.
E perché le sale del cinema sogliono essere affollate?
Per lo più non è l'onesto svago che attira, né il desiderio di apprendere buone
cognizioni; ma è la « dea Venere », la disonestà, è il fango che attrae. Più
immorali sono i films, più ne è assicurato l'esito, poiché più aumenta il
numero degli spettatori.
Quanto fango morale si getta sulle anime, talvolta
innocenti, con certe rappresentazioni!
E non è solo il cinema il semenzaio della disonestà;
purtroppo è anche il televisore in casa.
C'è da rimanere sconcertati a vedere certe trasmissioni!
Il buon senso si ribella davanti alle scene immorali.
Non basta dire: Il progresso ormai porta a questo! ...
Gli scrupoli di un tempo ormai si disprezzano! La morale cristiana è
immutabile, per tutti i secoli e per tutti i popoli. Ciò che oggi si chiama
progresso sul campo morale, è accentuato regresso.
Sono gravemente responsabili davanti a Dio:
Gli artisti e le artiste che si prestano alle sconcezze;
Chi trasmette;
Chi sta al televisore;
Chi invita altri ad assistervi;
Chi, avendo il diritto ed il dovere di impedire ciò, si
astiene dal farlo.
La modestia e la purezza perdono sempre più terreno, a
causa del televisore in famiglia.
È dunque un male tenere in casa il televisore? ...
VIGILANZA
Non è molto, trascorsi un giorno sull'Alta Sila, chiamata
la « Svizzera d'Italia ».
A più di mille metri d'altezza, nell'esteso altopiano,
diversi laghi abbastanza grandi rendono la zona incantevole; i monti sono
rivestiti di alti pini e faggi; vi sono sparsi all'interno dei villaggetti
alpini, a costruzione svizzera; parecchi centri turistici, ben attrezzati, sono
di richiamo a molti; in alto si erge la rinomata Diga del lago di Ampollino,
ove ha origine l'Acquedotto della Sila. Tutto è verde lassù e le vacche vi
pascolano a tutt'agio.
Osservando, attrasse la mia attenzione una pianticella,
detta « cicuta gigante ». È questa un potente veleno. Vedevo la pianticella
sparsa sui campi ed anche come siepe dello stradale.
- Pensai: un'erba così velenosa e così abbondantemente
disseminata, non avvelena le vacche e non costituisce un pericolo per chi beve
il loro latte?
Eppure questo non avviene! Le vacche, seguendo il loro
istinto, fra le cento qualità di erbe campestri avvertono all'odore la presenza
del veleno; tutto mangiano, tranne che la cicuta.
Sullo schermo del televisore c'è il pascolo della mente e
del cuore. Sapendo che una data trasmissione è cattiva o pericolosa, perché
prendere quella stazione? ... Accorgendosi che qualche scena non è castigata,
perché non cambiare subito la stazione? . Le bestie, avvertendo la presenza del
veleno, si privano di quel dato boccone di verde, mentre le creature
ragionevoli (che non sempre sono ragionevoli!) non sanno privarsi di quelle
scene invereconde, che sono vero veleno morale, anzi ne vanno alla caccia;
bevono il veleno dell'impurità, senza curarsi della loro morte eterna, la quale
morte è il castigo delle anime impure.
PAROLA DI DIO
Dovendo noi vivere di ciò che procede dalla bocca di Dio,
ascoltiamo la parola di Dio ed istruiamoci!
« La premura d'istruirsi è amore di Dio. L'amore di Dio è
osservanza delle sue leggi; è la purezza perfetta. La purezza avvicina a Dio »
(Sapienza, VI - 19).
« Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio! » (S.
Matteo, V 8).
« Chi pratica persone immorali, diventerà malvagio, sarà
preda della putredine e dei vermi, sarà mostrato come esempio famoso e la sua
anima sarà tolta dal numero dei figli di Dio » (Eccl. XIX - 3).
« L'impurità non regni nel vostro corpo mortale, da farvi
trascinare dai suoi cattivi istinti! Non date le vostre membra al peccato come
strumenti d'iniquità » (Romani, VI - 12 ... ).
« Camminate secondo lo spirito e non soddisferete i desideri
del corpo. Infatti il corpo ha desideri contrari allo spirito e lo spirito
desideri contrari al corpo, essendo queste cose opposte tra loro, in modo che
non possiate fare tutto ciò che vorreste ... Si conoscono facilmente le opere
del corpo, che sono: la fornicazione, l'impurità, l'impudicizia, la lussuria
... Chi fa tali cose, non conseguirà il regno di Dio ... Quelli che sono di
Cristo, hanno crocifisso la loro carne con i vizi e le concupiscenze (Galati, V
- 16).
UCCIDE IL FIGLIO
L'abitazione era circondata da un orticello. Al tempo dei
frutti si verificavano degli inconvenienti, perché qualcuno rubacchiava.
La padrona, gelosa del suo orto, non ne poteva più. -
Guai a chi entrerà nella mia proprietà per rubare! Sono disposta a commettere
qualche delitto!
Una sera il figlio, ancor ragazzo, chiese alla madre di
uscire per un affaretto.
- Non tardare a far ritorno!
- Potrò stare fuori qualche mezz'oretta. -
Chi sa per quale motivo, da lì a poco il figlio
ritornava; per accorciare il tragitto o per velleità infantile, non entrò per
il cancello, bensì scavalcò il muro di cinta.
La madre, avvertito il rumore, si affacciò. Il buio della
sera non le permetteva di scorgere bene. Pensò: - Sarà qualche ladruncolo;
difatti non è entrato per il cancello.
Prese il fucile e sparò sul malcapitato.
- Pare che sia caduto! ... Vediamo chi è!
Quando riconobbe il figlio, colpito a pieno,
boccheggiante ... non credeva ai suoi occhi. Cominciò a delirare e stava per
impazzire. Il figlio morì.
L'indomani la donna, risaputosi il fatto, fu arrestata.
Vari giornali ne fecero il commento: « Una madre
assassina del figlio ».
GENITORI ASSASSINI DEI FIGLI
Togliere la vita ad un uomo è delitto; toglierla al
proprio figlio è delitto esacrando.
La vita dell'anima è superiore a quella del corpo.
Rovinare un'anima è più che commettere un omicidio.
Quanti genitori sono assassini dei figli, perché sono
causa della loro rovina morale, dando troppa libertà di godere! Se la giustizia
umana è forte punitrice del delitto corporale, quale rigore non userà la Giustizia Divina
verso i genitori assassini morali dei figli?
Padri e madri sono custodi dei figli, prima della loro
anima e poi del loro corpo. Siano perciò vigilanti affinché i loro figli non
siano travolti dalla corrente dei piaceri di questo mondo, tenendo presente che
la prima cosa da custodire nei figli è il timore di Dio e la virtù della
purezza.
LUCE SU CERTI FATTI
UN CATACLISMA
Certi avvenimenti più che alla luce naturale, dovrebbero
essere guardati alla luce della fede.
La mia dimora è Messina, città bella per la sua posizione
lungo lo Stretto e per le sue costruzioni tutte a nuovo.
Stralcio qualche brano di un articolo della « Scintilla
», periodico messinese, pubblicato in questi mesi.
Per la festa dell'Immacolata del 1908, in un giornaletto
umoristico di Messina apparve una poesia, in cui si metteva in caricatura la
purezza verginale della Madonna.
Per il Natale dello stesso anno « Il Telefono », giornale
irreligioso, pubblicò una poesia satirica contro Gesù Bambino.
Nel pomeriggio della domenica, 27 dicembre, apparvero
attaccate ai muri della città strisce di carta con parole: « Gesù Cristo non è
mai esistito ».
Nella serata del medesimo giorno in un teatro della
città, in quello della « Munizione », si fece una rappresentazione sacrilega,
nella quale si voleva dimostrare che Gesù Cristo non è mai esistito; la
commedia finì con la parodia di un terremoto.
Sempre nella stessa serata il Circolo Massonico «
Giordano Bruno » si radunò e decretò la distruzione della Religione a Messina.
La malvagità umana, per opera della massoneria locale, si
schierò apertamente contro Dio.
Ma « con Dio non si scherza! », così poi commentò il
fatto il giornale di Londra, il « Times ».
Dopo poche ore di tutto ciò, alle 5,20 del 28 dicembre,
un susseguirsi di forti terremoti ridusse la città in un mucchio di macerie. In
pochi istanti Messina divenne un cimitero.
Fu distrutta anche la tipografia nella quale si
pubblicava « Il Telefono », ma rimase intatta la macchina, in cui era ancora la
composizione del giornale contenente la poesia sarcastica contro Gesù Bambino:
« Tu che sai, che non sei ignoto - Manda a tutti un terremoto! ».
L'Onorevole Micheli ed il Senatore Mariotti, penetrati in
quella tipografia per dare aiuto ai superstiti, fecero tirare migliaia di copie
di quella poesia per spedirne ovunque.
Il cataclisma di Messina fu un fatto naturale, ma, date
le circostanze, si può affermare che sia stata la risposta di un Dio sdegnato
all'uomo insipiente.
Lo stesso Arcivescovo, Mons. D'Arrigo, spedì una circolare
ai Parroci, dicendo: - Vi esorto a spiegare al popolo che il terremoto di
Messina è stato giusto castigo di Dio. -
Le centomila vittime del terremoto del 1908 apportarono
luce spirituale a tanti ciechi morali, i quali ritornarono a Dio.
UNA FRANA
Dio si sarà fatto sentire a Messina con un cataclisma,
perché sfidato dall'uomo. Ma come spiegare altri disastri, ad esempio, quello
del Vajont?
Il 10 ottobre del 1963, a notte inoltrata, mentre gli abitanti di
Longarone e dei comuni viciniori erano a letto o stavano per andarvi, si udì un
boato pauroso e ne segui un fortissimo uragano.
L'acqua trattenuta dalla Diga del Vajont, a causa di una
frana di una montagna, uscì dalla Diga e si precipitò nell'ampia vallata. Fu
tale la massa d'acqua ed il conseguente spostamento d'aria, che in circa
quattro minuti sparì la cittadina di Longarone. Si ebbero quasi tremila morti.
Cosa pensare di tutto ciò? All'occhio puramente umano fu
disastro come tanti altri. Ma guardiamo il fatto sotto altra luce.
Nel Vangelo di San Luca, al Capo XIII, si legge:
« Vennero da Gesù alcuni a raccontargli di quei Galilei,
il sangue dei quali Pilato aveva mischiato a quello dei loro sacrifici.
« E Gesù rispose loro: Credete che quei Galilei fossero
più peccatori degli altri Galilei, perché hanno sofferto queste cose? No, vi
dico; ma se non farete penitenza, perirete allo stesso modo anche voi. E quei
diciotto, sui quali cadde la torre di Siloe e li uccise, credete forse che
fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se
non farete penitenza, perirete tutti allo stesso modo ».
Gesù con la sapientissima risposta intendeva correggere
un errore popolare, cioè il credere che le vittime dei disastri siano le
persone più cattive.
Erano forse cattivi i bambini di Longarone e tanta buona
gente che fu travolta dall'acqua e dal fango? E non sarebbero, sempre
umanamente parlando, più meritevoli di distruzione certe zone di Parigi, ove la
disonestà è così sfacciata?
Le parole di Gesù hanno questo significato:
Le vittime di Pilato e quelle del crollo della torre di
Siloe perdettero la vita del corpo. Ma i peccatori, se non fanno penitenza,
perderanno l'anima e subiranno la morte eterna nell'inferno.
Tuttavia certi disastri potrebbero essere lezioni divine.
Per noi la morte è la più grande sciagura, mentre per il Creatore, che attende
tutti nell'eternità, è un semplice passaggio necessario.
La scomparsa repentina di Longarone potrebbe insegnare:
Cosa siete voi, o uomini, sulla terra?..: Perché vi
affannate troppo quaggiù, quasi non doveste mai lasciare il mondo? ... Perché
attaccarvi tanto ai beni della vita presente?... Non riflettete che tutti siete
sotto la mano di Dio e che in un attimo potrebbero svanire tutti i vostri
sogni? ...
Perché non pensate di più all'eternità, per la quale
siete stati creati? ...
I retti di cuore, dopo qualche disastro collettivo, si
nutrono di tali pensieri, perché illuminati dalla luce celeste; ma gli
immorali, i superbi e vanitosi, gli avari... privi di luce divina, dopo un
cataclisma o una sciagura collettiva concludono: Dato che tutto può finire da
un momento all'altro, godiamo più che sia possibile, raccogliendo ogni fiore di
piacere!
LUCE SULLE ANIME
FILI D'ORO E CORDE
Nella Storia della Serva di Dio Maria Dolores si legge:
Il buon Gesù si degnò dirmi: Quante anime ingrate
vogliono andare all'inferno, proprio loro! Per avere pietà e salvarle occorrono
molti atti di rinuncia da parte delle anime buone.
Vedi le mie Piaghe? Non cessano un solo istante
d'irrorare la terra del mio prezioso Sangue. Ma quante sono le anime che ne
approfittano? Vuoi sapere la causa? Guarda! -
Ho visto tante anime, come bambine, uscite dal Battesimo
candide come la neve. Man mano che crescevano, spontaneamente gettavano via le
belle vesti bianche.
Un Angelo con un calice d'oro avvicinava una ad una
queste anime, affinché bevessero; però non tutte appressavano le labbra per
bere. Quelle che bevevano subito venivano illuminate da un sole tanto
risplendente che illuminava tutta la loro persona.
Un altro Angelo diceva forte: Conservate candida la stola
della vostra innocenza, del Santo Battesimo; osservate la santa legge di Dio;
custodite l'onestà, la mansuetudine e la pazienza; amatevi, non rubate, non
fate alcun male al prossimo; usate misericordia!
Quando l'Angelo parlava, portava una croce con dei fili
d'oro; le persone che ascoltavano l'Angelo, venivano legate alla croce con quei
fili d'oro e si abbracciavano ad essa croce con slancio, quantunque scorresse
del sangue dai loro corpi. Si vedevano tanto contente.
Quelle che non si legavano con i fili d'oro si cingevano
da loro stesse con delle grosse funi e, quando la fune si aggirava intorno ai
loro corpi, gridavano disperatamente e si trovavano sull'orlo dell'inferno.
Tantissime anime imploravano: Gesù, pietà di costoro per
le tue Sante Piaghe! Salvale! -
Gesù, sempre misericordioso, le salvava in punto di
morte.
La voce di molti Angeli si udiva dire: Chi non beve al
calice del Sangue di Gesù e non si lega con tutte le potenze dell'anima alla
croce di Gesù con i fili d'oro, che sono le sue Piaghe, non si salva! -
DUE SCHIERE
In questa visione appaiono due schiere: quella dei buoni,
attaccati alla croce con i fili d'oro, e quelli dei cattivi, circondati da
funi.
I primi osservano la legge di Dio, anche con sacrificio,
e sono contenti; i secondi appagano le passioni e poi giungono alla
disperazione.
Coloro che bevono al calice del Sangue dell'Agnello
Divino, credono in Gesù Cristo, praticando la sua dottrina e partecipando ai
suoi Sacramenti e vengono illuminati da un sole risplendente. Gli altri invece
restano al buio, dati ai piaceri della vita, rasentando così l'orlo
dell'inferno; solo il dolore e la riflessione possono cominciare a portare loro
un po' di luce, che, coadiuvata dalla Grazia Divina, potrebbe divenire sole risplendente.
DOLORE E RIFLESSIONE
Visitare i carcerati è un'opera di misericordia. Poiché
come Sacerdote mi è facilmente permesso di entrare nelle prigioni quando il
tempo me lo permette faccio di tali visite.
Le carceri sogliono essere per uomini; ma ci sono anche
quelle per donne.
Più volte a Roma sono stato a Rebibbia. E’ questa una
zona al di là della Stazione Tiburtina. Una lunghissima cinta rettangolare
chiude due carceri, il maschile ed il femminile.
Il direttore mi dà ampia libertà. Le Suore del Buon
Pastore, addette alle detenute, mi accompagnano nei vari ambienti. Accenno a
qualche visita.
Era sul mezzogiorno; le carcerate erano sparse nei due
cortili, nei corridoi e nelle celle.
Un buon numero di signorine mi si avvicinò spontaneamente
e con rispetto.
- State allegre! Risollevate il vostro spirito! Cantate e
così non vi accasciate nella sventura!
- Sì, sì; vogliamo cantare!
- No! - disse il gendarme; è proibito cantare!
- Oh, povere signorine! ... Allora cantate in sordina ...
in modo che nessuno vi oda ... Se voi foste uomini, vi avrei portato da fumare;
nelle carceri distribuisco sigarette..
- Anche noi fumiamo! - ed alzarono la mano con la
sigaretta accesa, che sino allora per rispetto avevano tenuta dietro la
schiena.
- Un'altra volta vi porterò le sigarette.
Altre schiere di signorine stavano distanti da me. Che
visi smorti, malgrado la truccatura! Che corpi scheletriti! Che sguardo velato!
... Avevano in fronte il marchio della disonestà.
Infelici giovani! Vi siete circondate di grosse funi, vi
siete date alla vita libera ed avete perduto l'onore, la salute, la libertà, la
gioia della vita ... e forse perderete anche l'anima!
Una giovane, ben messa ed in abito elegante, passeggiava
da sola, pensierosa, e piangeva; nel frattempo fumava.
- Signorina, coraggio! Da molto è qui?
Questa notte i poliziotti mi ci hanno portata. -
Una donna mi s'inginocchiò dinnanzi e stava a braccia
aperte: Padre, mi benedica! - Sembrava la Maddalena pentita. La Superiora mi disse
sottovoce: Questa è la donna più terribile del carcere! ... Vede quest'altra
donna, che ci segue con interesse? ... Ha ucciso un uomo! ... Vede quell'altra?
... Non fa altro che uscire dal carcere e rientrarvi. -
Quando uscivo dalla cinta carceraría, pensavo:
È così bello, è così dolce il vivere vicino a Gesù! ...
Eppure c'è chi vuole crearsi l'infelicità in questa e nell'altra vita!
Il dolore, unito alla riflessione, è il finestrino
attraverso il quale Gesù fa penetrare la sua luce. Gesù lavora nel cuore delle
carcerate.
Mi diceva la
Superiora del Buon Pastore: Faccio circolare tra le detenute
dei buoni libri e rivolgo loro delle buone parole. Tante si riabilitano. Ogni
giorno quasi un quarto di queste carcerate viene spontaneamente a Messa e si
comunica quotidianamente. Mi scriveva da casa una madre di famiglia, dopo
scontata la pena: Il carcere mi ha fatto mettere giudizio; ne sono uscita
trasformata; sento di essere più buona di prima! -
Quanto è utile pregare espressamente per coloro che
stanno nelle carceri; uomini e donne! La preghiera apporta loro la luce divina.
SOFFERENZA SALVATRICE
Il dolore non solo giova a chi lo ha, ma può giovare
anche alla persona che è causa dello stesso dolore.
Mi confidava una signora:
La mia vita ha avuto sedici anni di martirio. Mio marito
si attaccò ad una donna e fu irremovibile nel suo proposito; ad essa rivolgeva
l'affetto e destinava il patrimonio familiare.
Offrivo a Gesù il mio dolore, chiedendo misericordia per
lo sposo infedele e per la misera amante. Più crudo e duraturo fu il mio dolore
e più abbondante ne fu il frutto. Gesù utilizzò tutto a bene delle due anime
traviate; infatti mio marito un anno prima di morire si converti e fini la vita
nel bacio del Signore; là peccatrice si rimise pure ed al presente è data tutta
a Dio con la Comunione
giornaliera.
IL MOMENTO DELLA LUCE
Un figlio o una figlia sono sulla cattiva strada,
specialmente per il fattore moralità.
La madre, anima pia, non riesce a far rinsavire tali
figli. Soffre e prega. La sua amarezza è grande. Pare che Dio l'abbia
abbandonata e non ascolti le sue preghiere.
Ma giunge l'ora della Provvidenza. La Divina Misericordia
tiene conto di tutto e tutto accoglie; utilizzando il lungo dolore materno e le
suppliche, darà facilmente la luce ai figli peccatori, se non altro all'ultima
ora di vita, e li libererà dall'Inferno.
Santa Monica molte lacrime versò per il figlio traviato;
per molti anni ne attese la conversione. Nell'ora della Provvidenza venne la
luce straordinaria, tanto che il figlio di Santa Monica divenne Sacerdote e
Vescovo, fondò un Ordine Religioso e dopo la morte fu dichiarato Santo e
Dottore di Santa Chiesa. Sant'Agostino fu frutto delle preghiere e delle
lacrime di sua madre.
NEGLI ULTIMI ISTANTI
Una signora mi mise a conoscenza di un suo dolore: Ho un
fratello che convive con una donna lasciata dal marito; da anni non può né
confessarsi e né comunicarsi. La mia famiglia è religiosa e tutti stiamo in
pena per questo fratello. -
Le suggerii: Reciti ogni giorno cinque Pater, Ave e
Gloria in onore delle Sante Piaghe per la sua conversione. Ho fiducia che la
luce divina lo illumini almeno prima di morire. -
Trascorsi parecchi anni, un malore improvviso colpì il
peccatore. Proprio negli ultimi istanti di vita la Grazia di Dio trionfò in
quell'uomo, il quale, illuminato dal Sole Divino, vide la gravità del suo caso,
ebbe il tempo di rimettersi nell'amicizia del Signore e poi spirò. La sorella
fu madre spirituale del fratello convertito.
DELUCIDAZIONI
Essendo il dolore apportatore di vera luce anche a coloro
che ci danno motivo di soffrire, si danno delle delucidazioni.
Si è, per esempio, ricompensati con l'ingratitudine da
persone beneficate; si è trattati male da gente non timorata di Dio; si
subiscono ingiustizie; si è umiliati senza motivo da certi caratteri superbi ed
iracondi.
In simili casi si sappia approfittare. Si dica perciò:
Signore, ti offro il mio dolore a bene di chi me l'ha procurato!
Quest'offerta, frutto di vera carità, ripara in qualche
modo il male di chi ha mancato verso di noi e prepara grazie.
Un'infermiera aveva portato un po' di cibo ad un
ammalato; fra l'altro c'era un uovo. L'ammalato, indispettito, mentre
l'infermiera si allontanava, scaraventò l'uovo sulle sue spalle, imbrattandole
l'abito.
La giovane fu umiliata, ma non reagì, anzi avrà offerto a
Gesù quell'umiliazione a bene dell'infermo. Quell'atto d'umiltà e di
mansuetudine riparò l'atto di orgoglio e di collera dell'ammalato.
Poco dopo l'infermiera ritornò con una tazza di brodo.
Come se niente fosse stato, disse all'uomo: Poiché non ha preso l'uovo, è bene
che prenda questo brodo. Lei è debole ed ha bisogno di nutrizione. -
L'infermo, colpito da tanta bontà, si commosse, chiese
scusa dall'atto ineducato e tornò a buoni sentimenti.
Quell'infermiera da poco è stata elevata agli onori degli
Altari; è Santa Bertilla. Beati coloro che sanno offrire le loro sofferenze a
vantaggio di chi le procura!
Le stelle si vedono quando c'è buio; la luce divina si
vede quando c'è il dolore. Il dolore prepara a Gesù la via nei cuori; è mezzo
provvidenziale di purificazione; è fonte di meriti a chi lo sa abbracciane e
può salvare le anime. Per questo la sofferenza, fisica, morale, spirituale, è
data da Dio a tutti, malgrado il ricalcitrare dell'umana natura corrotta.
Se il dolore non si guarda alla luce celeste, se ne perde
il merito.
Una malattia strappa alla vita gaudente ed inchioda ad un
letto. Nella solitudine e nella privazione degli spassi l'anima può meglio
riflettere sulla vanità della vita e può determinarsi ad una vita più seria e
più religiosa.
Una persona; data alla vita spirituale ed all'apostolato,
è colpita da un malanno; si riduce all'inazione e diviene di peso a sé ed ai
familiari. Non deve scoraggiarsi, né considerare il suo stato come un abbandono
di Dio. Piuttosto miri tutto alla luce di Gesù, il quale con quello stato di
sofferenza intende purificarla, arricchirla di tesori e darle modo di salvare i
peccatori.
L'INSONNIA
L'insonnia, che è frequente e quasi naturale ad una certa
età, suole essere di gran peso agl'infermi. È una sofferenza, sulla quale Gesù
fece una lezione a Santa Geltrude. Potrebbe giovare il conoscerla.
Nella vita della Santa (Libro III Capitolo 52) è detto:
Geltrude aveva trascorso una notte quasi interamente
insonne, rimanendone stanca e svigorita. Come di sua abitudine, offrì a Gesù la
sua pena in eterna lode, per la salvezza misericordiosa del mondo intero.
Il Signore, compatendo con bontà alla sua sofferenza, le
insegnò d'invocarlo, in simili casi, con questa preghiera:
« O Gesù, per la tranquillissima dolcezza con la quale hai
riposato da tutta l'eternità nel seno del Padre, per il tuo gradito soggiorno
di nove mesi nel seno della Vergine, per le gioie che hai gustate nel cuore di
anime particolarmente amate, ti prego, o Dio misericordioso, di degnarti, non
per la mia soddisfazione, ma per la tua eterna gloria, di accordarmi un po' di
riposo, affinché le mie membra affaticate possano rinvigorirsi ».
Geltrude, mentre pronunziava questa preghiera, vedeva le
parole trasformarsi in gradini per aiutarla ad elevarsi sino a Dio.
Il Signore le mostrò allora, preparato alla sua destra,
un magnifico seggio, dicendole: Vieni, o mia diletta, reclinati sul mio Cuore e
vedi se l'amor mio, sempre vigilante, ti permetta di gustare un poco di riposo.
-
Quando ella si fu alquanto ristorata sul Cuore del
Signore, raccogliendone i palpiti dolcissimi, disse: O amor mio, che
significano questi tuoi palpiti? -
Gesù rispose: Significano che quando una persona si trova
sfinita e priva di forze per l'insonnia, può rivolgermi tale preghiera per
rinvigorirsi e cantare le mie lodi. Se poi non l'esaudisco ed essa sopporta la
sua debolezza con umile pazienza, allora la preghiera sarà accolta dalla mia
Divina Bontà con gioia tutta speciale. Un amico non è forse riconoscente se
vede l'amico suo più intimo levarsi subito al suo richiamo, quantunque sia
assonnato ed imporsi quel sacrificio per avere la consolazione d'intrattenersi
con lui? Tale atto di cortese compiacenza gli è più gradito che se un altro
amico, il quale passa solitamente le notti insonni, si levasse volentieri, ma
più per abitudine che per amore. Così colui che mi offre pazientemente la sua
infermità, quantunque la malattia e le veglie abbiano esaurite le sue forze, mi
è assai più caro di colui che, avendo buona salute, passa l'intera notte in orazione,
senza risentire disagio.
ETA’ AVANZATA
Finché si è giovani o nella piena virilità, la vita
sembra bella. Ma quando ci s'inoltra negli anni e si giunge al cinquantesimo,
al sessantesimo..., allora comincia a sentirsi la pesantezza della vita, perché
il corpo va indebolendosi ed i vari organi funzionano poco bene.
In questo stato di cose ci vuole un po' di fede per non
abbattersi moralmente e per approfittare del tempo propizio.
Si suggerisce:
1) Essere grati a Dio degli anni di vita ricevuti, perché
dalla maggioranza si muore prima dei sessant'anni.
2) Offrire gli acciacchi dell'età in riparazione dei
peccati della vita trascorsa.
3) Considerare i disturbi fisici come Purgatorio in
terra. Meglio soffrire qui con merito, anziché in Purgatorio.
4) Attendere di più e meglio alla vita spirituale,
essendoci d'ordinario più tempo disponibile per pregare e leggere libri buoni.
5) Disporsi con serenità al gran passo per l'eternità e
stare sempre preparati, perché ad una data età il cuore può fare qualche sorpresa.
Il giungere ad un'età avanzata deve considerarsi come un
atto dì misericordia del Signore.
Papa Giovanni XXIII nei suoi discorsi talvolta diceva: «
Sono nell'alto vespero della mia vita ». Egli era sugli ottant'anni ed
attendeva senza turbamento il tramonto. Alla sua morte fu un'apoteosi, un
grande faro di luce, logica conseguenza di una vita trascorsa alla luce
celeste.
TENTAZIONI
Quanti nelle tentazioni si accasciano inutilmente per
mancanza di luce!
Ci sono anime belle, amanti di Gesù, disposte a morire
pur di non cadere in peccato. Costoro per lo più sono fortemente tentate contro
la purezza. Sostengono lotte continue, sino a dover dire con San Paolo: Chi mi
libererà da questo corpo di morte? (Rom. 7-24). Non sanno spiegarsi il perché
di tante lotte e si affliggono, lamentandosi con Gesù.
Ecco la luce: Le anime in grazia di Dio, disposte sempre
al bene, sono bersaglio particolare di Satana. Dio permette questo:
1) Affinché stiano umili nel divino servizio.
2) Perché dimostrino meglio il loro amore a Gesù,
sostenendo il martirio dei sensi.
3) Perché arricchiscano di luminose perle la corona della
gloria celeste.
4) Affinché riparino le cadute morali di certe anime
deboli nella purezza ed ottengano loro, con le vittorie riportate, la grazia di
rialzarsi dalla colpa.
Le anime più sante sono spesso le più tentate.
PROVVIDENZA DELLE COSE STORTE
Si era chiuso un corso di Esercizi Spirituali. Gli
esercitandi, secondo i propri bisogni, avevano prese delle risoluzioni di vita
migliore; chi aveva scritto tre o quattro proponimenti e chi più ancora.
Uno dei partecipanti disse in conversazione: Io ho fatto
un solo proponimento, che ne abbraccia parecchi; essendo uno, non è stato
necessario scriverlo.
- Se è lecito, si può conoscere?
- Ecco! Riflettere su questa frase:. « La Provvidenza delle cose
storte ». Nella vita si hanno dei contrattempi, o in casa, o nel posto di
lavoro o nel disbrigo degli affari. I contrattempi, o cose storte, devono
guardarsi alla luce della fede, per vedere quali possono essere i fini di Dio
nel permetterli:
Forse Gesù vuol mettere alla prova la nostra fiducia in
Lui, o provare la nostra pazienza, o farci acquistare dei meriti perdonando e
sopportando le persone moleste.
Illuminata da questa luce soprannaturale, l'anima non si
abbatte nelle contrarietà, anzi facilmente ne esce con buon esito.
In certi contrasti, o urti, o incomprensioni si tenga
presente anche questo detto luminoso: « Vince chi perde! ».
Il cedere, il piegarsi, il perdonare, il sapersi adattare
alle circostanze, purché non ci sia l'offesa di Dio, è una vittoria morale,
quantunque all'occhio profano possa sembrare una perdita.
SORGENTE DI LUCE
Sul massiccio dell'Etna, in Sicilia, sorgono due fiumi:
il Simeto e 1'Alcantara. Le acque di quest'ultimo sono state in parte incanalate
ed attraverso un grande tubo scendono a picco in vallata. Qui c'è la Centrale Elettrica.
La furia e l'abbondanza dell'acqua mettono in movimento
il così detto rotore e le dinamo e così si sviluppa l'energia elettrica.
È interessante osservare i complicati macchinari ed
apparecchi, che regolano il quantitativo della produzione e del consumo
dell'energia. Guai se tutto non procedesse in regola! Un'incuria potrebbe far
saltare in aria la Centrale.
Da questa vallata, quasi solitaria, da questa Centrale
riceve l'energia elettrica gran parte della Sicilia. Quanto sfarzo di luce
nelle città e nelle borgate! La notte somiglia al giorno.
Se si distruggessero tutte le Centrali Elettriche del
mondo, le notti sulla terra sarebbero vere notti, buio fitto.
Le Centrali, fonti di luce spirituale, sono i
Tabernacoli.
Gesù Sacramentato, Splendore, del Paradiso, Sole delle
anime, Centro di ogni energia, dà la luce celeste a coloro che si appressano a
Lui, che lo ricevono nel cuore, che ascoltano la sua voce.
Più un'anima è eucaristica, più luce riceve; più un'anima
pratica la purezza e più è investita dalla luce divina.
Il mondo è nelle tenebre perché poco o niente si accosta
a Gesù Sacramentato e perché non tiene in conto la virtù della purezza.
PERLE LUMINOSE TUTTO SPARITO
Il 10 gennaio dell'anno 1965, giungevo alla stazione di
San Remo (Imperia) per incontrarmi con la signorina Maddalena Carini. Là grande
miracolata di Lourdes aveva delle confidenze da farmi. Chi è la Carini ?
Nel 1917 nasceva a Bereguardo (Pavia). La sua vita è
stata un intreccio spettacolare di sofferenze fisiche. Nell'infanzia soffriva
di angina tonsillare. All'età di 10 anni le fu riscontrato il terribile morbo
di Pott, localizzato alle vertebre del dorso e le fu applicato un corsetto
gessato. A 16 anni entrò nel Sanatorio per tubercolosi pleuro-polmonare. Due
anni dopo fu operata di appendicite e peritonite.
Per questi malanni si accentuarono in Maddalena
l'astenia, l'anemia e il deperimento organico.
In seguito si manifestarono intense crisi di mal di
cuore; si verificarono inoltre disturbi intestinali con frequenti vomiti.
All'età di 30 anni, quantunque abbastanza slanciata di
corporatura, pesava 32
chilogrammi . I mali si moltiplicarono con il
sopraggiungere della carie ossea e della peritonite tubercolare.
Era ormai in gravi condizioni. Desiderava andare a
Lourdes, ma i medici curanti glielo proibivano, temendo prossima la morte.
Tuttavia il 9 agosto 1948 partiva da Milano febbricitante col pellegrinaggio
dello U.N.I.T.A.L.S.I.
Mi diceva la
Carini :
Il 14 agosto, pregavo nella grotta di Lourdes.
All'improvviso la statua della Madonna si animò e la Vergine mi guardava
amorosamente. Vicino a Lei apparve Gesù, Bambino sui cinque anni ed anche San
Giuseppe. Sapendo che il Santo Patriarca è il Patrono della buona morte,
dissi a me stessa: Questa volta morrò; San Giuseppe viene
ad avvisarmi. Invece l'indomani, festa dell'Assunta, durante la Benedizione dei
malati, averti un senso di calore e di formicolio al petto; mi sentì guarita. I
medici verificarono il prodigio. Il Cardinale Montini, oggi Paolo VI, nominò
una Commissione Canonica per lo esame ed il giudizio sul carattere miracoloso
della guarigione.Tutto fu positivo. Domandai a Maddalena:
Sono spariti tutti quei gravi disturbi di un tempo? È
rimasta forse qualche traccia?
Mi rispose: Tutto sparito; non c'è traccia alcuna. Per
dimostrare la mia riconoscenza alla Vergine, andai a Lourdes per mettermi a
servizio dei malati dei pellegrinaggi. Ma poi la Madonna volle che mi
interessassi dei malati spirituali, cioè dei peccatori. A tale scopo, sotto la
direzione del Vescovo di Pavia, si è costituita la «Famiglia dell'Ave Maria »,
che ha per iscopo la ricerca delle anime più bisognose. -
Chi vede Maddalena Carini resta meravigliato, mirandola
piena di vita, ben colorita, paffuta e sorridente.
I ripetuti miracoli di Lourdes sono luce celeste.
I due episodi, che sto per narrare, sono presi da
interviste personali e da articoli di giornali.
Del primo episodio s'interessò « La Sicilia » con una serie di
articoli dal 21 febbraio al 1 marzo del 1964.
Del secondo s'interessò la « Gazzetta del Sud » dal
giorno 7 all'8 marzo 1963.
SONO FELICE! ...
Ero sceso alla stazione di Catania; una macchina
attendeva il mio arrivo.
- Reverendo, abbia la bontà di venire con me a visitare
un'inferma, che ha espresso il desiderio di parlarle. Un quarto d'ora di
macchina e saremo a Tremestieri Etneo. -
Eccomi in una modesta abitazione; nella seconda camera
vidi una giovane donna a letto; presente la sua mamma, presi posto presso il
capezzale.
L'inferma aveva gli occhi sfavillanti di gioia. La miravo
ed in cuor mio ringraziavo Dio di avermi dato il dono di quella visita.
La sofferente era la rinomata signorina Giuseppina
Marchese, la così detta « miracolata ».
Costei tredici anni prima, trovandosi sul tram, per un
lampo prodotto dall'improvviso scatto dell'automatico elettrico, mentre i
viaggiatori si affollavano per discendere, fu spinta con forza e battè la testa
sul marciapiede.
Fu dichiarata in imminente pericolo di vita, poiché aveva
la scatola cranica fracassata. Non mori, ma rimase cieca, sorda e paralizzata
in tutto il corpo. Trascorse sei anni a letto nell'assoluta immobilità,
sostenuta da una fede viva. Soffriva e pregava per i peccatori.
Sembrava in un dato momento essere giunta in fine di
vita. Una notte, stando sveglia, udì una dolce voce:
Giuseppina, ogni giorno prega il Crocifisso; recita tre
volte il Padre Nostro e tre volte 1'Ave Maria. -
L'indomani mattina, era il 28 maggio 1956, presentendo la
morte vicina, disse alla mamma: Preparami la veste bianca, il velo e tutto
l'occorrente. Voglio confessarmi e comunicarmi, perché devo intraprendere un
lungo viaggio. -
Difatti le furono somministrati i Sacramenti.
Verso le ore sedici di quel giorno, mentre la moribonda
era circondata dai familiari e da persone amiche, una sfolgorante luce azzurra
pervase la stanza. Il fenomeno luminoso durò circa dodici minuti.
Mi diceva la mamma di Giuseppina: L'altra mia figlia, la
sposata, fu presa da tale spavento che cadde svenuta presso questo letto. -
Giuseppina mi narrò:
Mentre gli altri vedevano la luce, io godevo della prima
apparizione. Una maestosa Signora, dal manto azzurro, si avvicinò al mio letto
e mi disse: Io sono la Madonna
delle Lacrime di Siracusa. La voce che hai udita questa notte, era la mia. Ho
chiesto al mio Figliuolo, Gesù Crocifisso, che tu hai pregato, di ridonarti la
salute. La grazia ti è concessa in parte: resterai paralizzata, però ti è
ridata la vista, l'udito e l'attività delle braccia. Vieni a Siracusa per
ringraziarmi. -
Quasi un centinaio di macchine, con illustri personalità
di Catania e diversi dottori, accompagnò la Marchese a Siracusa.
Davanti al Quadro prodigioso, che lacrimò per quattro
giorni nel 1953, presente gran folla, Giuseppina parlò al microfono, narrando la
sua storia e lodando la
Vergine.
Le apparizioni della Madonna. Ln seguito si ripeterono.
Durante il colloquio le dissi: Offra le sue sofferenze
per le anime e preghi anche per me.
- Sì, prego per le anime e sono contenta di soffrire per
loro.
- Che sofferenze ha?
- Oltre al resto ... quasi ogni due ore, di giorno e di
notte, devono togliermi il pus proveniente dal cervello; esso scende per le
narici e va alla bocca. Però godo quando soffro. Vengono a trovarmi degli
ammalati ed allora dico, a Gesù: Togli ad essi il male e dàllo a me! -
Mi commentava la mamma: Sono costretta a richiamarla e
dirle Non ti bastano le sofferenze che hai addosso? - E Giuseppina a
rispondere: Poveretti, soffrono tanto e mi fanno penà . È meglio che soffra io.
-
Quante guarigioni, già pubblicate dai giornali, sono
state attribuite a questo eroismo di carità! Lo stesso Sindaco diceva: Sono
vivo per le preghiere di Giuseppina! -
Così si spiegano i numerosi pellegrinaggi dai centri
della provincia e della Sicilia. Tra i visitatori benemeriti e frequenti è da
annoverare lo stesso Arcivescovo.
Mentre mi licenziavo, la fissai e la vidi sorridente;
sembrava che non soffrisse. In un'estasi di gioia la udii esclamare: Sono
felice! ... Oh, com'è grande la mia gioia! ... Che pace ho nel cuore!... -
Dopo quattordici anni di grandi sofferenze, il 21
febbraio 1964 Giuseppina Marchese, moriva.
È preziosa al cospetto del Signore la morte dei suoi
Santi!
Il letto, ove giaceva il cadavere, divenne un ammasso di
fiori; portato via il feretro, non rimase alcun fiore; tutti furono presi come
sacro ricordo.
La bara fu portata a spalla dalle donne. Per nove giorni
il feretro fu esposto nella Cappella del Cimitero, ancora meta di pellegrini
portanti fiori ed oranti. Attraverso uno spioncino, protetto da un vetro,
poteva essere visto il volto di Giuseppina, che appariva normale, come non
fosse morta.
Si pensava da non pochi che la miracolata non fosse
realmente morta, poiché si verificò un fenomeno curioso: gli occhi leggermente
si aprirono. I dottori dissero che presumibilmente ciò era dovuto alle
alterazioni dei tessuti sottocutanei.
Il Consiglio Comunale fece erigere a spese del Municipio
una bella tomba e fece anche costruire una Cappella, dedicata alla Madonna
delle Lacrime, in prossimità all'abitazione di Giuseppina.
Avvenuto il glorioso trapasso, fui sollecitato ad andare
a trovare la mamma della defunta. L'invito era in questi termini:
Mia figlia prima di morire mi disse: Sto per partire per
l'eternità. Quando non ci sarò più, comunicherai a quel Reverendo quanto ora ti
dico. -
Fu mio dovere andare. Quanta luce celeste emanata da
questo episodio!
ALZATI E CAMMINA!
Il treno bianco era arrivato a Lourdes; ne discesero i
pellegrini.
La signorina Maria Straguzzi, proveniente da Santa Lucia
del Mela (Messina), essendo impotente a muoversi, fu presa di peso ed adagiata
sulla carrozzella. I barellieri la conoscevano perché più volte l'avevano vista
arrivare. Destava meraviglia il vedere la giovane in quello stato
compassionevole; eppure Maria mostrava a tutti il sorriso.
A diciannove anni aveva avuto un disturbo al ginocchio
sinistro; malgrado le cure, il male ingigantiva e si attaccò alla colonna
vertebrale. Fu curata in paese, poi nel Policlinico di Roma ed in seguito a
Bologna. Gli specialisti dicevano: È impossibile la guarigione! -
La gamba rattrappita era sei centimetri più corta della
destra ed era stecchita come un pezzo di legno. Le spalle si erano incurvate ed
il capo stava sempre piegato sul lato sinistro. Ogni movimento le produceva
dolore. Abitualmente in casa stava sopra un seggiolone. Era un affare il
metterla a letto, per cui si preferiva farle passare la notte seduta, poggiato
il capo su qualche guanciale. Era costretta all'immobilità e per voltare il
capo aveva bisogno dell'aiuto altrui.
Quasi sette anni passarono così. Tutti in paese la
conoscevano, perché talvolta era portata in carrozzella per le vie. I medici
del luogo seguivano lo sviluppo della malattia. I Sacerdoti e lo stesso Vescovo
le impartivano la
Benedizione.
Per la terza volta, dunque, l'inferma andò a Lourdes e
per la terza volta non ottenne alcun miglioramento.
Nei primi di marzo 1963 i giornali pubblicarono: Maria
Straguzzi di Santa Lucia del Mela è guarita improvvisamente. - Furono
pubblicate le diagnosi dei vari specialisti e diverse foto della giovane.
Dopo un paio di mesi io ebbi la visita di una Suora,
certa Suor Virginia, la quale era accompagnata da una signorina.
- Sono la
Superiora della Comunità Religiosa di Santa Lucia del Mela;
costei è Maria Straguzzi, la miracolata.
- Ringrazio della visita! ... Ed ora, Maria, come stai?
- Bene! Mi sento una ragazza di quindici anni. Cammino,
faccio salti, posso correre ... Ringrazio la Madonna !
- Raccontami la storia della tua guarigione.
- Il 6 marzo, giovedì grasso, pregai Suor Virginia di
tenermi nel suo Istituto per i giorni del carnevale. Mi accettò e mi assegnò
una cameretta. La sera mi misero a letto con la borsa calda, perché c'era
troppo freddo, essendo caduta molta neve. Mentre dormivo, mi svegliai di
soprassalto e vidi vicino a me una Signora, vestita di
bianco, con un nastro azzurro ai fianchi. Credendo di
sognare, mi stropicciai più volte gli occhi; ero proprio sveglia. La cameretta
veniva illuminata dalla stessa Signora. Così mi parlò:
Figlia mia, hai sofferto molto; ora ti voglio consolare.
Alzati e cammina! Sei guarita. - Poi poggiò le mani sul mio petto ed avvertii
un grande calore. Le risposi: Non posso alzarmi, perché il medico me l'ha
proibito. E poi, per alzarmi ci vuole l'ubbidienza della Superiora! La Signora mi guardò cori
amore, mi benedisse e poi lentamente si allontanò finché sparì. Ritornò il buio
nella stanza.
Non so come, istintivamente voltai da sola la testa e mi
addormentai. La mattina raccontai tutto alla Superiora, pregandola di darmi il
permesso di alzarmi; le dissi pure che avevo il corpo come in un bagno e che
era bagnato anche il materasso. -
Qui continuò la narrazione la Superiora :
Le proibii di alzarsi, se prima non fosse venuto il
medico. - Resta a letto, le dissi,
perché oggi c'è tanto freddo. Se sei bagnata, lo si deve
alla borsa d'acqua calda, che forse avrà qualche forellino. - Verificai la
borsa e la trovai intatta, del tutto piena d'acqua. -
A questo punto espressi un mio pensiero: Potrà darsi che la Madonna abbia voluto far
vedere la relazione esistente tra l'acqua della grotta di Lourdes, ove Maria si
tuffò più volte e il miracolo della guarigione. Ora prego continuare la
narrazione.
- Telefonai al dottore, che subito venne.
- Per piacere, dottore, disse Maria, mi faccia alzare!
Sento che sto bene!
- Abbi pazienza! Prima proverò a metterti l'apparecchio
ortopedico. - Intanto Maria udiva questa voce: Non occorre alcun apparecchio.
Ti ho detto: Alzati e cammina,- perché sei guarita! -
Vista l'insistenza, proseguì la Superiora , assente il
dottore, l'aiutai a scendere dal letto e la sostenni al braccio; le diedi una
canna per appoggio e mandai una Suora a prendere un altro bastoncino.
- Permetta, Superiora, che continui a narrare Maria!
- Allora udii la solita voce: Getta questa canna! Cammina
che sei guarita! - La gettai, mi rizzai sulla persona, cominciai a camminare e
subito a correre. Correvo per le scale e per i corridoi, scesi in cortile,
gridavo,... mi sembrava di sognare! Le ragazze dell'Istituto e le Suore mi
guardavano a bocca aperta! ... Ed ora sono qui, in ottima salute, come se mai
fossi stata ammalata.
- Avvenuto il miracolo, certamente la notizia si sarà
sparsa subito!
- Io, da Superiora, telefonai al dottore. Quel giorno il
nostro Istituto divenne un luogo pubblico: parenti, paesani, medici,
giornalisti, fotografi, poliziotti, Ecclesiastici ... Se ne interessò anche
l'Agenzia Radiofonica.
- Ora dimmi, Maria: La Madonna ti è apparsa altre volte?
- In tutto sei volte.
- Quando ti appare, cosa le dici?
del miracolo, soggiungendomi: All'anno preciso, il 6
marzo, la Madonna
mi è apparsa un'altra volta. -
Quanto ho fedelmente esposto proietta la luce divina sul
mondo incredulo.
HO TANTA GIOIA!
Quando le circostanze mi mettono a contatto con certe
anime, da cui ho tanto da apprendere per me e per gli altri, ringrazio la Divina Bontà.
Davanti al mio ufficio sostò una macchina, da cui scese
un signore, il quale con delicatezza aiutò a scendere una signorina. Erano
padre e figlia.
Mi colpì la delicatezza dello sguardo della giovane; le
si vedeva in fronte la bellezza dell'anima. Un tale a vederla esclamò: Quanta
pace spira quel volto!
- Babbo, attendi qui; desidero parlare al Reverendo da
sola. -
Mentre entrava nell'ufficio, l'osservavo. Camminava da
sola, ma appoggiata a due bastoni; nell'incedere, leggermente si contorceva.
Soffrivo a guardarla.
- Signorina, che scopo ha la sua visita?
- Ho letto alcuni suoi scritti ed ho pregato il babbo di
accompagnarmi da lei. - Che male ha?
- Da ragazzina ho avuto una strana malattia alle ossa. Ho
gli apparecchi alle gambe ed anche al busto. Dopo tanti anni gli apparecchi mi
hanno prodotto delle piaghe. Ho bisogno dell'altrui aiuto in casa e fuori.
Prima di chiederle altro, mi dica: Le persone a vedermi dicono: Povera
signorina! Fa pena!... - Invece a me fanno pena loro, perché non hanno la
felicità che ho io! ... Forse Gesù si dispiace che sento pena degli altri?
- Ma no! Stia tranquilla.
- Reverendo, ho tanta gioia, ho tanta felicità che non
posso esprimerla a parole! ... Quante carezze mi fa Gesù! ... Sapesse com'è
buono con me! ... Io soffro allegramente per le anime. Ardo della sete del
martirio. Che felicità! -
La guardavo sbalordito! ... Una giovane a venticinque
anni, ridotta in tale stato, felice come poche creature di questo mondo! ...
- Signorina, ringrazi Gesù che la tiene stretta alla
Croce e le dà la forza! Ora mi ascolti! Conosce Maria Straguzzi, la miracolata?
- È amica mia. Più volte siamo state assieme a Lourdes.
- La
Madonna le ha fatto il miracolo della guarigione. Preghiamo
assieme affinché faccia il miracolo anche a lei! -
La signorina divenne seria in volto ed in tono accorato
mi rispose:
- No, Padre! Non dica questo! Io non voglio guarire.
Voglio soffrire! Se guarirò, perderò la mia felicità!
Non volli insistere. Mi parlò di tante cose, mi fece
delle confidenze e promise di ritornare a visitarmi.
Mentre si avviava alla macchina, il suo babbo mi disse:
Che figlia d'oro ho! ... Avrebbe bisogno di conforto essa, eppure in casa dà
conforto a me. Quando mi vede afflitto o preoccupato, mi conforta subito:
Babbo, sta' contento! Non ti preoccupare di nulla! Pensa che c'è Gesù!... -
Dicendo ciò, quell'uomo era commosso. Le anime di cui ora
ho parlato, sono perle luminose che Gesù semina nel mondo affinché diano luce.
Sono conforto ai sofferenti, sprone ai pigri e sono rimprovero a coloro che hanno
la smania dei piaceri.
Soltanto la
Fede può apportare luce, forza e felicità!
Per richiedere i libretti scrivere a:
OPERA CARITATIVA SALESIANA “DON GIUSEPPE TOMASELLI”
Viale Regina Margherita 27 - 98121 MESSINA - offerta libera - CCP. n. 12047981